ICLAS, eccellenza in Liguria per il trattamento endovascolare del piede diabetico

ICLAS, eccellenza in Liguria per il trattamento endovascolare del piede diabetico
Secondo i dati del Servizio epidemiologico della Regione, nel 2015 erano 92 mila i malati di diabete in Liguria. E la complicanza più temibile della malattia diabetica è quella comunemente definita piede diabetico. Il diabete, infatti, può causare la stenosi (restringimento) o occlusione delle arterie degli arti inferiori riducendo in modo critico l'apporto di sangue e ossigeno. Se non si dovesse intervenire la conseguenza è il continuo peggioramento del quadro clinico che può arrivare fino all'amputazione dell'arto malato.
 
"Il termine piede diabeticospiega il dottor Paolo Pantaleo, cardiologo specialista in Interventistica Cardiovascolare di ICLAS - indica la patologia, che ha e può assumere aspetti diversi, a carico del piede nei pazienti affetti da diabete mellito e riconosce quali fattori d’origine la polineuropatia periferica (la sofferenza delle fibre nervose), l’arteriopatia periferica (malattia delle arterie) e le infezioni. Fattori che possono agire singolarmente oppure coesistere”.
 
Il piede diabetico è divenuta la complicanza tardiva del diabete mellito a maggior rilevanza dal punto di vista sociale ed economico con l’aumento della sopravvivenza dei pazienti diabetici e l’incremento dell’età media generale: richiede lunghi periodi di cura e ricoveri in ospedale spesso ripetuti e, non di rado, coincide con l’impossibilità di salvare l’arto.
 
“Il nostro primo obiettivo – spiega il dottor Paolo Pantaleo -  è ripristinare un adeguato flusso di sangue agli arti inferiori; quindi procedere al salvataggio dell’arto o, dove comunque imprescindibile, limitare al massimo le parti soggette a chirurgia, tenendo conto di come esista una correlazione diretta tra l’estensione della porzione amputata e la mortalità a medio termine. Ciò avviene tramite il lavoro di una équipe multidisciplinare composta da diabetologi, cardiologi, chirurghi vascolari, vulnologi, ortopedici, fisioterapisti”.
 
ICLAS da oltre 10 anni si occupa di rivascolarizzazione periferica percutanea e dal 2008 ha strutturato un percorso terapeutico specifico per i pazienti affetti da piede diabetico. Negli ultimi 6 anni – ricorrendo all’angioplastica prossimale e/o distale in anestesia locale - sono state eseguite oltre 1.000 procedure di rivascolarizzazione d’arto (esito positivo pari al 92%).
 
“I vasi trattati con questa metodica – commenta il Dottor Paolo Pantaleo - comprendono sia l’arteria iliaca, poco sopra l’inguine, sia l’arteria poplitea, poco sopra l’articolazione del ginocchio. L’angioplastica, vale a dire la riperfusione sanguigna con catetere e palloncino, può essere integrata dall’applicazione di stent - piccole protesi in lega metallica - rilasciati nel punto in cui l’arteria si era ristretta onde evitare la recidiva del problema. La procedura, non chirurgica, è ben tollerata: si attua pungendo un’arteria a livello del bacino o, in alcuni casi, del polso o del gomito; da lì si arriva, grazie a dispositivi miniaturizzati, fino alla stenosi da curare. La vera sfida è però rappresentata dalle lesioni sotto il ginocchio, principali responsabili della patologia da piede diabetico, considerate a maggior complessità interventistica: se particolarmente estese - a tal punto da coinvolgere tutti e tre i vasi sanguigni della gamba - richiedono tempi tecnici più lunghi e necessitano di approcci vascolari ed expertise dedicati”.
 
Prima dell’angioplastica occorrono indagini diagnostiche di supporto. Per ridurre la degenza ospedaliera, quando le condizioni lo permettono, il ricovero è programmato il giorno prima dell’arteriografia (lo studio dei vasi ammalati). I pazienti con problematiche renali lievi o moderate vengono sottoposti a idratazione e a protocolli utili ad evitare i possibili effetti avversi del mezzo di contrasto.

ICLAS è uno dei pochi Centri in Italia in cui l’arteriografia è effettuabile tramite una tecnica riservata a chi soffre di un’insufficienza renale piuttosto avanzata: invece d’iniettare il liquido di contrasto allo iodio (che si opacizza sotto i raggi X), si utilizza l'anidride carbonica. Una volta in circolo, l’anidride si lega al sangue ed è il ferro contenuto nei globuli rossi a comporre l’immagine digitale. L’anidride carbonica è poi espulsa dai polmoni attraverso la respirazione. 

 

condividi o salva l'articolo

Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

Prenotazioni e appuntamenti nel palmo della tua mano

La nuova app MyGVM ti permette di trovare il tuo medico preferito, prenotare visite, controllare l’esito degli esami direttamente dal tuo telefonino! Scaricala ora:
anni