Maria Cecilia Hospital / 01 luglio 2016

Curare la fibrillazione atriale con la crioablazione: Maria Cecilia Hospital, primo ospedale in Italia e in Europa

Curare la fibrillazione atriale con la crioablazione: Maria Cecilia Hospital, primo ospedale in Italia e in Europa
Sono oltre 300 gli interventi di crioablazione che Maria Cecilia Hospital esegue ogni anno per curare l’aritmia cardiaca più diffusa al mondo, la fibrillazione atriale. Con questi dati la struttura, si conferma tra i Centri in Italia e in Europa con il più ampio numero di casi sottoposti a terapia non farmacologica.
 
In Europa soffrono di fibrillazione atriale circa 10 milioni di persone: la previsione degli specialisti è di quasi 20 milioni di malati nel 2030 con costi di gestione sanitaria pari a 3.000 euro l’anno a paziente - spiega il Dottor Saverio Iacopino, Direttore dell’Unità di Aritmologia ed Elettrofisiologia - La Fibrillazione atriale è l’aritmia cardiaca più diffusa al mondo e porta un aumento del battito che diventa rapido ed irregolare. Può comparire improvvisamente anche in soggetti a cuore sano e impedisce un’efficace contrazione delle cavità atriali, ripercuotendosi sulla funzionalità dei ventricoli e sul flusso sanguigno”.
 
La crioablazione è la tecnica alternativa alla radiofrequenza e all’ablazione chirurgica - continua Iacopino - Oggi siamo in grado di garantire una migliore qualità di vita al paziente. Questa metodica consente infatti una minore incidenza di recidive, minori complicanze, riduce fortemente l’esposizione radiologica per tecnici e malati e richiede una sedazione molto meno profonda”.
 
La crioablazione è stata riscoperta dal 2012 - pur essendo una tecnica nota da circa 30 anni - grazie all’introduzione di appositi dispositivi medici a forma di palloncino (i cosiddetti “criopallone”), in grado di sfruttare l’energia fredda - la temperatura media varia dai -40 ai -45 gradi - per cicatrizzare, tramite ghiacciatura, il tessuto da cui origina il problema elettrico.
 
Nella crioabalazione l’energia fredda si somministra in modo più omogeneo rispetto alla Radiofrequenza. “Si introduce infatti il device a forma di palloncino, del diametro di 30 millimetri - spiega l’esperto - nell’atrio sinistro in corrispondenza dei vasi polmonari allo scopo di ottenere cicatrizzazioni uniformi, costanti, senza i possibili problemi correlati alla manualità della termoablazione. Il dispositivo contiene un piccolo catetere/sensore capace di riprodurre i segnali elettrici da eliminare; in questo modo si è in grado di capire dove, nel corso della procedura, il segnale cessa di propagarsi. Se il potenziale elettrico s’interrompe entro 1 minuto dall’inizio della procedura, maggiore è l’efficacia, a lungo termine, del trattamento”.
 
Nata come presidio per la fibrillazione atriale di tipo parossistico, cioè nei casi in cui disturbo del ritmo è inferiore ai 7 giorni, la crioablazione viene oggi sempre più utilizzata anche per la fibrillazione atriale di tipo persistente (disturbo del ritmo superiore ai 7 giorni).

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