Quando la mano si ammala: chirurgia innovativa per trattare le patologie dolorose e invalidanti

Quando la mano si ammala: chirurgia innovativa per trattare le patologie dolorose e invalidanti
Sindrome del tunnel carpale, dito a scatto, Sindrome di De Quervain, rizoartrosi e Malattia di Dupuytren. Sono le patologie più comuni e frequenti con le quali si misurano ogni giorno gli specialisti in Chirurgia della mano.
 
Il Dottor Enrico Machi, già dirigente medico del Centro regionale di Chirurgia della Mano “Renzo Montero” di Savona - oggi nell'équipe di Ortopedia di Iclas - Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità accreditato S.S.N. di Rapallo, ha al proprio attivo oltre 10mila interventi e vanta un’esperienza operatoria ampia, riconosciuta e ben consolidata anche nell'ospedale di GVM Care & Research.
 
"Sindrome del tunnel carpale, dito a scatto e Sindrome di De Quervain - spiega - rappresentano in assoluto le patologie della mano a maggior riscontro diagnostico. Rizoartrosi e Malattia di Dupuytren - seppur con incidenza affatto trascurabile nella popolazione, richiedono trattamenti un po’ più complessi”.
 
La Rizoartrosi (artrosi del pollice), è prevalente nelle donne dopo i 40 anni. È una forma di osteoartrosi degenerativa che colpisce ‘la base’ del pollice o, meglio, l’articolazione trapezio-metacarpale della mano. Con l’andare del tempo, la malattia provoca la lussazione del metacarpo - cioè la perdita dei normali rapporti anatomici tra i capi articolari - portando a diminuzione della funzionalità, ‘caduta’ di forza, limitazioni nelle cosiddette ‘prove di pinza’ (pollice-indice) e più in generale della mobilità di pollice e polso. All’origine della Rizoartrosi è stata individuata anche una predisposizione (familiarità) correlata alla displasia (alterazione) congenita del trapezio: anziché essere posizionato orizzontalmente è, al contrario, inclinato. Questa caratteristica dell’osso sembra ‘favorire’ l’insorgenza del problema. A differenza della Scuola interventistica d’oltralpe francese che predilige l’impiego delle protesi artificiali, qui a Iclas ci avvaliamo sia dell’artrodesi, vale a dire della tecnica di fusione delle ossa interessate dal processo d’usura (trapezio e matacarpo) ottenendo come risultato la stabilità articolare e una presa molto più potente; sia dell’asportazione del trapezio e dell’interposizione, nello spazio creatosi, di una porzione di tendine a guisa di protesi biologica”.
 
La Malattia di Dupuytren determina invece la ‘curvatura’, in via permanente, delle dita della mano - soprattutto la IV e la V e negli uomini dopo i 40 anni - e la formazione di ‘escrescenze’ (noduli sottocutanei seguiti poi da cordoni fibrosi palpabili), rigide al tatto e in numero variabile, sul palmo della stessa. Ha cause sconosciute ma vi è sempre una predisposizione familiare. La malattia comporta l’incapacità ad impugnare e trattenere oggetti d’uso comune impedendo altresì di mettersi al volante dell’auto. La terapia può essere somministrata con opzioni differenti: in maniera non invasiva ricorrendo ad iniezioni di collagenasi - lo Xiapex - adottando un sistema assolutamente innovativo, efficace e alternativo al bisturi. Il farmaco, infatti, permette lo scioglimento delle neoformazioni, benigne, ritraenti le dita. Oppure tramite cordotomie percutanee praticate a mezzo di appositi aghi introdotti dalla cute - senza alcuna incisione esterna - che agiscono (lacerandolo) sul cordone fibroso fino ad annullare l’inconveniente. O, ancora, chirurgica a tutti gli effetti, eliminando fisicamente il tessuto malato. La Dupuytren non di rado è associata ad altre patologie sistemiche quali diabete ed epilessia o all’alcolismo”.
 
“Spostando l’attenzione sulla Sindrome di De Quervain - aggiunge il Dottor Machi - va subito detto come si prefiguri quale infiammazione, piuttosto dolorosa, della guaina a rivestimento dei tendini adduttore lungo ed estensore breve del pollice. È una Sindrome la cui comparsa riduce e pregiudica i movimenti di rotazione, adduzione e mobilità del dito. Tipica del sesso femminile è correlata alle attività professionali ripetute negli anni: sarte, musicisti, addetti alle casse dei supermercati, uso del mouse e della tastiera del computer. Nella fase iniziale, lo specialista consiglia il trattamento conservativo: arto a riposo, impiego dei tutori, esercizi fisioterapici. Tuttavia i dati statistici a nostra disposizione ci dicono che nell’80% dei casi la soluzione definitiva è data soltanto dalla chirurgia”.
 
“Chi, poi, almeno una volta nella vita, non ha sentito parlare della Sindrome del tunnel carpale? Deriva dalla compressione del nervo mediano. Nervo che nel passaggio polso-mano ‘corre’, insieme ai 9 tendini di quest’ultima, all’interno di un canale il cui aumento in volume, indotto da fattori stressogeni (infiammazione dei tendini, ematomi, artrite reumatoide, insufficienza renale cronica, gravidanza, allattamento, modificazioni ormonali), ne scatena, complici le strutture in esso contenute, la compressione e la forte sofferenza. Dal formicolìo iniziale e dalla sensazione di bruciore si arriva all’intorpidimento, all’anestesia delle prime 3 dita e parte del quarto, alla ‘perdita’ della muscolatura del pollice. Alcuni studi confermano un aumento dell’incidenza della Sindrome, specie nel sesso femminile (3 volte superiore al sesso maschile). Nella stragrande maggioranza delle condizioni osservate, se un paziente soffre di tunnel carpale alla mano destra 7 volte su 10 ne soffrirà pure alla mano sinistra. La Sindrome, così come per altre malattie canalicolari, 3 volte su 10 può comparire e successivamente associarsi ad un’altra patologia: il dito a scatto. L’analisi dei fattori di rischio evidenzia una predisposizione individuale alla Sindrome in aggiunta ad altre componenti tra cui le attività lavorative pesanti e reiterate. La terapia in via definitiva è esclusivamente chirurgica e l’intervento si conclude in pochi minuti”.
 
Il dito a scatto (tenosinovite stenosante) è, infine, la diretta conseguenza dell’infiammazione cronica dei tendini flessori della mano. La causa principale della malattia è la distonia (discrepanza) tra le dimensioni dei tendini e la ‘puleggia’ che li mantiene a stretto contatto del piano sottostante. Sovente è anch’essa associata ad altre patologie della mano quali la De Quervain e il tunnel carpale. La diagnosi si avvale del test ecografico. Alla prima fase di applicazioni terapeutiche con laser e ultrasuoni, antinfiammatori nel punto dolente può seguire il trattamento chirurgico in anestesia locale: ma solo in situazioni particolarmente gravi e che non rispondono ai protocolli riabilitativi”.
 
“Un capitolo a sé costituiscono i tumori dell’osso e dei tendini, la maggior parte benigni. Un rimando va agli encondromi, tumori di tessuto cartilageno che si formano all’interno dell’osso traendo la propria origine dalle cellule condrali (cellule cartilaginee). È una neoplasia subdola. Si scopre o in modo occasionale, durante una semplice radiografia che mette in luce un buco; o dopo una frattura patologica: l’osso tende ad assotigliarsi e per spezzarlo è sufficiente un piccolo ‘colpo’ dall’esterno. Tra le patologie delle parti molli, interveniamo - quando la necessità è reale e il dolore è invalidante - sui gangli sinoviali, tendinei e articolari abbastanza frequenti nella reportistica ospedaliera. Mentre un’altra annotazione è per i tumori a cellule giganti dei tendini della mano. Sono tumori a media malignità che tendono a recidivare, a riformarsi e ad espandersi dal tendine flessore all’estensore. L’asportazione della massa neoplastica avviene con la chirurgia a cielo aperto”.
 
“L’ultimo cenno - conclude il Dottor Machi - è per la risoluzione delle lesioni traumatiche recenti (fratture e lesioni tendinee) e di patologie ‘difficili’ - trattate in pochissimi Centri in Italia - quali i postumi traumatici, il fallimento di precedenti interventi eseguiti altrove, le riparazioni con tecniche microchirurgiche, le patologie congenite, le protesi di polso o metacarpofalangee e interfalangee”. 

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