Salus Hospital / 13 giugno 2017

Traumi da sport: ginocchio, caviglia e muscoli delle gambe “riparati” grazie a trapianti e cellule staminali

Traumi da sport: ginocchio, caviglia e muscoli delle gambe “riparati” grazie a trapianti e cellule staminali
Ginocchio, caviglia, muscoli delle gambe rappresentano in chi fa agonismo ai massimi livelli e in chi pratica sport solo per passione, i “distretti” anatomici trattati più frequentemente sotto il profilo chirurgico, fisioterapico e riabilitativo. Mininvasività ed innovazione hanno modificato “il modus operandi” in ambito specialistico: ora si “riparano” grazie a trapianti e cellule staminali.
 
Il Dottor Rodolfo Rocchi, Responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di  Salus Hospital di Reggio Emilia, ospedale di Alta Specialità accreditato S.S.N., da oltre un decennio è l’ortopedico di riferimento dello staff medico della pallacanestro reggiana, formazione militante nella massima divisione (A1); il “coach clinico” di tanti virtuosi della palla a spicchi.
 
Le lesioni muscolari - spiega - venivano considerate un tabù; la loro guarigione si basava soprattutto sul ricorso alla fisioterapia e alle terapie riabilitative che costringevano l’atleta a lunghi periodi d’immobilizzazione. Le conoscenze e le competenze maturate negli anni consentono oggi di ‘aggredire’ - in approccio non invasivo - le lesioni già nelle prime ore dall’infortunio, associando i risultati d’indagini strumentali particolarmente puntuali ed efficaci, vedi la Risonanza Magnetica, a modelli interventistici di ultima generazione. Ad esempio con  l’iniezione - in anestesia locale o periferica - nell’area colpita dal trauma, dei fattori di crescita piastrinici (PRP) estratti dal sangue del paziente. Grazie all’utilizzo di piccoli aghi e sotto specifica guida ecografica - chiarisce ancora il Dottore - si favorisce un rapido ed ottimale recupero muscolare: senza incisioni e senza aggiungere ulteriore stress operatorio derivante dalla chirurgia classica”.

“Anche nelle lesioni tendinee (traumi da sovraccarico funzionale), prima di arrivare ad una rottura vera e propria è possibile sfruttare i benefici indotti dai fattori di crescita piastrinici. Metodica non ad esclusivo appannaggio degli sportivi di professione, bensì di tutti coloro che lamentano dolore e richiedono aiuto per accelerare il processo riparativo, un ripristino dei tessuti danneggiati poco cruento e ben tollerato”.

“A quanti mi chiedono in che modo risolvere una lesione legamentosa - tra le più temute quella del legamento crociato anteriore del ginocchio - rispondo come l’artroscopia ed i trapianti, procedure eseguite “a cielo chiuso” evitando il bisturi ed introducendo gli strumenti da piccoli accessi cutanei, abbiano da tempo rivoluzionato il mondo dell’ortopedia. L’impiego di tendini da donatore esterno, così da non impoverire l’articolazione dell’atleta o del paziente non sportivo, ha basi ormai ben consolidate. La banca del tessuto muscolo-scheletrico della Regione Emilia Romagna è assolutamente sicura e i tessuti innestati non trasmettono malattie o infezioni.

Nei casi di lesioni legamentose della caviglia - le famigerate “storte” - molto frequenti nel basket e nella pallavolo e che in talune condizioni raggiungono un indice di gravità preoccupante, specie se i due capi dell’articolazione perdono il loro rapporto naturale (lussazioni), la mininvasività è comunque una necessità: non tanto per la cicatrice prodotta quanto per la ripresa del gioco nel campione, il ritorno alla vita professionale per l’uomo comune. Qui possiamo applicare, sempre sotto guida ecografica e tramite la pelle, minuscoli chiodi sintetici in polilattato - il foro d’ingresso è di 1 mm - in grado di garantire un’iniziale ristabilizzazione dell’articolazione. Chiodini riassorbiti poi dall’organismo e ai quali vengono aggiunti - utili al processo di cicatrizzazione - sia i fattori di crescita piastrinici già ricordati, sia le cellule volgarmente dette ‘staminali’, ricavate dal grasso della persona e rilasciate nel punto desiderato. Cellule capaci di avviare la ‘rigenerazione’ della ‘ferita’. Il lavoro dell’ortopedico traumatologo, supportato da un’esperienza pluridecennale e dalla collaborazione di un’équipe capace ed appassionata, unito all’indispensabile tecnologia clinica affinché ogni singolo obiettivo muova al passo dei tempi, è dunque il frutto di un training professionale continuo”.

Arriveremo mai a protesi complete dedicate agli atleti in attività? “Innanzitutto - dice ironicamente il Dottor Rocchi - il rischio è di dover organizzare campionati infiniti con giocatori over 50. Battute a parte, le possibilità sportive nelle protesi complete di ginocchio, per scendere al concreto, è un argomento affascinante. Ne parlerò presto in un convegno, illustrando lo stato dell’arte del settore biomedicale in rapporto alle richieste dei pazienti desiderosi di mantenere certi stlli di vita non rinunciando all’attività fisica; meglio - a mio avviso - se moderata e rivolta alle discipline cosiddette ‘obbligatorie’: nuoto, bicicletta, camminate all’aperto. Alla protesica si richiedono performances sempre maggiori e capacità di movimento sempre più naturali e fisiologiche. Questo comporta e comporterà nuovi impulsi nella ricerca scientifica e nuove fasi di apprendimento per i medici”.

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