ricovero

*Dirigente Medico dell’Azienda USL di Bologna, svolge a Clinica Privata Villalba attività Libero Professionale in virtù di un accordo tra le aziende.

 

Il Dipartimento di Urologia si occupa del trattamento chirurgico delle patologie dell'apparato genitale maschile, dell'apparato urinario e dell'incontinenza sia maschile che femminile.
L'équipe è specializzata nell’impiego delle tecnologie più moderne per il trattamento di patologie specifiche, quali tumori dell’apparato urogenitale, ipertrofia prostatica benigna, calcolosi urinaria, incontinenza urinaria e patologia uretrale attraverso metodiche chirurgiche mininvasive laparoscopiche e con Laser. Vengono effettuati anche interventi di chirurgia urologica complessa a cielo aperto, chirurgia urologica endoscopica, chirurgia andrologica e transvaginale.

Clinica Privata Villalba ha ulteriormente implementato le sue strumentazione con la Colonna 3D per laparoscopia e i Laser al Tullio e Olmio per endoscopia urologica. Questi macchinari permettono di intervenire, in maniera efficace e tempestiva, in caso di calcolosi, ipertrofia prostatica benigna o in ambito oncologico. Il loro utilizzo  permette una serie di vantaggi per il paziente, come la riduzione dei rischi di complicanze intra e postoperatorie, la diminuzione dei tempi di degenza, la riduzione del dolore post operatorio e un migliore impatto estetico.

 

LE PATOLOGIE TRATTATE

CALCOLOSI

La calcolosi urinaria rappresenta una malattia metabolica dell'organismo, sostenuta da varie condizioni, che porta alla formazione del calcolo che può essere considerato il sintomo della malattia. Quasi circa 10% della popolazione italiana soffre di questa patologia. I calcoli si sviluppano a causa del superamento della concentrazione massima dei sali contenuti nelle urine, in modo tale che i sali stessi tendono ad aggregarsi in microcristalli, fino a compattarsi e formare il calcolo che con il passar del tempo può raggiungere dimensioni ragguardevoli con rischi infettivi e con potenziali danni irreparabili ai reni. Un tempo la presenza di un calcolo imponeva trattamenti chirurgici altamente invalidanti e sotto certi aspetti dannosi, oggi, solo il 5% dei casi (dunque casi estremamente selezionati) richiedono interventi chirurgici a cielo aperto.


Laser ad Olmio

Il trattamento della calcolosi è considerato un trattamento mininvasivo, grazie alla disponibilità di strumenti endoscopici con i quali è possibile raggiungere, per via transuretrale o percutanea, il calcolo e attraverso i quali si introducono fibre che convogliano direttamente sul calcolo onde d'urto che lo polverizzano. Il Laser ad Olmio rappresenta il gold standard nel trattamento di questa patologia, perché consente di trattare ogni tipo di calcolo, indipendentemente dalla composizione chimica, dal volume e dalla sua localizzazione.

Se il calcolo è situato in uretere, la tecnica prevede il passaggio per via retrograda, attraverso l'uretra, dell'ureteroscopio, ovvero un endoscopio che permette grazie ad un sistema ottico e una telecamera di visualizzare l'interno dell'uretere. Una volta raggiunto il calcolo, è possibile introdurre la sonda del laser ad olmio per la sua polverizzazione o frammentazione. Il meccanismo d'azione si basa nella produzione di onde d'urto con un effetto fototermico potente e circoscritto generato dal contatto della fibra sul calcolo, da cui ne consegue vaporizzazione in microframmenti successivamente evacuati con il liquido di lavaggio. Questa tecnica di polverizzazione, denominata "dusting", riduce in modo significativo la possibilità di produrre, durante la procedura, frammenti litisiaci multipli che comunque sarebbero di dimensioni tali da poter essere rimossi mediante pinza, sempre attraverso l'uretroscopio, o che possono essere eleminati spontaneamente in un secondo momento.

Trattandosi quindi di un intervento endoscopico, il decorso post-operatorio nella maggior parte dei casi è semplice e il dolore è minimo. In assenza di complicanze il paziente può essere dimesso il giorno seguente all'intervento e anche i tempi di convalescenza, dal momento che non ci sono ferite chirurgiche, sono piuttosto rapidi.

Clicca qui per guardare l’intervista al dott. Giuseppe Severini sui calcoli renali.



IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA

La prostata è una ghiandola posta al di sotto della vescica maschile, la cui funzione è quella di produrre il liquido prostatico, importante componente del liquido seminale che contribuisce a garantire vitalità e motilità agli spermatozoi. L'Ipertrofia (o iperplasia) Prostatica Benigna (IPB) è un ingrossamento benigno della prostata che si manifesta generalmente dopo i 50 anni. Nelle persone che soffrono di questo disturbo le dimensioni della prostata, con l'avanzare dell'età, possono arrivare a superare anche di due o tre volte le dimensioni normali. Le cause della malattia non sono note: è tuttavia probabile che siano numerosi i fattori coinvolti. Data la correlazione con l'avanzare dell'età sembra ragionevole ipotizzare che la variazione dell'assetto ormonale (andropausa) riveste un ruolo importante nel favorire i cambiamenti nella struttura della ghiandola che sono alla base del suo ingrossamento. L'aumento del volume della prostata tende a comprimere il tratto di uretra che passa attraverso la ghiandola, riducendone il calibro ostacolando quindi la libera fuoriuscita dell’urina.

Da un punto di vista sintomatologico, il paziente riferisce la presenza di un flusso urinario ridotto, spesso intermittente, e un aumento del numero delle minzioni, soprattutto di notte. Può inoltre essere presente uno stimolo urgente a urinare, difficoltà a iniziare la minzione, uno sgocciolamento e una sensazione di incompleto svuotamento della vescica dopo aver terminato la minzione. Il mancato trattamento può portare a episodi di ritenzione urinaria acuta (cioè non riuscire in alcun modo ad urinare) dovuta a una completa ostruzione dell’uretra da parte della prostata ipertrofica che impone il posizionamento di un catetere vescicale per permettere lo svuotamento della vescica.

Le terapie

Il trattamento dell’IPB si avvale di vari strumenti terapeutici, con lo scopo di migliorare la sintomatologia del paziente, la sua qualità di vita ed evitare le complicanze a lungo termine che vanno dalla ritenzione urinaria, alla calcolosi vescicale ed alla insufficienza renale cronica. Il primo approccio terapeutico è di solito di tipo farmacologico. La terapia farmacologica è una terapia a lungo termine che a seconda dei casi, può essere sufficiente a curare i sintomi del paziente, ma che comunque non cura la prostata, ovvero non riduce il volume prostatico ai valori di origine per cui molto spesso , per riottenere una buona funzione vescicale è necessario ricorrere alla chirurgia. Gli interventi indicati per l'ipertrofia prostatica benigna sono tradizionalmente due:

  • La TURP (resezione prostatica trans-uretrale): è un intervento endoscopico, ovvero non viene incisa la cute del paziente, ma viene resecata dall'interno la porzione centrale della prostata, che causa i sintomi urinari.
  • L'adenomectomia prostatica, un intervento "a cielo aperto": viene eseguito un taglio sulla cute del paziente per poter accedere alla prostata e rimuovere la parte ingrossata.

Ad oggi, la maggior parte dei trattamenti chirurgici avviene per via endoscopica, che può utilizzare sorgenti elettriche o sorgenti laser, ed in particolare il laser al Tullio. Il laser al Tullio è idoneo al trattamento dei tessuti molli, quale è la prostata, interagisce in modo efficace con l'acqua e per questo si adatta perfettamente alla chirurgia endoscopica. Il raggio laser viene fortemente assorbito da tutti i tessuti, evitando che si propaghi in zone che non devono essere interessate dal trattamento.

 
Prostatectomia Transuretrale mediante Laser al Tullio

Si tratta di una tecnica innovativa, un evoluzione della classica resezione prostatica (TURP). È un intervento endoscopico, ossia non è previsto un incisione esterna della cute, poiché lo strumento chirurgico (resettoscopio) è introdotto per via uretrale e  attraverso di esso  si inserisce la sonda laser. Il laser ha la doppia azione di enucleare la parte ipertrofica che cade in vescica e contemporaneamente coagulare la base della enucleazione. La parte asportata viene  poi aspirata mediante uno strumento detto morcellatore. Questa tecnica permette di effettuare l’esame istologico sulla parte di prostata asportata, aspetto molto importante per poter confermare la diagnosi di ipertrofia benigna ed escludere patologie neoplastiche.

La durata della procedura, eseguita in anestesia loco-regionale (spinale),varia dai 40 ai 120 minuti e dipende soprattutto dalla grandezza della prostata. Al termine dell'intervento viene applicato un catetere vescicale trans-uretrale, poi rimosso il giorno successivo.

Come la TURP, la tecnica laser, eliminando la porzione di ghiandola che occlude l’uretra, permette di ottenere un aumento della forza del getto urinario e riduzione del residuo post-minzionale, questo si traduce, per il paziente, in un netto miglioramento dei disturbi: il paziente urinerà meno frequentemente e il getto risulterà più potente, si riducono o si annullano le minzioni notturne, si riduce o si annulla il numero degli episodi di infezioni alle vie urinarie.

Mediante la tecnica laser si ottiene, rispetto la tecnica classica, un’importante riduzione del sanguinamento ed il tempo di cateterizzazione è più breve, quindi minori  giorni di degenza post-operatoria. Più in generale, la tecnica laser riduce i disturbi post operatori. Questa tecnica permette inoltre di trattare pazienti che soffrono di patologie della coagulazione e pazienti che, per motivi cardiovascolari, sono costretti a terapie anticoagulanti non sospendibili o modificabili.

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