Risonanza Magnetica Cardiaca

Indagine diagnostica di 2° livello eseguita con l’impiego di campi elettromagnetici e di onde a radiofrequenza utile per valutare la funzionalità e l’anatomia del cuore e dei grossi vasi. Può essere svolta con o senza mezzo di contrasto.

La risonanza magnetica è una tipologia di esame strumentale che tutti hanno sentito nominare almeno una volta: il suo diffuso utilizzo è dovuto ai molti vantaggi di questa tecnica. Fra le tipologie specifiche, studiate per essere applicate a una particolare area del corpo umano, vi è la risonanza magnetica cardiaca, nota anche come Cardio RM o per completezza risonanza magnetica nucleare cardiaca. Come illustra il suo nome, questa procedura diagnostica di livello secondario si focalizza sul cuore e sui grossi vasi sanguigni.

Il principio di funzionamento della risonanza magnetica

Questa tecnica diagnostica consente di ottenere immagini ad altissima risoluzione di organi e tessuti, fin nei particolari. Ma l’elevata precisione non è il suo unico vantaggio: dal momento che la procedura non utilizza radiazioni ionizzanti ma campi di induzione magnetica e onde a radiofrequenza, è assolutamente non invasiva.

Il dispositivo consta di un grande magnete, all’interno del quale scorre il lettino su cui è disteso il paziente. Il magnete genera campi magnetici, che modificano l’orientamento degli atomi di idrogeno del corpo. Una volta che il magnete viene disattivato, gli atomi ritornano nella posizione d’origine e inviano un segnale, rilevato e rielaborato dal computer. Vengono così prodotte le immagini tridimensionali dell’area anatomica analizzata. I campi d’applicazione della risonanza magnetica sono in pratica infiniti, tanto che fra le varie tipologie specifiche è stata studiata anche la RM del cuore.

Il cuore è infatti un organo che fondamentale per la sopravvivenza di un organismo, in quanto è il responsabile del trasporto di ossigeno e sostanze nutrienti in tutto il corpo. La componente principale del cuore è un muscolo striato di natura involontaria: il cuore si muove così senza alcun comando da parte del cervello e grazie agli impulsi elettrici inviati dalle cellule pacemaker. È proprio questa caratteristica a permettergli di fungere da pompa, fondamentale per permettere alla circolazione sanguigna di funzionare come dovrebbe.

La struttura del cuore è composta da:
 
  • Pericardio (la membrana più esterna)
  • Epicardio (l’area superiore del pericardio)
  • Miocardio (il muscolo striato)
  • Endocardio (il tessuto più interno)

Il setto interatriale e quello interventricolare dividono in parte destra e sinistra il cuore, che comprende al suo interno 4 camere: atrio destro e ventricolo destro, dove transita il sangue non ossigenato, atrio sinistro e ventricolo sinistro, dove giunge il sangue ricco di ossigeno prima di essere di nuovo inviato a tutti gli organi. Un sistema di circolazione d’importanza essenziale, la cui funzionalità è garantita dalle valvole cardiache.

A cosa serve la risonanza magnetica cardiaca

Grazie a questo tipo di risonanza magnetica, il cuore risulta visibile in ogni parte della sua struttura, con una precisione ancora maggiore rispetto ad altre tipologie di esame, come ad esempio ecografia, ecocardiogramma ed ecocardiogramma-color-Doppler cardiaco.

La massa, il volume e la funzionalità del nostro organo vitale per eccellenza, nonché la motilità delle sue pareti (cinesi cardiaca), la distribuzione del sangue nei suoi tessuti (perfusione) e la sua vitalità, sono l’oggetto di studio principale di questa indagine strumentale, con un’affidabilità elevatissima nei risultati.

In particolare, la RMN cardiaca offre un vantaggio preziosissimo per diagnosi e trattamento: permette di evidenziare possibili danni al muscolo cardiaco senza alcun limite di tempo. Ecco perché soltanto una risonanza magnetica al cuore consente di riconoscere le conseguenze di infarto, (in particolare la fibrosi cardiaca), pericardite, miocardite e cardiopatie. Oltre alle infiammazioni del muscolo cardiaco, si ricorre alla Cardio RM per verificare la presenza di:
  Inoltre, consente di valutare lo stato delle valvole cardiache, dell’aorta e dei vasi sanguigni polmonari.

L’esame conserva il principio di funzionamento di qualsiasi risonanza magnetica e, a seconda della situazione da studiare, può prevedere o meno l’uso di un mezzo di contrasto.

Anche in questo caso, si applicano al paziente sdraiato sul lettino gli elettrodi per il monitoraggio del battito e le bobine di superficie, attraverso le quali migliora la trasmissione del segnale e dunque la nitidezza delle immagini. Vengono inoltre applicati un frequenzimetro con ossimetria al dito di una mano e lo sfigmomanometro a un braccio, per tenere monitorati i parametri vitali. Il lettino scorre all’interno di un piccolo tunnel, dove il magnete entra in azione.

C’è una differenza di tipo procedurale: il paziente deve collaborare più attivamente alla buona riuscita dell’esame. Le immagini vengono infatti acquisite durante brevi sequenze di apnea, in cui la persona deve trattenere il respiro per 10-20 secondi. Il macchinario piò così acquisire le immagini senza il rischio di artefatti da movimento.

Una domanda viene naturale in chi si sottopone a una risonanza magnetica cardiaca: quanto dura? Il tempo è variabile e in genere spazia tra i 30 e i 60 minuti. Una volta terminato l’esame, il paziente è libero di tornare alle proprie attività quotidiane.
Ma quali sono le tipologie di risonanza magnetica al cuore a cui è possibile ricorrere?
 

RM cardiaca con contrasto


La risonanza magnetica del cuore con contrasto è la procedura più eseguita, in quanto l’utilizzo del liquido di contrasto assicura un livello di precisione ancora più rigoroso: una dinamica che si rende particolarmente preziosa per identificare la patologia ischemica o la fibrosi miocardica, così come la presenza di pericardite e miocardite.

La RM cardiaca con MDC prevede quindi la somministrazione al paziente per via endovenosa di una soluzione liquida, solo alcuni minuti prima dell’esame. Nella soluzione per la risonanza magnetica con contrasto al cuore è presente il gadolinio, un metallo che riveste il ruolo di agente di contrasto all’interno del campo magnetico prodotto dal macchinario.La sua azione rende ancora più chiare e dettagliate le immagini, dove si evidenziano possibili differenze di vascolarizzazione fra tessuti: è così possibile distinguere fra un tessuto sano e un’area muscolare su cui si è formata una cicatrice.

Si tratta di un metallo raro, così come sono rare e in genere lievi le reazioni da ipersensibilità che può provocare (cefalea, nausea, sensazione di calore sul viso, rash cutanei). La durata di una risonanza magnetica cardiaca con contrasto è di solito più lunga rispetto a quella di una RM cardiaca senza contrasto e può arrivare a 60 minuti.

Subito dopo il termine dell’esame di risonanza magnetica cardiaca con mezzo di contrasto, si consiglia al paziente di sostare in una sala apposita per un tempo variabile da una a due ore, in modo che i possibili effetti del gadolinio sull’organismo si affievoliscano.
Trascorso questo tempo, può tornare a casa e svolgere le proprie normali attività.
In meno di 24 ore, il liquido di contrasto viene eliminato grazie all’espulsione delle urine.
 

RM cardiaca senza contrasto


È possibile anche eseguire una risonanza magnetica cardiaca senza contrasto, soprattutto nei casi in cui l’esame abbia come primo scopo quello di analizzare struttura anatomica, morfologia e movimento del cuore. La risonanza magnetica cardiaca senza mezzo di contrasto consente sempre di ottenere immagini estremamente dettagliate: un’alternativa molto utile per quei pazienti che risultano intolleranti a determinate sostanze o farmaci. 
 

RM cardiaca con stress farmacologico


Questa tipologia di risonanza magnetica del cuore è nota anche come CINE-RM e consente di visualizzare con grandissima precisione i dettagli del muscolo cardiaco mentre si muove, attraverso immagini che vanno a comporre un video: una procedura che riesce a evidenziare la presenza di patologie congenite o acquisite del cuore.

In questo caso, prima si analizza il cuore in condizioni di riposo, in seguito viene somministrato al paziente un farmaco che mette il cuore nella medesima condizione di uno sforzo fisico oppure di un’emozione molto intensa. Infine, il paziente riceve l’antidoto al farmaco, in modo da ripristinare la situazione iniziale di equilibrio.

Oltre alla struttura del cuore, che analizza con il grado di esattezza più elevato al giorno d’oggi, la CINE-RM permette di visualizzare atrii, grandi vasi e valvole cardiache. Anche nel caso della risonanza cardiaca con stress farmacologico, è possibile ricorrere alla somministrazione di un mezzo di contrasto: si somministra il liquido attraverso un accesso venoso periferico, mentre un altro accesso è riservato alla somministrazione del farmaco specifico.

Prima di una risonanza magnetica cardiaca, la preparazione dipende in buona parte dalla procedura specifica che viene scelta.

Per prudenza, è consigliabile prima della risonanza magnetica al cuore un digiuno di almeno 3 ore. Se il paziente deve sottoporsi a una risonanza cardiaca con contrasto, deve restare invece a digiuno per almeno le 6 ore precedenti l’esame. Inoltre, prima di una RM cardiaca con stress farmacologico, deve evitare di assumere per 24 ore sostanze eccitanti, compresi caffè, tè e cioccolata, e farmaci antianginosi o cronotropi negativi (come i beta-bloccanti) o soprattutto amminofillina.

Inoltre, il paziente dovrà avere con sé i risultati dell’analisi della creatininemia, a seguito di un esame del sangue non più lontano di 30 giorni. Attraverso questa analisi, è infatti possibile valutare lo stato dei reni e in particolare rimuovere il rischio di insufficienza renale, che renderebbe impossibile una risonanza al cuore con liquido di contrasto.

Fra i documenti fondamentali da presentare al personale medico vi sono anche tutti i risultati di esami cardiologici precedenti e relativi consulti da parte del medico. Poco prima dell’esame, il tecnico addetto alla procedura fa compilare al paziente un questionario, con cui si accerterà la mancanza di allergie particolari, soprattutto in caso di utilizzo del liquido di contrasto. Se infatti sottoporsi a una risonanza magnetica cardiaca non richiede il rispetto di indicazioni particolari, la raccolta di informazioni consente di evitare ogni prevedibile rischio per il paziente.

In genere, si procede con una risonanza cardiaca nel momento in cui altri esami diagnostici non hanno consentito al medico di giungere a una diagnosi certa. Come abbiamo visto, non ci sono controindicazioni particolari per la salute dell’organismo, ma, dal momento che la tecnica prevede la generazione di campi magnetici, una risonanza magnetica nucleare cardiaca non è indicata per pazienti con:
 
  • Pacemaker e defibrillatori
  • Impianti metallici di qualsiasi tipo (valvole, viti, protesi all’orecchio interno, ecc.)
  • Grave insufficienza cardiaca o renale (con mezzo di contrasto)
  • Allergia al mezzo di contrasto emersa in precedenza
  • Altre allergie a farmaci particolari

Per prudenza, è sconsigliata anche per le donne in stato di gravidanza o in fase di allattamento: sebbene non esista una controindicazione assoluta in questo caso, non sono però del tutto noti gli effetti di una risonanza magnetica cardiaca sul feto o sul bambino. Naturalmente, il tecnico richiederà al paziente di non indossare eventuali orecchini, piercing o altri elementi metallici che hanno la possibilità di essere rimossi.

Una nota particolare richiede la RM cardiaca da stress farmacologico, che non deve avere luogo se il paziente ha subito un infarto acuto da meno di 3 giorni oppure soffre di:
 
  • Angina instabile
  • Ipertensione arteriosa
  • Frequenti aritmie ventricolari
  • Blocco atrioventricolare di grado superiore a II
  • Stenosi valvolare grave
  • Insufficienza cerebrovascolare grave
  • Morbo di Parkinson avanzato

Poiché la selezione del farmaco stressante dipende anche da queste informazioni, il paziente è tenuto a segnalare se soffre di BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) oppure asma bronchiale. Se il paziente risulta allergico ad alcuni tipi di sostanze, è possibile in alcuni casi procedere comunque con l’esame dopo l’assunzione di farmaci desensibilizzanti qualche giorno prima.

Se invece soffre di claustrofobia, diverse sono le soluzioni a seconda della gravità del disturbo. Se si tratta di claustrofobia severa e conclamata, la procedura può essere effettuata con il supporto di un macchinario aperto, presente nelle strutture specializzate all’avanguardia. Se invece il paziente manifesta un disagio passeggero e più gestibile, a volte legato al forte rumore tipico dell’apparecchiatura, è possibile concordare una leggera sedazione prima dell’esame, nonché ricorrere ad alcuni “trucchi” per tenere sotto controllo il proprio stato emotivo:
 
  • Utilizzare cuffie o tappi insonorizzanti
  • Tenere gli occhi chiusi ed eventualmente coprirli con un piccolo panno
  • Interpellare il tecnico di radiologia, sempre presente e a disposizione

Dal momento che la risonanza magnetica cardiaca si focalizza sul cuore, il motore della vita del nostro corpo, e per sua natura potrebbe generare agitazione nel paziente, è bene rivolgersi a équipe di esperti competenti che possano anche contare sulle tecnologie più avanzate.

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