Salus Hospital / 24 luglio 2018

Alluce valgo: sintomi, diagnosi e trattamento

Alluce valgo: sintomi, diagnosi e trattamento
L’alluce valgo non è solo un problema di natura estetica, ma una vera e propria patologia che può colpire chiunque e provocare seri problemi che vanno dal dolore intenso alla difficoltà di deambulazione. Ma è possibile prevenirne lo sviluppo? E quando è consigliato l’intervento chirurgico? Ne abbiamo parlato con il dott. Michele Risi, specialista in Ortopedia e Traumatologia e chirurgia del piede e caviglia al Salus Hospital di Reggio Emilia.
 

Dott. Risi, che cos’è l’alluce valgo?

L’alluce valgo è una deformazione a carico dell'articolazione metatarso-falange del piede, caratterizzata da deviazione laterale, valgismo, dell’alluce. Questa deformazione ossea è di solito associata ad un'infiammazione della borsa mucosa che si trova alla base dell'impianto dell'alluce stesso. Da un punto di vista eziologico, la genesi dell’alluce valgo è attribuibile a fattori intrinseci, geneticamente determinati, come il piede piatto e il piede cavo, ed a fattori estrinseci, soprattutto l’utilizzo di calzature inadeguate. I dati suggeriscono che l’alluce valgo possa essere familiare, specialmente quando compare nell’adolescenza e che, dopo i fattori genetici, le calzature, strette e disegnate in modo non fisiologico, rappresentino la principale causa di tale deformità.

 
Come si manifesta questa patologia?

L’alluce valgo è sostanzialmente una deviazione dell’alluce verso le altre dita. Si manifesta con una protuberanza della testa del primo metatarso e coinvolge l’intero avampiede. Il paziente affetto da alluce valgo può anche soffrire di metatarsalgie, cioè dolori alla pianta del piede. Inoltre, abbinato a piede piatto o piede cavo, può causare dolori fino anche al retropiede. Di solito, il dolore è provocato dallo sfregamento della testa del primo metatarso con la calzatura. Questa azione provoca arrossamenti, calli e ipercheratosi che, con il tempo, possono tradursi in borsiti o piccole ulcere. Oltre ad essere una patologia fastidiosa sia per il dolore che provoca, sia dal punto di vista estetico, può comportare nel paziente degli squilibri biomeccanici. Il cattivo appoggio del piede infatti può portare a veri e propri squilibri posturali che possono essere all’origine di problemi a carico delle articolazioni soprastanti (caviglia, ginocchio, anca e colonna), poiché l’intera postura del corpo tenderà a adattarsi a tale condizione.
 

Chi ne viene colpito maggiormente?

A soffrirne maggiormente è la popolazione di sesso femminile, con un rapporto di 15:1 sugli uomini. Secondo le stime, in Italia circa il 40% delle donne è affetto da alluce valgo. Può insorgere a qualsiasi età, ma la fascia più colpita è quella compresa tra i 40 e i 60 anni, ma è intorno ai 40/50 anni di età che si registra il picco maggiore. Esistono comunque forme giovanili, che si manifestano attorno ai 20-25 anni di età, e forme che si manifestano in età più avanzata, spesso in concomitanza con patologie degenerative come l’artrosi.
 

E’ possibile parlare di prevenzione dell’alluce valgo?

L’alluce valgo, purtroppo, è difficile da prevenire. E va tenuto conto che il solo disturbo per così dire estetico non è sufficiente a giustificare l'intervento chirurgico, che al Salus Hospital è considerato l’ultima spiaggia. Prima, infatti, vengono prese in considerazione le terapie cosiddette conservative: dall’uso di scarpe comode con pianta larga e tacco basso, ai tutori o dispositivi medici particolari, ma anche farmaci antidolorifici o plantari, utili anche per la prevenzione, soprattutto nelle metatarsalgie e in presenza di piede piatto o cavo. Il trattamento deve tener conto di numerosi fattori, tra questi l'età del paziente, il grado di valgismo, la presenza o meno di dolore e anche la propensione all'uso di certi tipi di calzature, così come lo stile di vita. Nel momento in cui queste terapie conservative non porteranno più benefici, occorrerà procedere con l’intervento chirurgico.
 

Quali sono le indagini diagnostiche da effettuare?

Al Salus Hospital il paziente affetto da alluce valgo viene seguito in tutto il percorso terapeutico, dalla prima visita all’esecuzione delle indagini diagnostiche più appropriate, fino all’eventuale operazione. Il percorso inizia con una prima visita diagnostica, in cui il medico valuta le condizioni del paziente in posizione eretta e lo osserva poi mentre cammina. In questa fase, il medico osserva le modalità di appoggio dell'avampiede e del retropiede. Anche le radiografie vengono eseguite mentre il paziente è in piedi, per consentire una valutazione sotto carico della patologia. Dopo la prima visita, altre indagini strumentali lo specialista potrebbe richiedere ulteriori indagini strumentali, che potrebbero rivelarsi utili: tra queste l’ecografia, la Risonanza Magnetica, o la TAC. Per arginare il problema dell’alluce valgo, i medici proporranno al paziente un piano terapeutico personalizzato, che terrà conto di diversi fattori, non solo la presenza o meno del dolore, ma anche lo stile di vita che il soggetto conduce, le sue abitudini e perfino il tipo di calzature indossate solitamente.
 

Quando è consigliato l’intervento chirurgico?

Se le misure conservative non apporteranno benefici e il paziente continuerà ad accusare dolore, allora si dovrà necessariamente ricorrere all’intervento. Tuttavia, si preferisce intervenire con un’operazione chirurgica dalla invasività minima: il Percutaneous Bianchi System (PBS). È una tecnica percutanea che consente di correggere l’alluce valgo mediante piccole frese di derivazione odontoiatrica, introdotte attraverso incisioni della cute di 2-3 millimetri. Il chirurgo le guida e controlla tutto attraverso un particolare apparecchio radiologico. Ciò consente una minore invasività, una riduzione del tempo chirurgico, deambulazione immediata e un veloce recupero. Ma c’è un dato ancora più innovativo: l’assenza di elementi di sintesi, come viti o fili. Le fratture guariscono, dunque, secondo le esigenze del piede.
 

Qual è il decorso post operatorio?

Dopo l’intervento il paziente, mediante l’uso di apposita calzatura post-operatoria e di una fasciatura speciale, può camminare e appoggiare subito i piedi a terra senza l’uso di stampelle. All’intervento segue, a distanza di 20 giorni, il primo controllo nel corso del quale viene cambiata le medicazione, ridotto il bendaggio e applicata un calzino appositamente realizzato, calzino PBS, che permette al paziente di tornare ad indossare una scarpa da ginnastica comoda. Possono seguire più visite di controllo in base alla gravità della patologia trattata e dopo 45 giorni si procede con il controllo radiografico del carico ortostatico.

 
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