Giornata Mondiale dell'Osteoporosi, i rischi di fratture in età avanzata

Giornata Mondiale dell'Osteoporosi, i rischi di fratture in età avanzata
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a causa dell’osteoporosi in tutto il mondo ogni 3 secondi si verifica una frattura di femore, polso o vertebra. Chi soffre di osteoporosi corre il rischio quotidianamente di fratturarsi. I numeri oggi parlano chiaro ed in modo allarmante: la frattura del femore, su paziente anziano fragile e con più patologie, comporta una mortalità del 20-25% nel primo anno dall’infortunio.

Le fratture da fragilità ossea si verificano più frequentemente in alcuni segmenti ossei: livello vertebrale, del femore e del radio. Ed è proprio in questi punti che viene abitualmente misurata la densità minerale ossea. La probabilità di presentare una di queste fratture aumenta con l’invecchiamento in entrambi i sessi. La patologia osteoporotica è legata a più fattori: alcuni di questi non modificabili come i fattori genetici, età, sesso femminile, etnia, ipogonadismo primario e secondario nel maschio. Altri fattori sono viceversa modificabili e sono correlati allo stile di vita (abitudini alimentari, svolgimento regolare della attività fisica).

In Italia si quantificano oggi oltre 3,5 milioni di donne e 1 milione di uomini, con un’incidenza in aumento nel sesso maschile per pazienti affetti dall’osteoporosi. L’epidemiologia inquadra che il 15-30% degli uomini presenterà almeno una frattura da fragilità; inoltre se nei maschi le fratture si sviluppano più tardivamente rispetto alle femmine, si accompagnano ad un maggior rischio di mortalità.  Si viene così a sfatare il mito che questa patologia riguardi solo il sesso femminile: si ammalano sia donne che uomini. Le previsioni di studio illustrano che nei prossimi 20 anni la popolazione over 65 avrà un aumento del 25% e avrà un picco d’incidenza anche la malattia.
 
L’osteoporosi si classifica come malattia metabolica ossea caratterizzata dalla riduzione della massa ossea e dal progressivo deterioramento di questa che porta ad una fragilità del sistema scheletrico tale da renderlo così fragile da fratturarsi con molta facilità. L’espressione più grave appunto dell’osteoporosi è rappresentata proprio dalla frattura ossea, ha un decorso di spesso asintomatico e la diagnosi viene fatta solo quando si verifica una frattura da fragilità. La mancanza di una chiara sintomatologia è alla base della definizione di osteoporosi come “ladra silenziosa”.

“Nelle persone in età avanzata non provvedere in tempi rapidi a sistemare chirurgicamente può avere conseguenze gravi, sia per la condizione di fragilità dell’osso fratturato che per la comorbidità di altre patologie e danni d’organo che rendono il paziente un soggetto fragile – ci ha raccontato il Dott. Rinaldo Giancola, Specialista in Ortopedia e Traumatologia e responsabile dell’Area di Ortogeriatria di GVM Care & Research  - Se si interviene tempestivamente si è in grado di ripristinare la qualità della vita precedente al trauma. La nostra equipe a Faenza agisce durante la fase acuta della patologia evitando un decorso pericoloso”.

L’equipe di Ortogeriatria del San Pier Damiano Hospital - Ortopedici, medici dedicati al trattamento– alla presa in carico di un paziente osteoporotico lo tratta con l’obiettivo che questo ritrovi, durante la sua permanenza in struttura, alla natuale dembulazione. “Si interviene chirurgicamente, evitando che tali patologie si aggravino – continua il Prof.Giancola – con una nuova metodica, che concerne nell’applicazione viti adatte all’introduzione di sostante osteoinduttive e osteoconduttive. In pratica oggi si parla attraverso questa tecnica di stimolazione biologica che facilita il ripristino osseo ”.

Annualmente si registrano 80.000 ricoveri per fratture di femore in persone con oltre 65 anni.  “Data l’aumento delle fratture osteoporotiche è necessario prestare attenzione ai più rilevanti fattori di rischio – ci racconta la  Professoressa Renata Caudarella, docente universitaria, Specialista in Malattie Metaboliche e del Ricambio, Responsabile del Centro per la diagnosi e la cura dell’Osteoporosi della Clinica Privata Villalba (Bologna) e presente con  l’ambulatorio anche a Maria Cecilia Hospital – e indicare al paziente il modo più corretto di far prevenzione: idoneo stile di vita, attenzione alle cadute ed ai piccoli traumi e l’abolizione dei cosiddetti ‘fattori di rischio modificabili’ come fumo, alcol e caffeina”. 

Dal gennaio 2007 alla Clinica Privata Villalba è presente il Centro per l'Osteoporosi che con approccio multidisciplinare (radiologia, urologia, gastroenterologia, fisiatria, reumatologia) è rivolto alla cura dei pazienti affetti da queste patologie ma anche ad una intensa attività didattica e di ricerca in questi settori.
 
“Il centro è specializzato nella prevenzione, nella diagnosi e nel trattamento dell'osteoporosi primitive e secondarie. – continua Professoressa Renata Caudarella - Il paziente al suo arrivo è indirizzato a seguire un iter diagnostico mirato a comprendere il suo stato salute ed eventualmente prevenire l’avanzare della patologia, ove fosse già in atto. Si procede sempre: densitometria effettuata con tecnica DXA - la tecnica di elezione (gold standard) per la valutazione della massa ossea - La misura della densità minarele ossea (BMD) che si ottiene con questo esame (indicata come T-score). Di recente introduzione un sofwtare che consente di valutare la microarchitettura dell’osso (TBS = Trabecular Bone Score) utilizzando i dati derivati dall’esame densitometrico. Questo calcolo rende possibile la predizione di fratture da fragilità non solo nell’osteoporosi primitiva ma anche nelle forme secondarie. Questi dati sono stati inseriti nell’algoritmo FRAX (WHO fracture risk assessment tool) per la stima della probabilità di un soggetto a distanza di 10 anni di avere fratture osteoporotiche maggiori (fratture vertebrali, femore, avambraccio ed omero)  e di fratture d’anca. Il TBS è stato introdotto da qualche anno in questo algoritmo migliorandone la performance".
 

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