San Pier Damiano Hospital / 20 novembre 2017

Il rettocele, un problema tutto femminile

Il rettocele, un problema tutto femminile
Il rettocele è la membrana che separa il retto dalla vagina corrisponde allo scivolamento del retto, che dalla normale posizione anatomica finisce all’interno della vagina. Questo è causato da un progressivo indebolimento del pavimento pelvico. Numerosi sono i sintomi che son connessi al rettocele, il dolore pelvico fino alla difficile defecazione. Per po
ter stilare una diagnosi precisa ed efficace, però, è necessario sempre eseguire un esame pelvico.
Questo disturbo, secondo le statistiche, colpisce principalmente le donne fra i 40 e i 60 anni, il rettocele si manifesta in diverse tipologie anche più lievi di prolasso uterino e al prolasso della vescica (cistocele).
Il Dott. Riccardo Annibali, Chirurgo Generale esperto in Coloproctologia del San Pier Damiano Hospital (Faenza), ci racconta la chirurgia del rettocele, come affrontare correttamente questa patologia e quali possono essere i rimedi chirurgici.

Quali sono i fattori di rischio del rettocele?
Il primo fatto di rischio per il rettocele è l’età. Nel tempo infatti si verifica un rilassamento dei tessuti, compresa la parete rettale. Un'altra causa che può provocare questo disturbo è la gravidanza, che provoca un indebolimento della membrana tra retto e vagina. Parti difficili, possono infatti, comportare traumi importanti al pavimento pelvico.
Un intervento come l’isterectomia, che consiste nell’asportazione dell’utero, aumenta ancor più il rischio in quanto l’assenza dell’utero comporta un importante calo del livello di estrogeni, gli ormoni che forniscono l’elastici ai tessuti.
Altri fattori di rischio sono il sovrappeso ed il passare molto tempo in posizione eretta.
In caso di pazienti che non hanno mai partorito, la causa spesso va ricercata nella predisposizione congenita, spesso associata a disordini della defecazione (es. dissinergismo ano-rettale).

Come si diagnostica il rettocele?
Il primo step per una corretta diagnosi è una prima visita con un Proctologo, che ascoltando i sintomi riferiti dalla paziente, potrà ricondurli al rettocele. Per confermare la diagnosi fatta durante l’anamnesi solitamente la paziente si sottoporrà ai seguenti esami:
Esame proctologico con esplorazione rettale e vaginale;
Defecografia: esame radiologico utilizzato nei casi sospetti o conclamati di stipsi ostruita.

Come si cura il rettocele?
Quando si presentano i primi disturbi sta a significare che il rettocele ha raggiunto una dimensione di 3 o più cm. In questo caso interviene oltre al proctologo, il chirurgo proctologo. L’intervento chirurgico si effettua passando attraverso l’ano e prevede una plastica chirurgica della parete caduta.
L’approccio chirurgico si è modificato rispetto a quanto avveniva in passato, quando il problema veniva affrontato dal chirurgo ginecologo che operava attraverso la vagina, oggi intervenire accedendo tramite l’ano della paziente permette intervenire anche su problemi rettali spesso associati al rettocele.
L’intervento ha una durata di circa un’ora con una o due notti di ricovero, pochissime le complicanze, per altro di piccola entità e facilmente risolvibili.
San Pier Damiano Hospital è una delle poche strutture ove questa operazione viene eseguita con anestesia locale, rari i casi che necessitano dell’anestesia spinale.

Cosa prevede la preparazione dell’intervento del rettocele?
La paziente prima di sottoporsi all’intervento chirurgico dovrà eseguire delle analisi del sangue, queste permetteranno di escludere l’anemia o eventuali problemi di coagulazione.
E’ fondamentale che venga eseguito anche un elettrocardiogramma, per valutare la funzionalità di cuore e arterie. Inoltre, verrà sottoposta ad un piccolo clistere per liberare le viscere ed operare in modo più igienico ed una dose di antibiotici per ridurre il rischio di infezione dovute ai batteri fecali.

Cosa succede dopo l’intervento?
La paziente rientrata a casa potrà avvertire tensione, bruciore e sensazione di pesantezza per circa una settimana. Possono verificarsi anche piccole perdite di sangue e muco per qualche giorno. Spesso alla paziente si somministrano lassativi per ammorbidire le feci ed è meglio non compiere sforzi eccessivi per il periodo della cicatrizzazione completa (due o tre settimane). È bene aspettare almeno tre settimane per tornare ad avere rapporti sessuali.
Può capitare, rari i casi che lo descrivono, che  la paziente sente il bisogno di correre in bagno al momento dello stimolo di andare in bagno più volte al giorno. Questi disturbi post-operatori spariscono generalmente dopo 3 o 4 settimane dall’intervento.
 
 

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