Ospedale San Carlo di Nancy / 01 novembre 2017

Incontinenza fecale: cos'è e come si cura

Incontinenza fecale: cos'è e come si cura
L’incontinenza fecale, condizione che limita la libertà quotidiana, colpisce in prevalenza le donne ed è definita come l’incapacità di saper controllare l’impulso all’evacuazione o all’emissione di aria. Purtroppo, molte persone che ne soffrono se ne vergognano e per questo ritardano il momento della diagnosi, la cui tempestività è invece di grande importanza per poter intervenire al meglio.

DEFINIZIONE E SINTOMI

L’incontinenza fecale si distingue in incontinenza lieve, più frequente, in cui la persona che ne soffre osserva delle perite di varia entità durante la giornata, oppure non riesce a trattenere l’aria quando e come vorrebbe, e in incontinenza severa, più rara, legata in larga misura a un problema di prolasso ano-rettale o pelvico, disturbi neurologici o conseguente a interventi chirurgici. Entrambe le condizioni possono obbligare il paziente a usare dei pannolini. L’incontinenza fecale può essere isolata o mista, ovvero associata (in prevalenza nelle donne) a un problema anche d’incontinenza urinaria. Le donne possono soffrirne già a partire dalla quarta decade di vita. Esistono dei fattori di rischio tra i quali parti con lacerazione o particolarmente stressanti, costituzione molto elastica dei tessuti, obesità o dimagrimento estremo.

“Anche se pochi lo sanno, spiega il Dott. Bruno Masci, che si occupa della specilità di proctologia all’interno dell’Unità Operativa di Chirurgia generale dell’Ospedale San Carlo di Nancy, uno dei sintomi più precoci dell’incontinenza fecale è la stitichezza. Il paziente sente difficoltà a evacuare completamente, oppure si sforza per svuotare l’intestino. Il persistere della stitichezza porta a uno stiramento dei nervi del pavimento pelvico che se non corretto precocemente nel tempo porta poi all’effetto opposto, ovvero l’incontinenza fecale”.

DIAGNOSI

Oltre all’anamnesi e a un’attenta valutazione obiettiva segue sempre una visita anoscopica. La diagnosi comprende anche altri diversi esami strumentali fondamentali tra cui la manometria anorettale e l’ecografia endoanale per lo studio morfo-funzionale dell’apparato perlico-sfinteriale. A ciò si aggiunge quando necessario, la defecografia dinamica, l’endoscopia digestiva ed infine la RNM pelvica. “È molto importante – sottolinea il Dott. Masci – che un paziente che si sottopone a una visita proctologica possa accedere a un reparto in grado di fornire anche tutto il supporto diagnostico-strumentale del caso e un team multidisciplinare”.

TERAPIE

Normalmente il percorso terapeutico del paziente con incontinenza è affiancato da una dieta adeguata. Segue poi un approccio riabilitativo attivo o passivo e, secondo il grado d’incontinenza e la valutazione del chirurgo proctologo, si decide se ricorrere o meno all’intervento chirurgico. Valutate le condizioni generali e locali del singolo paziente lo specialista procede quindi con una correzione chirurgica mininvasiva laparoscopica, perineale (trans-anale), o mista. “Per questo – sottolinea il dott. Masci, il centro a cui ci si affida deve essere in grado di eseguire tuti gli interventi possibili”. 

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