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Insufficienza valvolare mitralica: aspetti clinici, diagnostici e terapeutici tra presente e futuro”: questo il tema del congresso che sabato 27 ottobre ha riunito le eccellenze italiane in materia di cardiochirurgia per un confronto approfondito su una delle malattie degenerative cardiovascolari più diffuse attualmente, l’insufficienza valvolare mitralica, e sulle attuali tecniche di intervento e cura.
A ospitare l’evento è stato l’Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research di Cotignola, riconosciuto come
Heart Valve Clinic, ovvero un centro di riferimento per la cardiochirurgia, soprattutto per l’utilizzo di metodiche mininvasive all’avanguardia. Il tema scelto non è casuale: la patologia mitralica infatti è tra le più frequenti fra quelle cardiovascolari, che però, sottolineano i medici presenti, è anche ampiamente curabile seguendo trattamenti e percorsi creati
ad hoc sulle esigenze del paziente.
Il
dottor Alberto Albertini, Responsabile UO
Chirurgia Cardiovascolare del
Maria Cecilia Hospital e che ha voluto il congresso, ha raccontato come la cardiochirurgia sia già – per certi versi - entrata nel futuro, grazie, ad esempio, a una versione aggiornata e migliorata del
Neochord, un
device che permette di effettuare la sostituzione delle corde tendinee, non più idonee, a cuor battente, che nella valvola originaria sana mantengono stabili le cuspidi della mitrale. L’operazione consiste nell’impiantare, guidati dall’ecocardiogramma, nuovi filamenti, artificiali, realizzati in Gore-Tex dello spessore di un millimetro e lunghi dai 5 ai 7 centimetri.
Questa tecnica – ha illustrato il dottor Alberto Albertini - permette di trattare con sicurezza anche i pazienti considerati ad alto rischio con situazioni più complesse. Si tratta di una procedura rapida, che si effettua in 60-90 minuti e che non richiede circolazione sanguigna extracorporea. I pazienti sono dimessi già dopo 4-5 giorni ed è sufficiente che seguano una terapia di 3 mesi a base di cardioaspirina, prima di poter tornare alla loro vita quotidiana. Inoltre è stupefacente vedere il beneficio immediato che questa tecnica permette di avere sulla pressione arteriosa del paziente, non appena si termina il procedimento con il Neochord.
Ricostruire è meglio che sostituire
Nel mondo occidentale il primo a descrivere con dovizia di particolari il cuore, i suoi vasi e le valvole fu Leonardo Da Vinci. Descrisse questo affascinante quanto complesso organo come una cattedrale.
Ma è solo con le sofisticate tecniche di
imaging dei giorni nostri che si è potuta apprezzare e verificare la complessità della meccanica cardiaca, di cui la valvola mitrale è l’esempio più importante. Spiega, infatti, il
dottor Alberto Tripodi, cardiochirurgo del Maria Cecilia Hospital, che “la valvola mitralica è un complesso anatomo-funzionale molto affascinante anche da un punto di vista architettonico e ingegneristico in cui più componenti anatomiche interagiscono in maniera sinergica e complementare per riuscire a trovare un delicato equilibrio fra le forze ventricolari, in modo da garantire un corretto funzionamento della valvola. Questo complesso sistema è in grado di assicurare la miglior
performance emodinamica al minor costo energetico cercando, allo stesso tempo, di preservare l’intero sistema dallo stress meccanico e dall’usura”.
Proprio perché questo sistema è così complesso, molti dei relatori che si sono alternati durante la giornata, hanno rimarcato l’importanza di
riparare la valvola mitrale piuttosto che sostituirla, come invece avveniva quasi esclusivamente fino a qualche anno fa, in quei pazienti che non possono essere curati con la sola terapia farmacologica ma necessitano di un intervento chirurgico mirato, tramite strumentazioni all’avanguardia.
Uno di questi è sicuramente la Mitralclip, una sonda che permette di intervenire per via percutanea. Secondo il
dottor Angelo Squeri, Responsabile UO Cardiologia Clinica del Maria Cecilia Hospital: “La Mitralclip è una procedura transcatetere e percutanea (senza apertura del torace) che consente di ridurre il rigurgito mitralico mediante posizionamento di una clip che diminuisce l’apertura della valvola. Maggiore precisione operatoria, minore impatto sulla salute del paziente”.
Si tratta in definita di tecniche che, pur necessitando di maggiori studi di approfondimento, garantiscono una migliore gestione della patologia, un intervento meno doloroso e meno lungo e una qualità della vita migliore nel post operatorio.
Volontà comune di tutti i medici intervenuti al congresso è quella di continuare a monitorare e approcciare le migliori tecniche in circolazione al momento per il trattamento della valvola mitralica, al fine di avere centri di eccellenza sempre più diffusi sul territorio che possano arrivare, in un futuro prossimo, a poter effettuare interventi sempre più personalizzati, oltre che a contribuire a uno scambio continuo e proficuo di formazione e competenze fra professionisti.