Ipertrofia prostatica benigna: cosa è e come si interviene

Ipertrofia prostatica benigna: cosa è e come si interviene
L’ingrossamento prostatico benigno (IPB) è un fenomeno che interessa circa l’80% degli uomini frequente dopo i 50 anni. Come la comparsa dei capelli grigi o la necessità di dover indossare occhiali da vista. Questo però non significa che non sia necessario accedere ai controlli degli esperti. Anzi. “Dopo i 50 anni – spiega il dott. Leonardo Marchionni – è molto importante che un uomo programmi una visita specialistica da un urologo”. Proprio il dott. Marchionni ci aiuta a sciogliere alcuni dubbi su questa condizione estremamente frequente.
 
Cos’è la prostata e cos’è l’ipertrofia prostatica benigna?
 
La ghiandola prostatica ha la forma e le dimensioni di una castagna. La sua funzione è quella di dare nutrimento agli spermatozoi e costituisce circa l’80% del liquido seminale. Con l’avanzare dell’età spesso si sviluppa un adenoma all’interno della ghiandola, che può portare a disturbi urinari e anche della sfera sessuale. In due terzi dei casi questo non avviene, e l’ipertrofia prostatica non necessita di trattamento, ma almeno in un terzo dei casi bisognerà intervenire.
 
L’ipertrofia prostatica benigna può trasformarsi in tumore maligno?
 
No. Sono due condizioni differenti e l’ipertrofia prostatica non predispone all’insorgenza di tumore, anche in caso di prostate voluminose. Il tumore maligno è subdolo però, perché spesso è silente o quantomeno non determina disturbi specifici che possano allarmare l’uomo, al massimo causa disturbi urinari, che però si sovrappongono a quelli tipici dell’iperplasia benigna. Per questo motivo dopo i 50 anni è importante prevedere la visita dall’urologo. In quella sede non solo si valuterà il grado eventuale di iperplasia prostatica benigna e si controlleranno eventuali disturbi urinari, ma, prima di tutto, si faranno gli accertamenti preventivi per il tumore prostatico. Questi includono la visita, il dosaggio del PSA e, se necessario, ecografia, TC, risonanza magnetica e biopsia prostatica.
 
Per quanto riguarda invece i disturbi urinari, quali accertamenti sono previsti?
 
Dopo la raccolta anamnestica, se si ritiene necessario, si possono eseguire accertamenti quali l’ecografia prostatica per valutare anche il residuo post minzionale, ovvero la capacità di svuotare completamente la vescica quando si urina, e l’uroflussimetria. In alcuni casi può essere indicato anche un esame urodinamico. 
 
Come si procede se la “fotografia” alla prostata rivela dei disturbi?
 
Come detto non tutte le ipertrofie prostatiche benigne comportano dei disturbi e quindi devono essere trattate. In media in due casi su tre non si dovrà far nulla se non accertamenti nel tempo. Nei casi invece in cui la condizione provoca dei disturbi urinari si procede per gradi. Il trattamento farmacologico è la prima scelta e in molti casi migliora la sintomatologia. Se i farmaci non sono efficaci o non sono sufficientemente efficaci, si procede al trattamento chirurgico. Di norma si tratta di un intervento mininvasivo per via transuretrale. Nei casi di grandi ipertrofie prostatiche (sopra i 90-100 grammi), invece, si procede con un intervento a cielo aperto o con tecnica di enucleazione con plasma, ovvero una tecnica endoscopica che vaporizza il tessuto adenomatoso eliminandolo.
 
Chi viene operato di iperplasia prostatica può sviluppare comunque in un secondo momento un tumore maligno?
 
Si. Questo perché con l’intervento si asporta la parte centrale della prostata, ma la parte esterna resta in sede. Quindi mantenendo parte del tessuto, il rischio d’insorgenza del tumore comunque periste e per questo anche chi è stato operato per iperplasia non è immune dai controlli periodici dall’urologo. 
 
Come si può agire dal punto di vista della prevenzione?
 
È noto che una vita sedentaria favorisce lo sviluppo dell’ipertrofia prostatica benigna. Il consiglio è quindi di condurre una vita attiva e includere nelle proprie giornate un momento dedicato all’attività fisica. Una camminata a passo svelto per 5 chilometri, almeno due volte a settimana, potrebbe essere un utilissimo esercizio. Allo stesso modo una costante attività sessuale è d’aiuto. Chi pratica astinenza o ha una attività sessuale irregolare va incontro con maggiore frequenza a fenomeni infiammatori che favoriscono l’ipertrofia prostatica benigna. D’altro canto, nessun rilievo scientifico sembra indicare che seguire particolari indicazioni alimentari abbia influenza sull’insorgenza di questa condizione. Diverso il discorso per chi soffre di una conclamata condizione di ipertrofia prostatica con disturbi urinari: in quel caso sono consigliati pesce azzurro, perché ricco di Omega 3, crostacei, olio di oliva extravergine, carote, cicoria, rape, zucca, zucchine, cavolo e finocchio. Altri alimenti consigliati, per la presenza di sostanze ad azione antiossidante, sono i pomodori, il the verde, la soia e l’uva.

Per approfondimenti, prenotazioni o informazioni compilare il form

 

condividi o salva l'articolo

Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

Prenotazioni e appuntamenti nel palmo della tua mano

La nuova app MyGVM ti permette di trovare il tuo medico preferito, prenotare visite, controllare l’esito degli esami direttamente dal tuo telefonino! Scaricala ora:
anni