In Italia circa l’80% della popolazione soffre o ha sofferto di
disturbi alla colonna vertebrale e il 40% ha avuto, almeno una volta, un episodio di
lombosciatalgia: patologie che incrementano anche il consumo di farmaci e aumentano le giornate di assenza dal lavoro.
Grazie alla chirurgia mininvasiva è possibile intervenire sulla schiena migliorando gli esiti sia dal punto di vista della percezione del dolore che sotto l’aspetto estetico, riducendo la durata del ricovero ospedaliero. La tecnica, innovativa, è ora uno dei fiori all’occhiello di
Salus Hospital, tra i Centri ortopedici di riferimento in Emilia Romagna.
A soffrire di un “generico”
mal di schiena sono oltre 15 milioni di italiani secondo i dati della Società di Chirurgia Vertebrale; mentre la Lega Italiana Osteoporosi, rileva come in Europa
ogni 30 secondi si verifichi una frattura da osteoporosi e come le malattie osteo-articolari siano tra le cause più diffuse di assenza dal posto di lavoro.
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Il 50% della popolazione dopo i 45 anni lamenta frequenti mal di schiena, lombalgie, lombosciatalgie da ernia con dolori alle gambe e ai piedi per una sofferenza del nervo sciatico”, spiega il
Dottor Aldo Sinigaglia Specialista in Ortopedia e Traumatologia -
Neurochiurgia della colonna di Salus Hospital: “
Si tratta di patologie congenite, legate a un trauma o alla presenza di un tumore. Possono interessare il rachide cervicale, dorsale, lombare o sacrale. Oltre a procurare dolore, sono patologie ad alta invalidità”.
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Siamo in grado intervenire anche nelle fratture vertebrali da osteoporosi, inserendo nel corpo vertebrale collassato piccole quantità di sostanze cementanti tramite un’iniezione praticata con un’apposita siringa”, continua Sinigaglia : “
In questo modo si scongiurano ulteriori cedimenti, si dà maggiore solidità e si elimina il dolore lamentato dal paziente”.
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Lo stesso discorso vale per le deformità da degenerazione e per le deformità che insorgono nell’adolescente a seguito di scoliosi idiopatica, un’alterazione delle vertebre e delle altre strutture di sostegno del tronco”, prosegue Sinigaglia. “
In questi casi siamo in grado di attuare una chirurgia più conservativa rispetto al passato. Si pratica un’incisione e, senza toccare la muscolatura, impiantiamo una protesi e ricreiamo le fisiologiche curvature della colonna vertebrale - aggiunge -
rivolgendo molta attenzione al rispetto dei parametri pelvici: il bacino, infatti, deve mantenere una posizione ben precisa nello spazio, riducendo drasticamente possibili complicanze o effetti collaterali”.
Anche lo stile di vita influisce su queste patologie, come spiega il dottor Sinigaglia: “
La sedentarietà, la postura sbagliata dovuta ad abitudini, comportamenti scorretti, l’aumento di peso, attività lavorative usuranti o faticose provocano un’impennata percentuale delle malattie al rachide, ad iniziare dalla diffusissima lombalgia”.
In tutti questi casi, comunque, la chirurgia mininvasiva rappresenta un’efficace alternativa, con molti vantaggi per il paziente: ridotti tempi d’intervento e degenza, recupero lavorativo e dell’attività fisica molto più rapidi, cicatrici poco visibili.