Salus Hospital / 23 aprile 2018

Piede piatto nel bambino: cosa fare? Come riconoscerlo, prevenirlo e trattarlo

Piede piatto nel bambino: cosa fare? Come riconoscerlo, prevenirlo e trattarlo
Tutti i bambini nascono con i piedi piatti, si tratta di un fenomeno fisiologico. Nel corso della fase di accrescimento il bambino, mentre sta imparando a camminare, ha bisogno di una base di appoggio più ampia, pertanto in questa fase il piede piatto offre un vantaggio e non è da considerare patologico.
Fino agli 8-12 anni, la mancanza dell’arco plantare spesso è solo una situazione di passaggio e, con la crescita, la volta del piede assume la sua normale curvatura, come ci spiega il dott. Michele Risi, specialista in Ortopedia e Traumatologia e Chirurgia del piede e caviglia del Salus Hospital di Reggio Emilia.

Dott. Risi, che cosa si intende con il termine "piede piatto"?

Il nostro piede presenta, sul bordo interno, una zona rialzata che prende il nome di “volta plantare mediale” o “volta longitudinale interna”. In situazione di normalità, questa parte non appoggia al suolo, ma ha la forma di un arco che permette la corretta distribuzione del peso del corpo sul piede.
Per piede piatto si intende una malformazione anatomica caratterizzata da un evidente appianamento, totale o parziale, della volta plantare mediale. Conosciuta anche come “Sindrome Pronatoria”, questa patologia è associata al valgismo del retro piede, o “piede piatto valgo”. In questo caso il calcagno, osservato da dietro nel soggetto in piedi, è rivolto verso l'esterno. Talvolta, si può accompagnare a un avampiede abdotto, cioè rivolto verso l'esterno, e a brevità del tendine d’Achille.

Quali sono i sintomi di questa patologia?

In genere, la presenza di piedi piatti non è associata a sintomi particolari. Più comunemente i pazienti lamentano un senso di pesantezza o di facile affaticamento nel compiere i gesti quotidiani. L'alterazione del corretto appoggio a terra del piede e, conseguentemente, la diversa distribuzione del peso sulla pianta, può però essere causa di dolore ai piedi, caviglie, ginocchia, sviluppo di patologie secondarie come fascite plantare, alluce valgo, artrosi della caviglia, iperpronazione (eccessiva rotazione del piede verso l’interno) e problemi posturali.

A che età il piede diventa “adulto”?

Nella prima fase della deambulazione, dai 10 mesi di vita fino ai 3-4 anni, il bambino ha un valgismo di 12-15 gradi, che poi si stabilizzerà a 5-7 gradi solo dopo i 5-6 anni. Fino ad allora si possono osservare casi di bambini che camminano appoggiando i piedi intraruotati o in punta, ma quasi sempre si tratta di fenomeni transitori destinati ad evolvere favorevolmente nel corso dell'accrescimento. Tra gli 8 e i 12 anni il piede inizia progressivamente ad assumere l'aspetto del piede dell'adulto. A partire da quell'età, è possibile stabilire se il bambino avrà il piede piatto anche una volta giunto a fine crescita, e se ci sarà quindi bisogno di ricorrere alla terapia chirurgica.

Dott. Risi, quando è necessaria una visita specialistica per il piede piatto nei bambini?

Nei primissimi anni di vita tutti i bambini hanno i piedi piatti, poiché hanno bisogno di una base di appoggio più ampia per imparare a camminare. La conformazione plantare è destinata a cambiare nel corso dello sviluppo fisiologico. È importante, per i piccoli pazienti, effettuare una prima visita ortopedica di controllo intorno ai 6 anni di età per accertarsi che il bambino appoggi correttamente i piedi durante la deambulazione e verificare che non vi sia la presenza di una vera e propria patologia.

Cosa si valuta con la visita?

Occorre, innanzi tutto, chiedere al bambino e ai genitori se i piedi fanno male e, nel caso affermativo, in quali circostanze. Bisogna poi osservarlo camminare con le scarpe e a piedi nudi e valutare il tipo di usura delle calzature. A Salus Hospital di Reggio Emilia seguiamo un protocollo che prevede l'esecuzione della radiografia di entrambi i piedi sotto carico per valutare eventuali anomalie scheletriche. Ulteriori indagini, come la TAC, sono riservate solo a casi particolari.

Come si cura il piede piatto del bambino?

Se durante la prima visita di controllo viene posta diagnosi di Sindrome Pronatoria associata a piede piatto valgo, si può suggerire l'adozione di scarpe, comunemente presenti sul mercato, che prevedono un inserto plantare standard. In casi più severi, prescriviamo dei plantari personalizzati, realizzati sull'impronta dei piedi da un tecnico ortopedico qualificato. Sappiamo, però, che i plantari o le calzature rigide sono in grado di alleviare i disturbi, ma non modificano lo sviluppo dell’arco del piede sul quale si può intervenire solo chirurgicamente.

A quale età è indicato l'intervento chirurgico e in che cosa consiste? 

È bene ricordare che si deve ricorrere alla chirurgica solo nei casi in cui, dopo gli 8-9 anni di età, è ancora presente una rilevante forma di piede piatto e il bambino manifesta disturbi dolorosi tali da impedirgli di camminare correttamente e/o non consentirgli di svolgere attività sportive. Le età migliori per eseguire l’intervento sono comprese fra gli 8 ed i 12 anni. In alcuni casi selezionati si può effettuare l’intervento anche ai 13-14 anni, naturalmente le possibilità di completa risoluzione del piattismo cala con l’aumentare dell’età.
L'operazione, intervento di artrorisi con vite endosenotarsica, prevede l'introduzione di una piccola vite del diametro di 9-10 mm all'interno di una cavità del piede, il seno del tarso, attraverso una mini-incisione cutanea di un centimetro, e mediante semplice sedazione farmacologica in anestesia locale. La vite, una volta in posizione, si oppone alla pronazione del calcagno facendo risalire la volta plantare, correggendo così la posizione del piede. Tale correzione è inizialmente di natura meccanica, ma successivamente assume una natura propriocettiva, in quanto lo stimolo meccanico esercitato dalla vite a livello dei recettori presenti nei tessuti del seno del tarso tarsi stimola i muscoli deputati al mantenimento della volta. La durata dell'intervento è di una quindicina di minuti.

Cosa prevede il decorso post operatorio?

Per le prime due settimane il bambino cammina con un tutore e due stampelle senza appoggiare il piede a terra. Dalla terza settimana inizia ad appoggiarlo in modo progressivo, abbandona il tutore e indossa una scarpa da ginnastica. Già dopo 15 giorni si può praticare sport in acqua, la corsa leggera dopo 6 settimane, mentre per gli sport “da contatto” (calcio, basket, pallavolo) la ripresa avviene dopo circa 4 mesi.

Le viti sono permanenti?

Non vi è la necessità di rimuoverle in oltre il 95% dei casi. Nei rari casi in cui il paziente avverta fastidio durante la corsa o l'attività sportiva, è possibile rimuoverle a distanza di uno o due anni dall’impianto senza compromettere la correzione ottenuta.
 

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