Salus Hospital / 05 marzo 2018

Sport e bambini, i controlli cardiologici a cui sottoporsi prima d’iniziare l’attività fisica

Sport e bambini, i controlli cardiologici a cui sottoporsi prima d’iniziare l’attività fisica
Fare sport sin da piccoli permette di acquisire un bagaglio di esperienze motorie che sarà prezioso per tutta la vita. Una giusta dose di attività fisica nell’età della crescita contribuisce allo sviluppo del sistema muscolo-scheletrico (ossa, muscoli, legamenti) e del sistema cardiovascolare (cuore, polmoni), oltre a favorire la coordinazione, la capacità di controllo dei movimenti e regolare il metabolismo. Prima di intraprendere qualsiasi attività fisica è però necessario un attento controllo medico per escludere la presenza di eventuali alterazioni, che sotto sforzo potrebbero degenerare in patologie anche gravi. Quali sono quindi i controlli a cui è bene sottoporsi volendo intraprendere una qualsiasi disciplina, specie se agonistica?

“Molto dipende - risponde il Prof. Aldo Agnetti, Responsabile dell’Ambulatorio di Cardiologia Pediatrica al Salus Hospital di Reggio Emilia - dall’impegno che questa attività determina. L’idoneità, obbligatoria per legge, spetta al medico sportivo. Al di sotto dei 12 anni, ad esempio per chi gioca a calcio, è invece il pediatra a dover certificare lo stato di buona salute compatibile con il percorso da intraprendere. Per essere sicuri e tranquilli e poter affrontare serenamente le varie tappe dell’attività, specie se di tipo agonistico e soprattutto quando implica sforzi importanti, è bene sottoporsi ad una visita cardiologica specialistica, eseguire un elettrocardiogramma (Ecg) e un’ecocardiografia”.

L’Ecocardiografia e l’elettrocardiogramma sono due esami differenti, che s’integrano l’uno all’altro. L’Ecg registra le anomalie elettriche a cui l’Ecocardiografia non dà risposte, con questo si possono esaminare l’attività elettrica del cuore, il ritmo, la frequenza cardiaca e la sua morfologia. Viceversa, l’Ecocardiografia può evidenziare patologie di qualunque natura, strutturali oppure funzionali, del cuore: si pensi alle Cardiomiopatie ipertrofiche o dilatative, spesso asintomatiche per tanti anni e che all’improvviso, più facilmente sotto sforzo, si palesano con conseguenze molto severe”.

 “Vi sono invece patologie - continua il prof. Agnetti - fortunatamente non così frequenti, in cui la sola auscultazione del torace non fa emergere problematiche e per le quali l’ecocardiografia non è risolutiva ai fini dell’indagine clinica. In questi casi è proprio l’Ecg a mostrare anomalie in cuori strutturalmente sani. Questo vale per alcune disfunzioni elettriche riconoscibili solo con l’analisi del tracciato elettrocardiografico. La più nota è la Sindrome del QT lungo. Si tratta di un’anomalia elettrica in cui il tratto tra l’onda Q e l’onda T dell’elettrocardiogramma risulta più ampio rispetto ai valori considerati fisiologici. Questa patologia può provocare un innalzamento della frequenza cardiaca, il cui esito è dato o dallo stop spontaneo, con ripresa del normale ritmo sinusale, o dalla trasformazione in fibrillazione atriale. In termini terapeutici, la Sindrome del QT lungo non beneficia dell’intervento chirurgico, ma di una correzione farmacologica utile a proteggere il cuore dall’aritmia e dalle possibili complicanze. Il miglioramento dal punto di vista del benessere del paziente è evidente, sebbene l’attività fisica agonistica, in questo particolare caso, venga vietata”.

“L’aritmologia pediatrica - conclude il prof. Agnetti - ha compiuto negli ultimi decenni grandi progressi nella diagnostica e cura delle aritmie, tutto questo ha portato a una maggiore consapevolezza dell’importanza della prevenzione di fenomeni potenzialmente fatali, tramite accurati esami diagnostici e terapie adeguate. La terapia cammina di pari passo alla patologia riscontrata. In certe condizioni l’intervento chirurgico è risolutivo. Altrettanto risolutive sono alcune procedure non chirurgiche condotte in sala di emodinamica, eseguite dal cardiologo interventista mediante l’utilizzo di appositi dispositivi, grazie ai quali si riesce a correggere il difetto e far sì che il paziente possa tornare alla piena normalità e, dopo qualche mese di convalescenza, alla sua attività fisica preferita”.

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