Il tumore del testicolo è un tumore raro che colpisce soprattutto la popolazione maschile giovane (in genere tra i 15 e i 45 anni) ed è associato a un’evoluzione favorevole, con un tasso di mortalità molto basso (circa il 90% delle persone con una diagnosi di tumore del testicolo è ancora vivo a 10 anni dalla diagnosi).
Questa neoplasia si origina dalle cellule dei tessuti di uno o di entrambi i testicoli, organi deputati alla produzione degli spermatozoi e di alcuni ormoni maschili. Esistono diverse forme di tumore dei testicoli classificate sulla base della popolazione di cellule da cui ha origine. La gran parte dei tumori del testicolo (il 90-95%) origina dalle cellule germinali cioè quelle cellule che contribuiscono alla formazione degli spermatozoi. In genere si distinguono in seminomi e non seminomi.
Stando ai dati riportati dall’Associazione Italiana di Oncologia di medicina (Aiom) e dall’Associazione Italiana Registro Tumori (Airtum), sono circa duemila i nuovi casi annui di questa malattia in Italia.
Ci confrontiamo con il
Dott. Severini Giuseppe, urologo del
San Pier Damiano Hospital,
Clinica Privata Villalba,
Villa Torri Hospital e
Maria Cecilia Hospital.
Quali sono le persone maggiormente colpite e quali i sintomi riscontrati?
Il tumore del testicolo è la forma tumorale più frequente negli giovani uomini e l’incidenza si riduce progressivamente con l’avanzare della età cedendo il posto ad un’altra neoplasia caratteristica dell’età avanzata dell’uomo e cioè al carcinoma della prostata.
E’ importante ricordare che il
picco di incidenza si riscontra fra i 20 e i trent’anni di età.
I pazienti in presenza di questa patologia riscontrano gonfiori a livello dei testicoli, il più delle volte non dolenti. Altri
sintomi sono la tensione, che si manifesta con una sensazione di peso, a livello testicolare o inguinale. Spesso può comparire anche l’ingrossamento delle ghiandole mammarie. Non va sottaciuto che, in considerazione delle nuove abitudini sessuali, una diagnosi precoce può essere legata alla partner che, in corso di rapporto, può constatare una “ anomalia “ mono-bilaterale degli organi genitali esterni sollecitando un controllo specialistico
Come avviene la diagnosi?
L’
iter diagnostico prevede,in presenza di una anomalia genitale esterna, una visita da parte dell’urologo/ andrologo che si completa con un’ecografia dello scroto. Spesso lo specialista prescrive,nel sospetto di un tumore testicolare, il contemporaneo dosaggio ematico di alcuni marcatori (alfafetoproteina,Beta Hcg ed LDH), prodotti dalle cellule di un solo tipo di tumore.
Una diagnosi tempestiva, cioè con il tumore nelle sue fasi iniziali, porta ad una percentuale di guarigione che sfiora il 100%. Proprio per aumentare la probabilità di diagnosi precoce, gli urologi e gli andrologi richiamano l’importanza della autopalpazione (così come consigliato alle donne per il tumore della mammella) del testicolo e delle eventuali osservazioni della partner.
Quali sono i trattamenti indicati?
La chirurgia del testicolo è la prima e insostituibile tappa terapeutica in quanto fondamentale per ottenere una corretta caratterizzazione della neoplasia testicolare. Da ricordare che è da proscrivere in senso assoluto la biopsia percutanea per l’elevato rischio di disseminazione locale che tale manovra comporta. L’asportazione del testicolo (orchifunecolectomia) rappresenta, quindi, il trattamento di elezione per quanto, in casi estremamente selezionati, la chirurgia conservativa, ovvero l’asportazione della sola massa tumorale, può avere un ruolo.
In associazione alla chirurgia, in fase preoperatoria o in attesa del referto istologico, è indispensabile la stadiazione total body tac per evidenziare l’eventuale interessamento linfonodale o localizzazioni a distanza.
La esatta stadiazione della malattia, in associazione alla caratterizzazione istologica, infatti, condiziona il successivo piano terapeutico individuale che potrà essere, sulla base di un coordinamento interdisciplinare tra urologo, oncologo e radioterapista:.
- Sorveglianza attiva, ovvero un preciso piano di controllo temporale di esami di laboratorio e tac
- Interventi chirurgici laparoscopici o laparotomici per asportare le linfoghiandole( con intento stadiante o terapeutico) e masse a distanza
- Radioterapia
- Chemioterapia
Va ricordato,infine, che tutti i trattamenti – chirurgico, radioterapico, chemioterapico - possono essere associati a successivi problemi di fertilità. Di conseguenza, i pazienti candidati a tali terapie devono essere debitamente informati su tali rischi e, dopo adeguata informazione, sollecitati a sottoporsi a una crioconservazione del seme prima di intraprendere il proprio iter terapeutico.
La radioterapia talvolta utilizzata, per quanto sia una proprio sempre meno utilizzato, per via dei possibili effetti collaterali a lungo termine, come l’insorgenza di tumori secondari.
La chemioterapia può essere somministrato a scopo precauzionale, per esempio in pazienti senza evidenza di malattia livello linfonodale o come trattamento in caso di presenza di metastasi linfonodali.
Tutti i trattamenti – chirurgico, radioterpico, chemioterapico - possono essere associati problemi di fertilità.
Di conseguenza, i pazienti candidati a tali terapie devono essere debitamente informati su tali rischi eventualmente sottoporsi a una crioconservazione del seme prima di intraprendere il proprio iter terapeutico.
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