Salus Hospital / 18 luglio 2018

Vene varicose: sintomi, diagnosi e trattamento

Vene varicose: sintomi, diagnosi e trattamento
Le vene accolgono circa l’80% del sangue, il quale tramite i meccanismi di pompa muscolare, di pulsione arteriosa e tono venoso, deve tornare verso il cuore. Un’alterazione di questi meccanismi può dar vita ad una patologia venosa cronica conosciuta come “vene varicose”, ovvero vene dilatate che compaiono, soprattutto sulle gambe, come gonfiori o noduli sporgenti sulla superficie cutanea. Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Elena Righi, specialista dell’unità operativa di Angiologia e Chirurgia Vascolare dell’ospedale di Alta Specialità Salus Hospital di Reggio Emilia.

 
Dott.ssa Righi, cosa si intende per vene varicose?

Per “vene varicose” si intende la dilatazione delle vene superficiali delle gambe, che comporta difficoltà di flusso sanguigno e problemi di ristagno. Le vene solitamente interessate sono la grande safena, che attraversa la parte interna di gamba e coscia, e la piccola safena, che dalla parte posteriore del polpaccio arriva al cavo del ginocchio. Questa patologia è originata dall’indebolimento delle pareti venose, che allungano e allargano sensibilmente i vasi. Anche le valvole che impediscono il riflusso di sangue cedono, causando accumuli ematici nei vasi per gravitazione, che visivamente appaiono come le sottili striature blu che tutti conosciamo.
 

Quali sono le cause principali ed i sintomi di questa patologia?

Partiamo dalle cause: ci sono l’eredità e la familiarità con la malattia, ma anche l’obesità, la carenza di attività fisica e di tono muscolare. Il fattore che maggiormente influisce sulla pressione sanguigna venosa è la postura. Durante la stazione eretta, soprattutto se prolungata, la pressione venosa aumenta notevolmente, fino a dieci volte la pressione normale. In alcuni casi, la causa è invece nella primitività della patologia, significa che un paziente può nascere con dei meccanismi già disfunzionali, come valvole che non funzionano o un tono muscolare non ottimale. I sintomi delle vene varicose sono la pesantezza degli arti, la pigmentazione e il prurito, soprattutto ai piedi poiché il sangue, ricco di ferro che è una sostanza infiammante, ristagna verso il basso. Quando si parla di malattia venosa cronica ci si riferisce a una patologia già in stadio avanzato, che può provocare segni che vanno dalle varici fino all’ulcera, una manifestazione, quest’ultima, gravosa e difficile da curare, propria di uno stadio avanzato della malattia. Il disturbo colpisce tipicamente la popolazione femminile a causa probabilmente di gravidanze, occupazioni che obbligano a restare in posizione eretta a lungo, traumi e squilibri ormonali.
 

Posso presentarsi complicanze?

Le vene varicose possono portare a diverse complicanze. Quella più comune, la trombosi venosa superficiale, meglio conosciuta come flebite, è stata a lungo sottovalutata. Si tratta di una chiusura del vaso per via di un trombo all’interno: in parole semplici, il sangue coagula e chiude il vaso. Ma alcuni vasi superficiali, come ad esempio la safena, sono in correlazione con i vasi profondi, così una delle conseguenze più estreme potrebbe essere un trombo polmonare in grado di portare anche alla morte. Per questo motivo, in caso di trombosi venosa è bene assumere farmaci anticoagulanti o ricorrere all’elastocompressione, secondo le prescrizioni del medico.
 

Come si arriva alla diagnosi?

Per quanto concerne la diagnosi della malattia venosa cronica, questa è sia strumentale che clinica. Il medico che vede un’anomalia nel paziente, prescrive una visita specialistica. Lo strumento “principe” per valutare le malattie dell’apparato cardiocircolatorio è l’Eco-Color-Doppler. Il Salus Hospital dispone di un ambulatorio di Diagnostica per Immagini deputato a questo tipo di esami: ecografie, radiografie, Risonanza Magnetica e TAC.
 

Come viene trattata questa patologia al Salus Hospital?

Una volta diagnosticata la malattia, occorre passare alle terapie. La forza del Salus Hospital è di poter vantare esperienza con ogni tipo di trattamento: in questo modo i medici hanno la possibilità di fare una scelta oculata del trattamento migliore per ciascun paziente. All’interno della nostra struttura si opta sempre più spesso per interventi minimamente invasivi. Quelli più utilizzati sono tre:
  • Il trattamento con fibra laser
  • Il trattamento con catetere a radiofrequenza
  • Il trattamento VenaSeal
In tutti i tre casi, con una puntura, operando a cielo coperto – quindi senza incisioni –  si inserisce il dispositivo all’altezza del ginocchio, portandolo fino all’inguine. Vengono inoltre somministrate delle punture di anestetico, che hanno il duplice scopo di non far provare dolore al paziente e di favorire la migliore reazione delle pareti venose all’inserimento del dispositivo. A questo punto, l’effetto di fibrosi e atrofia viene provocato in maniera differente in base al tipo di trattamento. La fibra laser, infatti, sfrutta il calore, la radiofrequenza libera energia, il VenaSeal™ si comporta come una vera e propria “colla” che chiude il vaso. I trattamenti mininvasivi consentono di evitare il trattamento di stripping, utilizzato fino a poco tempo fa e che consisteva nella rimozione della vena. Con i nuovi trattamenti conservativi e termoablativi, invece, saranno i macrofagi, le cellule spazzino dell’organismo, a rimuovere la vena ormai atrofica.

 
Per quanto riguarda il decorso post-operatorio invece?

Ci sono ulteriori vantaggi legati alla scelta delle terapie conservative e degli interventi minimamente invasivi, il decorso post-operatorio è praticamente annullato. Infatti, a seguito dell’intervento, il paziente può tornare subito a camminare – e spesso siamo noi stessi medici a suggerirlo – indossando una calza elastica. Inoltre, si tratta di trattamenti sicuri ed efficaci. Il post-operatorio è indolore, tanto che, talvolta, dobbiamo essere noi a ricordare al paziente che ha subito un intervento.

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