Città di Lecce Hospital / 26 luglio 2017

Città di Lecce Hospital: centro di avanguardia per la chirurgia della valvola aortica

Città di Lecce Hospital: centro di avanguardia per la chirurgia della valvola aortica
L’Unità Operativa di Cardiochirurgia di Città di Lecce Hospital – diretta dal dottor Renato Gregorini - è un centro molto ben conosciuto per la chirurgia della valvola aortica e della aorta ascendente, con tecnica mininvasiva, in particolare in mini sternotomia. L’equipe ha all’attivo infatti una casistica numerosa che conta diverse centinaia di pazienti operati ogni anno e che posiziona la Cardiochirurgia di Città di Lecce Hospital ad un livello di privilegio nel panorama internazionale.
 
La chirurgia è destinata a pazienti che soffrono di stenosi aortica, ossia la valvulopatia degenerativa dell’anziano oggi più diffusa, che rappresenta “una vera e propria epidemia.”, in quanto colpisce quasi 300mila italiani di età superiore ai 70 anni, ogni anno. “La stenosi aortica comporta una degenerazione delle valvole che tendono a diventare fibrotiche e più rigide – spiega il responsabile della Cardiochirurgia di Città di Lecce Hospital, dottor Renato Gregorini - e a ridurre la propria funzionalità. Quando questo accade, la valvola aortica viene aggredita dal calcio che si deposita e le strutture diventano calcifiche. Venti anni fa un ultra 80enne operato alla valvola aortica era una sorta di mosca bianca: oggi un centro come il nostro opera il 20% dei pazienti di oltre 80 anni con ottimi risultati  e con una mortalità molto bassa”.
 
La tecnica impiegata per sostituire la valvola aortica è la mini sternotomia che prevede una incisione cutanea al centro dello sterno di 7 centimetri e un’altra piccola incisione nella parte superiore dello sterno fino al terzo spazio intercostale. “In  questo modo lo sterno non viene separato del tutto – continua il cardiochirurgo - ma solo in modo parziale: da questa piccola apertura si può sostituire la valvola aortica e anche la aorta ascendente, quando è necessario. La tecnica chirurgica di impianto è la stessa di quella impiegata nella chirurgia tradizionale: viene asportata la valvola in maniera completa, l’anulus viene decalcificato in modo totale e si innesta la valvola biologica più grande che è possibile mettere. Quello che cambia però è lo spazio: il cardiochirurgo – prosegue Gregorini – grazie a dei veri e propri trucchi – impara a muoversi in uno spazio più ristretto”.
 
La cardiochirurgia mininvasiva - le cui procedure prevedono incisioni di pochi centimetri nello sterno (da qui il termine di ministernotomia) o nel torace (minitoracotomia) – presenta indubbi vantaggi: sia per l’impatto sulle condizioni generali del paziente, specie se in età avanzata e in presenza di altre patologie che sconsigliano la chirurgia tradizionale; sia dal punto di vista del recupero psico-funzionale e del risultato clinico complessivo.
 
Per maggiori  informazioni contatta l'Ambulatorio di Cardiochirurgia.
 

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