Clinica Privata Villalba / 03 maggio 2023

Che cos’è la perimplantite e come si tratta

Che cos’è la perimplantite e come si tratta

La perimplantite è un’infezione batterica dei tessuti intorno all’impianto dentale, che provoca una perdita di osso. Si comporta quindi in modo simile alla parodontite, l’infezione dei tessuti attorno al dente naturale.
Ma come riconoscerla e cosa fare in caso di perimplantite? Risponde il dott. Michele Cassetta, coordinatore della Dental Unit di Clinica Privata Villalba di Bologna.

Come riconoscere la perimplantite?
La perimplantite insorge nei tessuti attorno ad un impianto dentale, ma può presentarsi anche dopo anni rispetto alla protesizzazione. All’inizio dà sintomi blandi: gonfiore, arrossamento, fastidio (in questa fase si parla di mucosite). Se ci si reca dal dentista a questo stadio di sviluppo della patologia, il processo è reversibile e non si incorre nelle conseguenze più spiacevoli. Infatti con il passare del tempo provoca dolore e l’infezione scava delle tasche nel tessuto gengivale, arriva a provocare un riassorbimento osseo con possibile perdita dell’impianto stesso.

Se dopo il posizionamento dell’impianto c’è dolore, è una spia della perimplantite?
I tessuti attorno all’impianto non si infettano immediatamente. Nei primi giorni i dolori possono essere dovuti a dei problemi nell’integrazione dell’impianto con l’osso. La perimplantite si manifesta anche a distanza di anni rispetto all’intervento.

Quali sono le cause?
Una delle principali cause è una cattiva igiene orale: l’accumulo di placca attorno al dente è un terreno fertile per i batteri che causano l’infezione. Quindi è meglio seguire l’igiene quotidiana e fissare i controlli periodici dal dentista e le sedute di routine con l’igienista dentale. Nei pazienti già soggetti alle parodontopatie, la perimplantite è più frequente. Così come nei fumatori, in chi fa eccessivo uso di alcool e nei pazienti che soffrono di diabete. 

Come si diagnostica la perimplantite?
La visita specialistica consente all’odontoiatra di osservare i tessuti e individuare i segni di un’infezione nell’area attorno all’impianto: anche l’anamnesi è importante perché i sintomi riferiti dal paziente sono spesso dirimenti.
Per accertare lo stato di avanzamento dell’infezione invece si eseguono dei sondaggi perimplantari: con delle piccole sonde si misura la profondità delle tasche gengivali. Se superano la misura di 1mm - 1,5mm c’è una condizione patologica. La radiografia invece è l’esame più indicato per rilevare e quantificare la perdita di osso.

In che cosa consiste il trattamento?
In primis si ricorre ad una serie di sedute di igiene dentale per ripulire la zona e ridurre la presenza di batteri, che sono la causa dell’infiammazione dei tessuti. Gli strumenti a disposizione dell’igienista sono spazzolini lucidanti, paste per profilassi, getti di particelle a alta pressione, strumenti a ultrasuoni ecc. Di preferenza bisognerebbe rimuovere la corona della protesi, ma dove non è possibile è comunque importante ripulire le tasche scavate dai batteri attorno all’impianto.
Più la perimplantite è avanzata, più oneroso è il trattamento. Se c’è una perdita di osso, bisogna utilizzare tecniche di chirurgia orale per rimuovere l’impianto, rigenerare l’osso e poi, successivamente alla guarigione, inserire una nuova protesi.

Ci sono dei rischi?
A correre dei rischi sono soprattutto i pazienti con patologie delle valvole cardiache o soggetti immunodepressi, che possono andare incontro a complicanze in caso di infiammazioni o infezioni croniche, soprattutto se la perimplantite è a carico di più di una protesi. Questa patologia non deve essere mai sottovalutata, specialmente nei pazienti più fragili.
 

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Revisione medica a cura di: Dott. Michele Cassetta

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