Lo
scompenso cardiaco viene definito come sindrome clinica complessa che può essere generata da qualsiasi danno a carico del cuore. La patologia impedisce il riempimento o la contrazione dei ventricoli e si manifesta nei pazienti con
affanno e facile stanchezza. Quando lo scompenso è contestuale ad altre patologie, come l’
infarto del miocardio e/o e
l’insufficienza valvolare, si interviene chirurgicamente. Ne abbiamo parlato con il dottor
Renato Gregorini, responsabile della
Cardiochirurgia di
Città di Lecce Hospital.
Dottor Gregorini, quali sono le cause dello scompenso cardiaco?
“Nel 60% dei casi, la causa principale è la cardiopatia ischemica quindi chiaramente il paziente va vascolarizzato. Vi sono delle cause anche prettamente mediche come l
'ipertensione arteriosa e le valvulopatie. Lo scompenso cardiaco è una sorta di palestra multidisciplinare dove il chirurgo e il cardiologo lavorano a stretto contatto”.
Quali interventi vengono eseguiti su un cuore colpito da scompenso?
“Nei casi in cui c’è stato un danno al cuore per colpa di un infarto, c’è la possibilità di rimodellare la camera ventricolare sinistra che ha subito l’ infarto. Una rivascolarizzazione completa dà maggiore possibilità di recupero del cuore. In caso di valvulopatie invece, queste vanno trattate se è possibile con trattamenti conservativi in modo tale che il cuore possa recuperare una funzione adeguata”.
Lo scompenso può essere trattato in sala ibrida. Come?
“In sala possiamo eseguire sia interventi di cardiochirurgia open che endovascolari. Il valore aggiunto di una sala ibrida è che mette a contatto vari professionisti, ossia cardiochirurghi, cardiologi, anestesisti, chirurghi vascolari e radiologi. Diverse professionalità si incontrano per cercare di fare per il paziente un intervento dalla minore invasività possibile”.
Perché i trattamenti in heart team sono più sicuri ed efficaci?
“Oggi le Linee guida impongono che ogni valutazione complessa su pazienti complessi debba essere eseguita in heart team, ossia un gruppo di professionisti che mettono a disposizione le loro conoscenze e il loro know-how per fornire al paziente il miglior trattamento possibile, specie nei casi di pazienti cardiopatici, particolarmente anziani e fragili che hanno bisogno di terapie meno invasivo e al tempo stesso efficaci”.
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