È
uno dei disturbi muscolo scheletrici maggiormente diffusi in Italia (secondi i dati Inail il più diffuso fino al 2016, quando è stato superato dalla tendinite della cuffia dei rotatori) e colpisce soprattutto le donne: parliamo della
sindrome del tunnel carpale, che oggi è possibile
trattare in modalità mininvasiva grazie all’
artroscopia.
Il
Dott. Donato Panetta, responsabile della
Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia del
D’Amore Hospital di Taranto, ha eseguito oltre 1.000 artroscopie per il trattamento chirurgico endoscopico della sindrome, e spiega
perché è importante intervenire il prima possibile.
Cos’è la sindrome del tunnel carpale
Il tunnel carpale è un
canale situato tra la base della mano e l’inizio del polso, attraverso il quale corrono il nervo mediano e i nove tendini flessori delle dita della mano. Può essere interessato dalla sindrome del tunnel carpale, patologia dovuta alla
compressione del nervo mediano nel suo passaggio attraverso il tunnel. Tra le
cause troviamo anche fratture, dialisi, diabete, artrite reumatoide, gravidanza.
La sindrome colpisce, infatti,
soprattutto le donne, per via di una predisposizione ormonale (con un’incidenza di 9 volte superiore rispetto agli uomini), e maggiormente chi è esposto ad
attività lavorative che richiedono il mantenimento del polso in flessione.
I
sintomi più diffusi riguardano dita e mano e sono:
- dolore (spesso durante la notte);
- intorpidimento;
- formicolio alle dita;
- variazioni di sensibilità (mancanza di sensibilità, ma anche ipersensibilità);
- mancanza di forza.
Diagnosi e trattamento
La
diagnosi della sindrome del tunnel carpale avviene con una
visita specialistica. L’ortopedico, dopo l’
anamnesi, sottopone il paziente a un
esame obiettivo, eseguendo una serie di semplici test volti a studiare forza, sensibilità e riflessi di mano e dita. Il medico potrebbe ritenere opportuna anche l’esecuzione di alcuni
esami di approfondimento come
ecografia,
risonanza magnetica, ma
l’esame specifico resta l’elettromiografia, cioè lo studio del nervo mediano nella parte sensitiva e nella parte motoria.
In una fase di
diagnosi precoce, si opta per un
trattamento di tipo conservativo, che rallenta la progressione della patologia con l’uso di farmaci antinfiammatori e antinevritici, di infiltrazioni di cortisone, con fisioterapia e tutore (specialmente durante le ore notturne).
In molti casi, tuttavia,
il ricorso al trattamento chirurgico si rende necessario per arginare danni al nervo che possono rivelarsi permanenti.
Trattamento chirurgico mininvasivo: l’artroscopia
Al tradizionale trattamento chirurgico a cielo aperto, in presenza di un chirurgo esperto, viene oggi preferito
l’intervento endoscopico sulla sindrome del tunnel carpale, mininvasivo. Questa opzione consente
tempi ridotti di degenza e di recupero.
L’intervento si svolge in
Day service, con
anestesia locale che permette al paziente di essere dimesso nella stessa giornata del trattamento. Durante l’artroscopia, il chirurgo pratica
un’incisione della larghezza massima di un centimetro sulla pelle, inserisce l’endoscopio e va sezionare il legamento carpale, consentendo la decompressione del tunnel. Generalmente
l’intervento dura pochi minuti, viene applicato un solo punto di sutura riassorbibile e, in mancanza di complicanze, il paziente può tornare a casa e seguire una semplice terapia antibiotica.
La
visita di controllo si rivela spesso una accortezza proforma e, a distanza di un mese, il paziente può riprendere regolarmente le normali attività quotidiane. Nelle settimane o nei mesi successivi all’intervento, il paziente potrebbe avvertire indolenzimento nella zona della cicatrice. L’intorpidimento e il formicolio possono scomparire rapidamente oppure in maniera più graduale. Possono essere necessari diversi mesi affinché la forza della mano e del polso torni ai livelli originali. È anche possibile, però, che i sintomi non scompaiano completamente dopo l’intervento chirurgico, specialmente nei casi in cui la compressione del nervo è molto importante o è presente da lungo tempo.