Elettrocardiogramma sotto sforzo: l’esame "guida" per scoprire la malattia delle coronarie

Elettrocardiogramma sotto sforzo: l’esame
“Alla Clinica Santa Caterina di Torino ci occupiamo della Cardiologia di tipo prettamente clinico attraverso una serie di percorsi diagnostici che prevedono la visita specialistica, l’Ecg (Elettrocardiogramma), l’Ecg sotto sforzo, l’Ecostress, l’Holter, l’Ecocardiogramma transtoracico. Tutti esami non invasivi, la cui valutazione consente di ottenere un quadro di riferimento delle patologie cardiache”.

Ecg sotto sforzo: di cosa si tratta?
“L’Ecg sotto sforzo - spiega il Dottor Alessandro Decio, specialista cardiologo  - si esegue allo scopo d’individuare la cardiopatia ischemica. È una malattia più o meno sintomatica - il paziente può avvertire dolore al petto o non accusare nessun fastidio - la cui componente di fondo è rappresentata da problemi di flusso alle coronarie: le arterie che portano sangue e ossigeno al cuore. L’esame richiede dai 20 ai 30 minuti. Il paziente - collegato all’elettrocardiografo per mezzo di alcuni sensori applicati sul torace e sul dorso - pedala in sella ad una cyclette. Lo sforzo è graduale e viene incrementato aumentando man mano la resistenza dei pedali. Il carico di lavoro continua fino a raggiungere un predeterminato valore di frequenza cardiaca, calcolato dal medico in rapporto all’età del soggetto. Possiamo pertanto verificare la risposta dell’apparato cardiocircolatorio in condizioni di “non riposo”, evidenziando le variazioni del tracciato, le alterazioni del battito (aritmie) o altri disturbi utili alla diagnosi d’ischemia”.

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Che differenza c’è fra l’Ecg sotto sforzo ‘meccanico’ e l’Ecg sotto sforzo ‘farmacologico’?
“L’Ecostress è un’ecografia cardiaca effettuata durante la somministrazione di un farmaco che per qualche minuto stimola il nostro cuore ‘a correre’ sempre più veloce, ma senza far uso della cyclette o del tapis roulant. Grazie a questa ‘corsa virtuale’, l’ecografia fornisce informazioni più ‘raffinate’ e dettagliate sullo stato di salute complessivo dell’organo. L’Ecostress, infatti, permette di valutare la dinamica dei diversi segmenti muscolari e la diagnosi di cardiopatia ischemica si ha quando uno di essi va incontro a specifiche modificazioni nel corso del test”.

Qual è la malattia cardiaca diagnosticata con maggior frequenza?
“Senza ormbra di dubbio è la cardiopatia ischemica; patologia con caratteristiche di vera e propria epidemia. Le cause? Un ruolo non trascurabile gioca lo stress. Possiamo considerare la cardiopatia ischemica come la malattia del benessere. E se da un lato lo stress ‘porta’ all’ipertensione arteriosa, dall’altro un insufficiente controllo del paziente in termini di alimentazione - ora si mangia un po’ di più rispetto ad alcuni decenni fa - contribuiscono nel tempo, specie se sommati ad altri, significativi fattori di rischio quali il fumo, il diabete, una predisposizione familiare per la stessa cardiopatia, ad innalzare le probabilità di un ‘intasamento’ delle coronarie”.

Da quale età è più facile ammalarsi di coronaropatia ischemica?
“Prima dei 50-55 anni è abbastanza difficile incontrare dei pazienti uomini con disturbi derivanti da cardiopatia ischemica. Dai 55 anni in su, soprattutto in chi presenta i fattori di rischio per la malattia e nei soggetti di sesso maschile, la percentuale cresce progressivamente.
 
Come attuare la prevenzione?
“La prevenzione è fondamentale. Purché si tratta di prevenzione reale: il che non equivale al semplice controllo periodico dei parametri ematochimici (analisi del sangue). Il primo passo è dato dalla modificazione dello stile di vita: iniziando da un’alimentazione più consapevole e senza eccessi; dal praticare una regolare attività fisica; dall’evitare il fumo di sigaretta”.

Com’è cambiata la Cardiologia negli ultimi 10 anni?
“E’ cambiata moltissimo. In particolare per gli aspetti che riguardano da vicino la Cardiologia di tipo ‘invasivo’. La parte interventistica, infatti, svolge oggi un compito di primissimo piano nel contrasto delle malattie cardiache. Basti pensare alla coronarografia - l’esame radiologico che visualizza le coronarie dall’interno - grazie alla quale, se vi è un’indicazione clinica corretta, accertare il restringimento o l’occlusione dei vasi così da scongiurare l’infarto e salvare il paziente”.

Quali le altre indagini ‘invasive’ utili a conoscere meglio lo stato di salute del nostro cuore?
“Sicuramente lo studio elettrofisiologico, altra peculiarità della Cardiologia moderna che si concentra sul riconoscimento delle aritmie. Con l’utilizzo di alcune sonde introdotte attraverso le vene delle gambe, arriviamo al cuore di destra per analizzare lo status dei circuiti elettrici e mettere in luce eventuali alterazioni - congenite o non congenite - che possono rivelarsi anche fatali”.

Si ammalano di cuore più gli uomini o le donne?
“In rapporto alla malattia coronarica si ammalano di più gli uomini. Dopo la menopausa, venendo a mancare una certa protezione ormonale, anche le donne iniziano ad avere le stesse problematiche”.
 
Dottor Decio, cos’è invece lo scompenso cardiaco?
Lo scompenso cardiaco può originare da molteplici fattori. Ad esempio da un malfunzionamento delle valvole cardiache - di cui si sottostima l’importanza - o da cardiopatie di tipo ‘muscolare’. Ragion per cui il cuore inizia a pompare di meno.  E ciò a causa dello scarso rifornimento di carburante (sangue ossigenato) dalle coronarie o perché le sue cellule, con il passare del tempo, perdono la naturale forza contrattile. Sotto il profilo terapeutico si può intervenire praticando l’angioplastica dei vasi coronarici e migliorare l’apporto di benzina al motore cardiaco, oppure mediante l’uso di farmaci che puntano a rinvigorire il muscolo. Nei casi più gravi l’alternativa ultima è il trapianto”.

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