L’embolizzazione è procedura mininvasiva che consente di curare diverse malattie senza ricorrere al bisturi. Ampiamente utilizzata, con eccellenti risultati, nel trattamento di patologie come il
fibroma uterino, l’adenoma prostatico, l’adenomiosi, il
varicocele maschile e femminile, i
tumori del fegato e del
rene, più recentemente ha mostrato la sua grande efficacia nella risoluzione delle emorroidi.
“L’embolizzazione - spiega il
dottor Tommaso Lupattelli, Responsabile della Radiologia interventistica di
ICC Istituto Clinico Cardiologico a Roma - consiste nella chiusura di alcune arterie che riforniscono i plessi venosi emorroidari. Una volta occluse le emorroidi cominciano a ridursi fino a scomparire. La tecnica, la cui durata è compresa tra i 20 e i 40 minuti, è indolore. Viene eseguita in anestesia locale con una piccola puntura di lidocaina all’inguine. Nell’arco della 24-48 ore successive la sala operatoria, il paziente è dimesso dall’ospedale”.
Come si esegue e quali eventuali rischi comporta?
“Si esegue come una procedura di angioplastica. S’introduce un sottilissimo catetere dall’arteria femorale comune di destra e si veicola fino all’arteria mesenterica inferiore. Una volta nell’arteria mesenterica s’incanula l’arteria rettale superiore e si chiudono, utilizzando materiale specifico, i 4 rami emorroidari. L’intervento è supportato da un angiografo che permette di visualizzare le arterie sul monitor. In mani esperte, le complicanze risultano pressoché nulle”.
Chi può sottoporsi a questa procedura?
“L’embolizzazione delle emorroidi è indicata soprattutto nei pazienti che presentano emorroidi di 2° e 3° grado. È altresì utilizzata in caso di sanguinamenti acuti sostituendosi alla chirurgia d’urgenza, decisamente più invasiva”.
È possibile affermare che l’embolizzazione evita gli inconvenienti della terapia chirurgica tradizionale?
“Eseguendo l’embolizzazione il paziente non va incontro a tanti inconvenienti chirurgici: in particolare i punti di sutura che possono risultare molto fastidiosi. Non richiedendo tagli, incisioni e ‘ricuciture’ il soggetto ricomincia da subito a condurre una vita del tutto normale. L’embolizzazione costituisce una vera e propria rivoluzione interventistica”.
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