Maria Eleonora Hospital / 24 febbraio 2021

Al via tra i dipendenti di Maria Eleonora Hospital uno screening per valutare la produzione di anticorpi a seguito del vaccino anti-Covid

Al via tra i dipendenti di Maria Eleonora Hospital uno screening per valutare la produzione di anticorpi a seguito del vaccino anti-Covid
A Maria Eleonora Hospital, l’ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research di Palermo, si è conclusa la seconda fase di inoculazione del vaccino anti Covid-19 Pfizer-BioNTech. Iniziata a gennaio, la campagna vaccinale ha coinvolto oltre 200 operatori sanitari. È già stata avviata una rilevante operazione di screening per testare la produzione di anticorpi nei soggetti ai quali è stato somministrato il vaccino.
 
“Questo studio – spiega la Dott.ssa Rosaria Maria Marretta, Responsabile del Laboratorio Analisi di Maria Eleonora Hospital – durerà tre mesi e nasce dalla volontà della Direzione Generale di valutare la produzione degli anticorpi neutralizzanti il virus e monitorare quindi l’efficacia del vaccino. Nello specifico, l’operazione di screening consiste nell’eseguire prelievi ematici per testare la produzione degli anticorpi neutralizzanti della proteina Spike (S) del SARS-CoV-2 dopo la somministrazione del vaccino. La sieroconversione, ovvero il passaggio alla presenza di anticorpi nel sangue, avviene circa due settimane dopo l'inoculazione del vaccino e, in base a queste evidenze scientifiche, si è programmato di eseguire il test anticorpale contro la proteina S in tre step: il primo test a due settimane dalla seconda dose del vaccino, il secondo test a distanza di un mese, il terzo test a tre mesi al fine di osservare l’andamento della curva di produzione anticorpale”. Si valuterà, infatti, la quantità di anticorpi IgM e IgG anti Covid-19 presenti nel sangue: i primi si sviluppano dopo la prima esposizione ad un agente estraneo; i secondi possono essere rilevati anche a distanza di 3-4 mesi e aiutano a sviluppare una risposta immunitaria “secondaria” nelle esposizioni successive allo stesso antigene.
 
L’operazione coinvolgerà esclusivamente il personale sanitario che deciderà di sottoporsi volontariamente allo screening: “Eseguiremo il test in struttura – prosegue la Dottoressa – dividendo il personale in gruppi di circa 30 operatori al giorno. Il test permette la misurazione quantitativa degli anticorpi neutralizzanti anti-RBD (receptor-binding domain) IgM e IgG della proteina S del virus SARS-CoV-2, la cui produzione è una risposta al vaccino. Il virus penetra nel nostro organismo grazie al recettore RBD, una porzione della proteina Spike che serve a legarsi alla cellula bersaglio. In questo caso, la proteina S si lega al recettore bersaglio ACE2, un enzima che si trova sulla superficie di molte cellule, tra cui le cellule alveolari polmonari di tipo II e le cellule epiteliali della mucosa orale. Grazie al vaccino viene prodotta una risposta anticorpale diretta specificatamente verso il sito di legame tra il recettore RBD della proteina Spike e l’enzima di superficie ACE2, impedendone l’interazione”.   

In base a queste osservazioni, si valuterà l’incremento della produzione di anticorpi: “La letteratura scientifica finora prodotta – conclude la Dott.ssa Marretta – evidenzia che quando si contrae l’infezione da SARS-CoV-2 esistono differenze significative tra soggetti sia nella quantità di anticorpi IgG e IgM anti Covid-19 prodotti, sia per quanto riguarda la loro comparsa in termini temporali. Dai risultati di questo screening ci aspettiamo di rilevare un’efficace risposta al vaccino con una buona produzione anticorpale”.
 
Revisione medica a cura di: Dott.ssa R.M. Marretta

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