Alzheimer, come riconoscere e affrontare la patologia che cancella la memoria

Alzheimer, come riconoscere e affrontare la patologia che cancella la memoria
Il morbo di Alzheimer è una patologia che compromette le funzionalità del cervello in maniera progressiva. I dati recenti sull’epidemiologia delle Demenze raccontano una realtà in crescita: in Italia sono oltre un milione 200 mila le persone colpite da patologie neurodegenerative; di queste ben 800 mila soffrono di Morbo d’Alzheimer. 

“La malattia - spiega il Dottor Alfonso Mastropietro, specialista in Neuropsicogeriatria (Neurologia) presso Clinica Santa Caterina da Siena di Torino - è una forma di demenza il cui segno principale coincide con problematiche di memoria, pensiero e comportamento rispetto all’ambiente e alla comunità circostante. I sintomi si sviluppano in maniera graduale fino a divenire così chiari, evidenti da intervenire, pesantemente, con la vita di tutti i giorni. Capire se una persona sia affetta o meno da Alzheimer comporta affrontare una serie d’indagini cliniche affidate allo specialista neurologo, al neuropsichiatra o al neurogeriatria. I campanelli d’allarme vanno valutati con attenzione, discernendo da quelle che possono, invece, essere le ‘normali’ alterazioni neurofisiologiche legate all’età. La perdita di memoria - ad esempio - non è un sintomo ‘solo’ dell’Alzheimer in quanto comune ad altre forme di demenza”.

Ma cos’è, allora, l’Alzheimer e quali i segnali da ricercare?

”È una malattia del cervello che causa il lento declino delle capacità mnesiche e cognitive. In modo sintetico possiamo riassumere i principali segnali d’allarme in alcuni step. Il primo, già detto, è la perdita della memoria: specie quella a breve termine. Vi è poi l’incapacità a pianificare il proprio lavoro e le varie attività quotidiane; seguita dalla difficoltà nella concentrazione e nella soluzione dei problemi prima affrontati con efficacia. E, ancora, nella difficoltà a capire il ‘senso’ delle immagini visive, nel parlare, scrivere e partecipare ad una conversazione. A ciò si aggiunge la confusione spazio-temporale, la diminuita capacità di giudizio. Tra le caratteristiche da evidenziare l’impossibilità a rammentare la posizione degli oggetti, spesso riposti in luoghi insoliti, tanto da determinare nel malato la convinzione che qualcuno possa averli sottratti di proposito o, ancor peggio, rubati.

Ulteriore fase del peggioramento della malattia coincide con la tendenza a distaccarsi dai progetti lavorativi, da ogni forma di socializzazione; con il rifiuto a dedicarsi ai propri hobby e il disinteresse verso lo sport attivo o seguito in tv.
Vi sono poi gli aspetti connessi alle mutazioni dell’umore e della personalità; cambiamenti spesso repentini. I malatti diventano ansioni, sospettosi, depressi, spaventati. Nel complesso, oggi siamo in grado di classificare la malattia in 7 diversi stadi”.

Come si procede nel prendere in carico un paziente con Morbo di Alzheimer?

“Innanzitutto attraverso il chek-up neurocognitivo che mira a stabilire - lo ricordavo prima - se la perdita della memoria, l’ansia, la depressione e i disturbi del comportamento vanno ‘accreditati’ al normale processo d’invecchiamento o siano da attribuire alle prime avvisaglie di malattia del sistema nervoso tra cui, appunto, il Morbo di Alzheimer. Completato l’approfondimento diagnostico e a seconda dei casi esaminati, le opzioni terapeutiche possono prevedere sia l’assunzione di farmaci prescritti dallo specialista neuropsichiatra, sia la riabilitazione cognitiva assieme al neuropsicologo”.

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