Le tecniche chirurgiche mininvasive, negli ultimi anni, hanno rivoluzionato l'approccio in sala operatoria, anche per quanto riguarda ortopedia e chirurgia del piede.
Mininvasivo, infatti, è sinonimo di minilesivo: con un intervento che prevede
incisioni di pochi millimetri, risparmia il più possibile tessuti molli come cute, muscoli e tendini, il recupero e la ripresa delle normali attività sono nettamente più rapidi.
Abbiamo chiesto al
dottor Donato Panetta, responsabile della Unità operativa di
Ortopedia e Traumatologia del D’Amore Hospital di Taranto, quali sono i trattamenti chirurgici del piede per cui è adatta la tecnica mininvasiva, quando è consigliata e i suoi vantaggi.
Chirurgia del piede: le patologie trattate con approccio mininvasivo
La tecnica mininvasiva viene utilizzata, nella chirurgia di piede e caviglia, per il trattamento di patologie e problematiche come:
- sindrome pronatoria del bambino (o piede piatto);
- alluce valgo e metatarsalgie;
- tarsalgie laterali;
- neuroma di Morton;
- tallodinia posteriore;
- tallodinia plantare;
- fascite plantare;
- patologie degenerative e post-traumatiche a carico della caviglia.
Quando è consigliata
L’approccio mininvasivo viene proposto dallo specialista,
dopo aver svolto esami di approfondimento come radiografie e studi sotto carico, quando i risultati di questo trattamento possono essere equiparabili, se non ritenuti addirittura migliori, in confronto a quelli ottenuti con tecniche tradizionali.
La scelta dipende, dunque, non solo dalla patologia, ma anche dal singolo caso. Se, per esempio, per quanto riguarda le metatarsalgie laterali, l’approccio mininvasivo ha quasi soppiantato la tecnica tradizionale,
per l’alluce valgo la tecnica minilesiva è adatta a entità lievi e moderate, in pazienti con articolazioni non ancora danneggiate.
Perché nelle entità gravi di alluce valgo è da preferire la tecnica tradizionale?
La letteratura scientifica riporta che, soprattutto quando si propone l’intervento percutaneo fuori dalle indicazioni consigliate, i danni e le complicazioni possono essere numerose. Le tecniche tradizionali, sempre meno invasive, permettono al chirurgo ortopedico una correzione più completa e di ridurre l’incidenza di complicanze e recidive.
Quali sono i vantaggi dell’approccio mininvasivo
I vantaggi sono molteplici:
- incisioni di pochi millimetri;
- riduzione del dolore post-operatorio;
- tempi di recupero più rapidi.
Le alternative
Sempre nell’ottica della minor invasività possibile e della preservazione dei tessuti cosiddetti nobili (muscoli, tendini, capsule), lo specialista può - in base al caso - indirizzare il paziente verso
trattamenti alternativi alla chirurgia mininvasiva per patologie del piede e della caviglia, tra cui:
- terapie con onde d’urto focali;
- plantari su misura;
- tutori;
- riabilitazione post-traumatica;
- infiltrazioni con PRP (fattori di crescita piastrinici) e cellule staminali.