L’
andrologia è la branca specialistica della medicina che si occupa della
salute maschile, del trattamento e della prevenzione delle patologie che riguardano la
sfera sessuale e
riproduttiva dell’uomo. Dopo l’infertilità maschile, di grande interesse per l’andrologo è il tema dell’
ipogonadismo dell’adulto e dell’anziano, noto sino a qualche anno come “
andropausa”.
Questo fenomeno, meno noto della menopausa femminile, può condurre a un
riduzione del testosterone, con conseguenze importanti sul
metabolismo e sull’
attività sessuale. Ne abbiamo parlato con il
Dott. Vito Angelo Giagulli, responsabile dell’ambulatorio di Endocrinologia, Andrologia e Diabetologia presso
Villa Lucia Hospital di Conversano.
Cos’è l’andropausa
L’andropausa è una
condizione di declino progressivo della funzione della gonade maschile, in particolare dell’attività delle cellule di Leydig, responsabili della produzione degli ormoni androgeni: androstenedione, deidroepiandrosterone (DHEA) e soprattutto testosterone, l’androgeno più attivo.
Nell’invecchiamento fisiologico, generalmente il
calo di testosterone è molto graduale (in media diminuisce dello 0,8% ogni anno a partire dai 50 anni), e può anche non avere sintomi evidenti o manifestarli solo dopo i 60/70 anni. Tuttavia, alcune patologie contribuiscono a una caduta più rapida del testosterone (anche a partire dai 40 anni), causando una vera condizione patologica nota come ipogonadismo dell’adulto (andropausa) o late-onset hypogonadism. Tra queste patologie, alcune sono in progressivo aumento nelle popolazioni occidentali:
- obesità;
- Sindrome metabolica;
- diabete mellito conclamato;
- ipercolesterolemia;
- ipertensione;
- patologie cardiovascolari;
- insufficienza renale cronica;
- Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno;
- depressione.
Differenze tra andropausa e menopausa
Sebbene l’andropausa venga spesso accomunata alla menopausa, si tratta di un
fenomeno molto diverso. La
menopausa, infatti, riguarda la totalità delle donne che, più o meno dopo i 50 anni, entra in una condizione di ipogonadismo stabile. Infatti le gonadi femminili, le ovaie, terminata la riserva ovarica, smettono di produrre gli ovociti e gli ormoni estrogeni.
Nell’uomo, invece, con il calo ormonale dovuto all’andropausa, non si verifica una condizione di ipogonadismo stabile, se non nel 2% circa degli uomini adulti e anziani. Le gonadi maschili, i testicoli, continuano a produrre - seppur in quantità minore per l’invecchiamento fisiologico - testosterone e spermatozoi.
I sintomi dell’andropausa
I sintomi principali dell’andropausa riguardano:
- la sfera sessuale (calo del desiderio, riduzione delle erezioni mattutine, disfunzione erettile);
- i cambiamenti di umore (senso di stanchezza, scarsa concentrazione, depressione);
- le disfunzioni del sistema cardiocircolatorio e nervoso (insonnia, aumento della sudorazione);
- i cambiamenti fisici (obesità addominale, assottigliamento dell’epidermide, ginecomastia, perdita dei peli del corpo, riduzione della massa muscolare).
Per effettuare una
diagnosi, è fondamentale un
dosaggio degli ormoni androgeni, tra cui il testosterone, tramite analisi del sangue.
Le linee guida internazionali indicano che si è in presenza di un ipogonadismo conclamato con
valori di testosterone inferiori ai 280 ng/dl.
Riduzione dei livelli di testosterone: salute e sessualità
Il calo di testosterone, oltre all’attività sessuale, può compromettere la salute generale, in quanto questo ormone regola anche le
funzioni metaboliche. In particolare, il testosterone è un potente anabolizzante, perché favorisce l’aumento della massa muscolare magra e diminuisce la massa grassa e l’insulinoresistenza (limitando, dunque, il rischio di insorgenza di diabete mellito di tipo 2).
Tra le
possibili conseguenze della sua diminuzione ci sono arteriosclerosi, patologie cardiovascolari e osteoporosi.
Trattamento
Per prevenire un calo drastico dei livelli di testosterone nel maschio sono fondamentali un’
alimentazione sana e un
corretto stile di vita, che permetta di
evitare la sedentarietà e abitudini dannose come
fumo (che compromette il sistema cardiovascolare e quello neurologico) e
alcool (che influisce negativamente sul metabolismo del fegato).
Dopo la diagnosi di ipogonadismo conclamato, lo specialista può optare per una
terapia sostitutiva con testosterone. Generalmente essa è somministrata per via intramuscolare nei soggetti più giovani, mentre per i soggetti adulti o anziani è consigliabile la somministrazione giornaliera per via cutanea. Di solito non presenta importanti effetti indesiderati, a patto che si effettui un monitoraggio regolare attraverso prelievi venosi (per la valutazione di concentrazione dei globuli rossi e di PSA, il marcatore della prostata) e visite per il controllo della prostata.