San Pier Damiano Hospital / 05 aprile 2020

COVID-19 e allergia: 8 cose da sapere

COVID-19 e allergia: 8 cose da sapere
In primavera la patologia allergica respiratoria si riacutizza. Tuttavia la sintomatologia tipica dell’allergia respiratoria potrebbe essere confusa con quella del COVID-19
Il dott. Giuseppe Timoncini, allergologo del San Pier Damiano Hospital di Faenza, pone alcuni punti utili per distinguere tra le due patologie, senza cedere al panico.
 
Le allergie esplodono in primavera
Le temperature miti della primavera portano alla fioritura di molte piante, aumentando la concentrazione di pollini nell’aria. “L’organismo dei soggetti allergici risponde in maniera anomala al contatto con questi allergeni: se entrano nelle vie respiratorie o negli occhi di un allergico, si produce una reazione immunitaria che induce lacrimazione, scolo nasale,  starnuti e tosse”, spiega il dott. Timoncini.
 
I sintomi comuni a COVID-19 e ad allergia respiratoria
Raffreddore, tosse e difficoltà a respirare sono sintomi comuni sia all’allergia ai pollini che al COVID-19. Anche la congiuntivite, frequente nelle allergie,  può presentarsi nel COVID-19. Tutto ciò può destare qualche preoccupazione in chi li accusa”, prosegue il medico. “Generalmente coloro che sanno di essere allergici riconoscono la sintomatologia tipica, mentre  quelli che la sperimentano per la prima volta  necessitano di informazioni per  distinguere le due cose”.
 
Come distinguere le due patologie?
Il primo sintomo da tenere in considerazione è la febbre: l’allergia respiratoria da pollini non provoca febbre che è invece un sintomo proprio del COVID-19. Quindi, in presenza di febbre, è sempre opportuno contattare il medico di base e farsi dare indicazioni su cosa fare, specialmente se si teme di essere entrati in contatto con il nuovo coronavirus. Inoltre la rinite allergica si manifesta con starnuti a raffica e naso che cola abbondantemente, più rari nell’infezione da nuovo coronavirus”.
 
Terapie  necessarie per curare l’allergia
Riguardo alle terapie il dott. Timoncini indica che “i pazienti che sanno di essere allergici, alla comparsa dei primi sintomi, devono iniziare la terapia prescritta dall’allergologo con farmaci antistaminici e cortisonici inalatori. Dopo circa tre/cinque giorni di terapia i sintomi dell’allergia dovrebbero scomparire”.

Che cosa succede per chi non sa di essere allergico ma presenta sintomi riconducibili a un’allergia di tipo respiratorio?
Per loro è opportuno contattare il medico di base che indicherà una terapia  e se è necessaria una consulenza allergologica”.
 
E se il raffreddore non passa…?
Se dopo tre/cinque giorni di terapia il raffreddore, la tosse e la congiuntivite non passano, soprattutto in presenza di febbre, è importante auto isolarsi, telefonare e attendere il proprio medico o rivolgersi ai numeri regionali predisposti per l’emergenza, senza recarsi in pronto soccorso o presso i presidi ospedalieri”.
 
Trattare l’allergia riduce il rischio di contagio da COVID-19?
Il trattamento dell’allergia riduce la sintomatologia tipica che può indurre a toccare naso e occhi con le mani non pulite. Inoltre già ridurre gli starnuti e i colpi di tosse riduce la possibilità di contagio verso  le persone. Questo è importante per  evitare la diffusione del virus perché  molte persone  sono inconsapevolmente portatori sani di virus e tali possono essere anche  i pollinosici. La terapia riduce anche  il rischio di crisi respiratorie che potrebbero  richiedere l’accesso al Pronto Soccorso che oggi è meglio evitare. 
 
L’allergia è un fattore di rischio?
Molti si domandano se l’allergia respiratoria sia un fattore di rischio per contrarre il COVID-19 in forme più severe o con delle complicazioni. In base alle conoscenze attuali non sembra esserci un nesso di questo tipo. In altre parole il  Coronavirus non "cerca" un allergico  ma l’allergico potrebbe aiutarlo a diffondersi.
 
Alcuni comportamenti che i pazienti allergici ai pollini possono seguire in casa
In generale, anche non in periodo di pandemia, gli allergici possono mettere in pratica alcuni comportamenti che  limitano  il contatto con i pollini. L’isolamento imposto per il  contagio esclude già le passeggiate all’aperto che possono essere dannose per l’allergico.

Cos’altro si può fare?
"Bisognerebbe anche evitare  l’aria corrente nelle stanze, soprattutto nelle ore centrali, che   riempie  la casa di polline. Anche il fumo di sigaretta può peggiorare la sintomatologia allergica, contribuendo ad acuire le difficoltà respiratorie e i fastidi agli occhi”, aggiunge il dott. Timoncini.
 
Revisione medica a cura di: Dott. Giuseppe Timoncini

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