Diabete a scuola: come si affronta

Diabete a scuola: come si affronta
Con l’inizio del nuovo anno scolastico entreranno nel mondo della scuola, come di solito, anche i bambini con patologia diabetica.  La loro gestione coinvolge abitualmente famiglie, operatori, insegnanti, pediatri e, qualche volta, anche infermieri.  Insieme al Dottor Marco Comaschi, specialista in Diabetologia, Endocrinologia e Medicina Interna a ICLAS – Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità di Rapallo, cerchiamo di capire come si manifesta il diabete, qual è la forma più frequente nei bambini e negli adolescenti e come si gestisce al meglio all’interno della scuola.

 “Il diabete di tipo 1, che è essenzialmente quello che interessa la fascia di età dei bambini in età scolare,  è una malattia endocrina del pancreas, che per uno stato infiammatorio cronico, perde la capacità di produrre l’insulina, ormone fondamentale che regola la quantità di glucosio nel nostro organismo.
Esistono varie forme di diabete: mellito di tipo 1, di tipo 2 e diabete secondario ad altre affezioni (patologie endocrinologiche, fibrosi cistica ecc).
Nei bambini e negli adolescenti, in genere, si diagnostica la forma di tipo 1, in cui l’insulina è totalmente mancante. L’assenza dell’ormone insulinico non è compatibile con la vita, quindi questi giovani pazienti hanno bisogno di somministrazioni di insulina dall’esterno, tramite un’iniezione sottocutanea, più volte al giorno. La quantità di insulina varia a seconda dell’età, dell’alimentazione e dell’attività svolta dal bambino.
Vi sono vari dispositivi per somministrare l’insulina:
  • dispositivi iniettori a penna, di facile e semplice utilizzo
  • microinfusori, infondono 24 ore su 24 insulina nel tessuto sottocutaneo”  con sistemi informatizzati “intelligenti”
I bambini con diabete, oggi, possono frequentare scuole di ogni ordine e grado a partire dalla Scuola dell’Infanzia, in tutta sicurezza, grazie alla maggiore consapevolezza e preparazione che deriva ai genitori dal confronto con i Medici curanti e ai corsi di informazione e formazione che insegnanti e operatori seguono ogni anno. Questo tipo di formazione rende il personale consapevole della patologia e in grado di riconoscere i sintomi di ipo- iperglicemia.

“E’ importante - conferma  il Dottore - che il personale scolastico sia  informato e “formato” su come integrare i bambini affetti da patologie varie con corsi di Pronto Soccorso tenuti da personale medico e infermieristico.  Nel caso del diabete è bene avere nozioni sulla patologia, sulla gestione del soggetto diabetico e su come somministrare l’insulina. Naturalmente resta fondamentale la collaborazione con la famiglia, con il pediatra o l’associazione che segue il bambino. In genere, i bambini della scuola primaria e secondaria sono autonomi nella gestione infusiva, un bimbo della Scuola Infanzia no, in questo caso se non vi è la possibilità da parte del personale di provvedere all’infusione, si può ricorrere di norma al personale infermieristico della Asl di competenza. I farmaci  devono sempre essere custoditi a scuola in luogo sicuro e protetto che tutto il personale conosce. La rete Italiana di Servizi di Diabetologia Pediatrica è molto attiva e supporta costantemente i genitori e gli operatori scolastici.”

Il bambino con diabete deve essere inserito nella comunità scolastica prima possibile, solo così avrà la possibilità di capire che la sua condizione non gli impedisce di fare ciò che fanno i suoi amici, deve solo avere qualche accortezza in più. Una di queste è saper riconoscere l’imminenza di una crisi ipoglicemica o iperglicemica.  Dai 6 anni in avanti, se la crisi è di tipo lieve, il bambino stesso è in grado di informarne l’insegnante di alcuni sintomi premonitori, ma nei soggetti al di sotto di questa età saranno le educatrici che dovranno interpretare alcuni sintomi tipici.

“La crisi ipoglicemica, che spesso rappresenta il più grande timore di genitori ed operatori,  – spiega il Dottor Comaschi - è un improvviso abbassamento di zucchero (glucosio) nel sangue che  può essere causato da un cambiamento nella dieta, da un digiuno prolungato o da attività fisica intensa, o, infine, da una somministrazione di una dose eccessiva ed incongrua di insulina.  Si può classificare:
  • leggera, di 1° grado, si manifesta con senso di fame, mal di testa, tremori, tachicardia, il bambino è vigile e, se adolescente può, trattare in modo autonomo la crisi assumendo 2/3 biscotti non dolci, in alternativa 100 g di frutta o 30g di pane
  • moderata, di 2°tipo, si manifesta con vertigini, sudorazione fredda, sopore, il soggetto non è in grado di gestire la crisi da solo, gli si può somministrare un cucchiaio di zucchero, un succo di frutta o 40 gr di cioccolato al latte. Il comportamento aureo in questo caso rimane la vecchia, ma sempre validissima “REGOLA DEL 15”. In presenza di chiari sintomi ipoglicemici si somministrano 15 grammi di zucchero (una bustina), si attendono 15 minuti, e se i sintomi sono ancora presenti, si ripete la somministrazione di altri 15 gr. di zucchero. Nel contempo si misura la glicemia capillare al dito.
  • severa, di tipo 3°, si manifesta con sudorazione intensa, stato confusionale, il bambino è semi-incosciente, in questo caso sarà necessario ricorrere a un’iniezione di glucagone (farmaco iperglicemizzante che deve essere presente a scuola) o al 112 che provvederà a iniettare il farmaco. Del tutto recentemente è disponibile sul mercato anche una formulazione di Glucagone da somministrarsi come spray nasale, con risultati assolutamente sovrapponibili. Dopo la ripresa della coscienza si dovrà comunque somministrare una dose di non meno di 15 gr. di zucchero al bambino.
L'iperglicemia, invece, si manifesta con sete eccessiva e frequente bisogno di urinare”.

Sia all’asilo, sia nella scuola primaria e secondaria, spesso i bambini/adolescenti, consumano il pranzo a scuola, non hanno l’esigenza di una dieta particolare, come tutti dovrebbero seguire un’alimentazione sana, variata e moderata.

“Certo – ribadisce il Dottor Comaschi – importante è che il bambino/ragazzo non dimentichi la misurazione dell’insulina prima del pasto, che consumi le quantità di cibo previste dalla dieta che la famiglia o il centro diabetologico deve far pervenire alla scuola (cioè la quantità di carboidrati deve essere adeguata alla dose di insulina infusa), che non vi sia ritardo o anticipo dei pasti rispetto al momento dell’assunzione di insulina.
Se succedesse che il bambino/ragazzo rifiuta il piatto proposto è necessario assicurarsi che consumi almeno dei carboidrati (pasta, riso, pane, patate) altrimenti può rischiare una crisi ipoglicemica, se così non fosse proporre in alternativa un panino o del succo di frutta. Se decide di non mangiare un piatto di carne o pesce, non è un problema. Durante la mattina può succedere che richieda anche di consumare uno snack, non neghiamolo, serve a prevenire l’ipoglicemia”.

L’attività fisica, fortemente suggerita a chi trascorre gran parte della giornata tra i banchi di scuola, è consigliata anche a chi convive con il diabete. 

“Assolutamente sì – conferma il Dottore – basta ricordarsi il controllo della glicemia prima dell’inizio dell’attività. Se l’esercizio fisico si svolge a metà mattina o alle ultime ore dell’orario scolastico bisogna avere l’accortezza di proporre o ricordare al bambino/ragazzo di consumare uno spuntino.  Dal momento che l’esercizio fisico tende ad abbassare la glicemia, sarebbe opportuno avere a disposizione bibite zuccherate o zollette di zucchero in caso di ipoglicemia. Qualora si presentasse una crisi, far sedere il soggetto, fargli assumere zuccheri a rapido assorbimento e non consentirgli di riprendere l’attività finché la glicemia non si è stabilizzata”.

Il diabete non impedisce ai bambini/ragazzi di vivere come i coetanei sani, anzi spesso possono essere di stimolo e motivo di crescita per l’intera comunità scolastica.
 
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Revisione medica a cura di: Dott. Marco Comaschi

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