Donne, carico mentale e stress emotivo

Donne, carico mentale e stress emotivo

Il lavoro di organizzazione della casa e della famiglia ricade ancora oggi per lo più sulle donne.

Abbiamo approndito l'argomento con la dott.ssa Chiara Maddalena, psicologa e psicoterapeuta dell'Ospedale Santa Maria di Bari.

La donna sente ancora il peso delle norme sociali che la vedono come il principale responsabile dell’organizzazione familiare e del benessere psicofisico di tutti i membri della famiglia?

 Ritengo che nonostante i rapidi mutamenti sociali avvenuti nel nostro paese le donne sentano ancora forte il peso dell’organizzazione familiare e del benessere psicofisico di tutti i membri della famiglia. Non di rado quando incontro le pazienti affette da carcinoma mammario, che mi raccontano della scoperta del tumore, molte di loro attribuiscono i ritardi nella diagnosi all’aver rinviato esami e visite specialistiche, perché troppo impegnate nel lavoro di cura dei propri familiari. Le donne non sentono purtroppo di essere una priorità nell’elenco infinito dei compiti che le riguardano. Le conseguenze di questo oneroso lavoro di cura costante coinvolgono il corpo, la mente, il lavoro e le relazioni, impattando anche sull’universo maschile, quindi sui compagni, ma anche sui figli.

Quali sono le conseguenze in termini di carico cognitivo ed emotivo per la donna?

Stress e ansia, sino agli attacchi di panico, perdita di concentrazione, incapacità di portare a termine gli obiettivi con profitto, calo di fiducia in sé stesse, perdita di autostima, depressione, alta conflittualità relazionale, problemi del sonno, disturbi del comportamento alimentare, disturbi della sfera sessuale, stanchezza cronica.

Cosa si intende per carico mentale? 

Per carico mentale si intende il peso che ogni donna sopporta ogni giorno, fatto di preoccupazioni, pensieri, responsabilità, che non la abbandonano e non le consentono distrazioni, le impediscono di concentrarsi su un unico compito e di rilassarsi potendo pienamente delegare o condividere la regia della vita familiare.

Alla base del sovraccarico emotivo pesano solo i condizionamenti culturali e sociali o c'è anche una predisposizione di natura genetica?  

Ricordiamo che la vulnerabilità biologica e quella psicologica interagiscono tra loro e non sempre portano allo sviluppo di un disturbo. Una persona vulnerabile, in presenza di fattori protettivi, con buone relazioni, se non capita qualcosa in grado di scatenare il disturbo può non ammalarsi mai di depressione. La letteratura internazionale riporta dati che indicano chiaramente una maggior incidenza nella popolazione femminile di disturbi ansioso-depressivi e indipendentemente dalle cause ritengo che la cultura e la società possano far molto per proteggere le donne.   

Quali aspetti della vita della donna vengono maggiormente influenzati dal sovraccarico mentale? (carriera lavorativa, rapporto di coppia, gestione della propria salute, interessi personali e relazioni sociali, perdita di identità individuale)

Tutti questi ambiti potenzialmente possono essere danneggiati dal sovraccarico mentale, perché le donne esauriscono le risorse energetiche da dedicarvi.

Work-life balance: quanto è importante favorire l’equilibrio vita lavoro visto che la donna è messa tuttora nella condizione di dover scegliere tra l’uno e l’altra?

È fondamentale se consideriamo come dati il basso tasso di occupazione femminile, le minori retribuzioni rispetto ai colleghi uomini, l’aumento delle separazioni e dei divorzi, dei tassi di burnout e di disturbi psichiatrici in genere nella popolazione femminile, e il crollo delle nascite nei paesi occidentali. Sempre più donne rimandano o rinunciano alla maternità perché questa scelta nel 2024 le espone a una condizione di fragilità che ritengono da sole insostenibile.

A livello psicologico, che ripercussioni può avere a lungo uno stato costante di sovraccarico mentale?

Parlare di ripercussioni esclusivamente a livello psicologico mi sembra riduttivo. È l’unità inscindibile mente-corpo-relazioni che rischia di ammalarsi se il sovraccarico mentale è prolungato e insostenibile dalla struttura che dovrebbe sorreggerlo.

Quali i “campanelli d’allarme” prima di arrivare al cosiddetto “burn out”?

Stiamo attenti all’ansia che ci pervade, alla necessità di avere tutto sotto controllo, alla smania di perfezionismo, alle rinunce, all’irritabilità che proviamo, ai sentimenti di frustrazione, paura, vergogna, alla sensazione di avere pensieri ed emozioni annebbiati dalla stanchezza, all’insoddisfazione, all’invidia verso le altre donne, o verso il mondo maschile, che diventa nemico ostile, anziché alleato partecipe.

Quali consigli si sente di dare per non arrivare al punto di rottura?

Ascoltarsi, osservarsi a livello corporeo ed emotivo, cercando di sospendere il giudizio e la critica, che purtroppo abbiamo interiorizzato. Rinunciare alla perfezione e alla pretesa di ubiquità e onniscienza che abbiamo. Fare un atto rivoluzionario e umile: chiedere aiuto.

Quanto è importante avere dei propri spazi di autonomia, anche economica e come riuscire a mantenerli?

Fondamentale, perché se non si è libere di disporre del proprio tempo e delle risorse economiche si è dipendenti da altri e questo espone le donne a condizioni di fragilità.

Per gestire il carico mentale in maniera più equilibrata e paritaria quanto è importante il dialogo e come chiedere al partner e ai familiari una maggiore condivisione dei carichi e delle responsabilità?

Poter condividere con i propri familiari le proprie difficoltà è liberatorio. Lo è ancora di più se queste vengono accolte, comprese e gestite in maniera equilibrata. Non sempre le donne riescono a raggiungere questi obiettivi da sole. Ogni situazione è a sé, ma è fondamentale non rimandare nelle richieste d’aiuto, per non restare travolti dalla valanga.

Quando invece è meglio affidarsi ad un esperto?

Penso che il supporto specialistico possa essere sempre un valido alleato per la crescita personale e per il miglioramento e benessere individuale, familiare, relazionale. Non necessariamente da una consulenza psicologica emerge la necessità di un percorso terapeutico, ma questa diventa imprescindibile in presenza di disagi clinicamente significativi, che minano la salute psicofisica di una donna ed espongono a rischi i figli o la stabilità di coppia.

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Revisione medica a cura di: Dott.ssa Chiara Maddalena

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