I calcoli: quali sono i sintomi e come si curano con le tecniche mininvasive?

I calcoli: quali sono i sintomi e come si curano con le tecniche mininvasive?
Si parla di calcolosi quando sono presenti uno o più calcoli nel rene, nell’uretere o meno frequentemente nella vescica.
 
"La calcolosi - spiega il Dottor Leonardo Marchionni dell'Ospedale San Carlo di Nancy di Roma - può derivare da una eccessiva secrezione del calcio urinario o, meno frequentemente, da squilibri ormonali. Il sintomo più tipico è la cosiddetta colica renale, che è provocata solitamente dalla discesa del calcolo dal rene nell'uretere. Il dolore della colica è molto forte,  violento, situato nella regione posteriore lombare con irradiazione anteriore verso l'inguine. Può essere accompagnato da nausea, vomito, febbre con brividi, bruciore a urinare e presenza di sangue nelle urine. Spesso diventa necessario rivolgersi a un Pronto Soccorso e assumere farmaci antidolorifici."

"Il dolore - prosegue il Dottore - può anche non presentarsi ma la calcolosi rischia di provocare nel tempo sofferenza funzionale e insufficienza renale per cui è bene effettuare visite preventive per una corretta diagnosi."

Come si effettua la diagnosi della calcolosi urinaria?

La diagnosi si svolge tramite:

esame ecografico - che permette di visualizzare eventuali calcoli o la dilatazione che è un segno indiretto della presenza di un blocco;
esame radiografico - o URO TC che evidenzia le dimensioni e la sede del calcolo.

Quando diventa necessario intervenire per rimuovere i calcoli?

"I calcoli devono essere sempre rimossi - ribadisce il Dottor Marchionni - perché anche quando sono asintomatici possono portare a infezioni urinarie, sanguinamenti e generale insufficienza renale. L'espulsione viene favorita con i farmaci se il calcolo è di dimensioni ridotte e posizionato vicino allo sbocco in vescica. In questo caso si tratta di farmaci antinfiammatori e miorilassanti. La rimozione chirurgica diventa necessaria  quando il calcolo non viene espulso in tempi ragionevoli e il dolore diventa poco gestibile con i farmaci o il rene inizia a mostrare sofferenza. Il calcolo di dimensioni superiori a 7 mm o in posizione "alta" difficilmente progredisce senza intervento."

Come si interviene chirurgicamente?

Normalmente l'intervento può richiedere da due a quattro giorni di ricovero e viene effettuato con tecniche differenti secondo la localizzazione del calcolo, la sua grandezza e la concomitanza di altre patologie:

litotrissia endoscopica endorenale per via retrograda o RIRS (dove l'acronimo sta per Retrograde Intrarenal Surgery - E' la tecnica utilizzata per i calcoli renali di 7-10 mm e consiste in un trattamento mininvasivo. Prevede l'inserimento di un piccolo endoscopio attraverso vescica e uretere per arrivare al rene e polverizzare il calcolo con una fonte laser. In pratica si esegue attraverso le vie naturali senza intervenire quindi sull’addome del paziente. In alternativa si utilizza la litotrissia extracorporea con onde d'urto (ESWL - Extracorporeal Shock Wave Lithotripsy)

litotrissia percutanea o PCNL (Percutaneous Nephrolithotripsy) - se il calcolo renale è voluminoso si effettua un'incisione di circa1 cm in corrispondenza del rene e si crea un passaggio per il nefroscopio che localizza e rimuove il calcolo "bombardandolo"

ureterolitotrissia - si predilige in caso di calcoli lungo l'uretere e prevede l'utilizzo di un ureteroscopio flessibile e della fonte laser

cistolitotrissia - per la calcolosi vescicale che si associa spesso a patologia ostruttiva a livello del collo, il calcolo viene polverizzato per via citoscopica e la causa ostruttiva rimossa per via endoscopica

Dopo l'intervento, nel tempo, è bene effettuare controlli periodici?

"Assolutamente sì - spiega il Dottor Marchionni - a chi soffre o ha sofferto di calcoli si consiglia sempre di effettuare controlli ecografici periodici perché l'incidenza delle recidive è elevata."
 

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