L’idrocefalo normoteso è la
terza patologia dell’invecchiamento più diffusa dopo l’Alzheimer e le vasculopatie cerebrali: interessa il 20% delle persone che soffrono di demenza, in particolar modo,
uomini over 65 anni.
Si tratta di una malattia ad andamento progressivo che può diventare invalidante,
causata da dilatazione dei ventricoli cerebrali e dall’alterazione della pressione del liquido cerebrospinale, che circonda il cervello e lo protegge dai traumi.
Se il liquor non viene riassorbito, si accumula nei ventricoli e il cervello spinto verso l’esterno. Si manifestano sintomi che possono assomigliare a quelli del morbo di Alzheimer.
I sintomi riguardano:
- apparato motorio: difficoltà di camminare, a salire e scendere le scale, andatura magnetica (difficoltà ad alzare i piedi dal pavimento) cadute frequenti;
- controllo della vescica: incontinenza urinaria e necessità di urinare improvvisa,
- deficit cognitivi: demenza, deficit della memoria a breve termine, mancanza di concentrazione o attenzione.
A
Maria Cecilia Hospital di Cotignola una équipe altamente specializzata e multidisciplinare, coordinata dal
dottor Giovanni Bianchedi (Neurologo), il
dottor Umberto Godano (Neurochirurgo) e il
dottor Francesco Pagano (Neuroradiologo) permette di fare
diagnosi e trattamento chirurgico precoce della patologia.
I pazienti sospetti di soffrire di idrocefalo normoteso sono ricevuti in un Ambulatorio dedicato e trattati con terapia farmacologica oppure intervento chirurgico.
Due sono i tipi di intervento neurochirurgico:
- il trattamento standard è costituito da un sistema di derivazione liquorale ventricolo-peritoneale con un catetere di piccole dimensioni all’interno del cranio, connesso a una valvola regolabile e ad un catetere sottocutaneo inserito nell’addome che ripristina la circolazione del liquido cefalo-rachidiano, drenando l’eccesso nel peritoneo.
- In casi selezionati, vi è anche la possibilità di effettuare un intervento mininvasivo endoscopico, la terzoventricolo-cisterno-stomia che realizza un by-pass liquorale intracranico senza applicazione di cateteri o protesi valvolari e senza apertura della cavità addominale, con risultati molto promettenti.