San Pier Damiano Hospital / 08 settembre 2020

Il fisioterapista: cosa fa e in quali ambiti?

Il fisioterapista: cosa fa e in quali ambiti?
Come molte branche della medicina, anche la fisioterapia trova l’origine del proprio nome nella lingua greca. In particolare, la prima parte della parola deriva da “physio”, che si può tradurre con “naturale”. Una definizione interessante per questa disciplina, legata alla prevenzione, alla cura di un eventuale problema e alla riabilitazione in seguito a un intervento o un evento traumatico. Ma di cosa si occupa esattamente il fisioterapista?

Il ruolo del fisioterapista

Il fisioterapista collabora con il medico fisiatra per permettere alle parti del corpo interessate da disfunzioni  di recuperare la propria funzionalità, la perdita della quale può essere dovuta a molteplici fattori: malformazioni congenite, deficit emersi a seguito di una patologia, lesioni di varia natura. Naturalmente anche lo stile di vita può influire negativamente sul nostro organismo: la sedentarietà o un postura scorretta possono provocare l’insorgere di dolori o tensioni. L’intervento del fisioterapista è tecnico-motorio e combina differenti tipi di attività, che vanno dall’azione diretta su articolazioni e muscoli del paziente fino alla prescrizione di esercizi di ginnastica specifici. Una volta stabilita la condizione del paziente, il fisioterapista studia e mette in pratica le tecniche terapeutiche che agevoleranno la sua ripresa. L’obiettivo finale è sempre il massimo livello di benessere psicofisico, che si tratti di soggetti giovanissimi o molto anziani: si può beneficiare di questo tipo di trattamento a ogni età. 

I tipi di terapia fisica

Ogni situazione personale è unica nel suo genere, così come ogni problematica. Per questo, le metodiche di terapia fisica si declinano in varie tipologie:
  • tecniche manuali: chinesiterapia (la movimentazione assistita delle parti del corpo interessate, a beneficio di articolazioni, muscoli e nervi, che può essere sia assistita, sia effettuata dal paziente come esercizio autonomo), massoterapia (il massaggio che favorisce l’allungamento muscolare e la guarigione da traumi), trazione delle articolazioni (per distendere legamenti e muscoli o per allontanare le ossa di un’articolazione)
  • terapia strumentale: laserterapia (utile per strappi muscolari, distorsioni, tendiniti), magnetoterapia (per intervenire su una frattura o su un dolore cronico, oppure prevenire l’osteoporosi), elettroterapia (per evitare l’atrofizzazione di un muscolo), TECAR (ideale come trattamento antidolorifico e antinfiammatorio)
  • riabilitazione: il fisioterapista può assistere il paziente con consigli e pratiche di ginnastica medica o posturale focalizzati su un muscolo o un arto, soprattutto dopo interventi chirurgici o traumi fisici

L’importanza della riabilitazione dopo il COVID-19

Nonostante il COVID-19  sia tuttora in fase di studio, è ormai noto che, anche dopo la guarigione, può lasciare le proprie tracce nell’organismo e minarne il benessere. Ecco perché è fortemente consigliato rivolgersi a un fisioterapista che possa studiare un piano di riabilitazione su misura. L’esercizio fisico può infatti contribuire in modo essenziale al recupero, soprattutto se praticato attraverso allenamenti brevi e regolari. In particolare i polmoni, gli organi maggiormente attaccati dal COVID-19, possono recuperare resistenza attraverso un movimento costante. Grazie all’attività fisica stabilita con il fisioterapista, il paziente può percepire una riduzione dell’affanno e un aumento della forza muscolare, migliorare il proprio equilibrio fisico ma anche psichico, avere più energia e meno stress. Chi ha sofferto di COVID-19 in una forma particolarmente grave deve assolutamente avviare un percorso di riabilitazione, in quanto la ventilazione assistita e la lunga permanenza a letto potrebbero dare luogo a serie criticità: forte affaticamento, rigidità articolare, debolezza muscolare, funzione polmonare limitata, scarsa mobilità, problemi di comunicazione e di salute mentale. La guida di un fisioterapista si fa importantissima in questo iter, che richiede molto tempo e molta pazienza nel raggiungere il traguardo, obiettivo dopo obiettivo. Bisogna poi considerare un’ulteriore possibilità. Secondo i dati, fino al 10% dei soggetti che si riprendono da questa patologia possono sviluppare la sindrome da fatica post-virale (PVFS), caratterizzata da affaticamento, disturbi muscolari e del sonno. Nel caso l’esercizio fisico dia una sensazione di malessere oppure non si verifichino miglioramenti significativi, il paziente deve consultare di nuovo il fisioterapista o il medico e sottoporsi ad alcuni accertamenti. In presenza di PVFS, deve infatti essere studiata una strategia di recupero ad hoc.

Come affidarsi al fisioterapista giusto

Scegliere adeguatamente il proprio fisioterapista non è scontato. Innanzitutto, è necessario verificare che sia in possesso di una laurea almeno triennale in Fisioterapia e risulti iscritto a una fra le associazioni rappresentative riconosciute dal Ministero della Salute. Inoltre, dal momento che la terapia fisica è una disciplina medica estremamente trasversale e che ciascun paziente ha la propria storia medica, è sempre opportuno rivolgersi a centri specializzati e strutture in cui la competenza multidisciplinare sia la normalità, coadiuvato da una costante attenzione all’innovazione tecnologica.Un approccio che si può trovare presso l’Unità di Terapia Fisica di San Pier Damiano Hospital a Faenza.
 
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