L’
Ospedale San Carlo di Nancy, parte GVM Care & Research, Gruppo ospedaliero italiano, fonda la sua attività su un approccio olistico alla cura, in cui l’attenzione al benessere complessivo della persona va oltre la semplice gestione della malattia, coinvolgendo anche l’aspetto emotivo e psicologico del paziente e dei caregiver. In questo contesto si inserisce il progetto di esposizione dei quadri di Stefania Cecchetti, artista e dipendente di un’altra struttura del Gruppo, il
Santa Rita da Cascia Hospital. I suoi quadri hanno infatti trovato perfetta sintonia con i principi dell’ospedale, contribuendo a rendere l’ambiente più accogliente e capace di trasmettere leggerezza e armonia a chi vi accede.
Abbiamo intervistato l’artista Cecchetti per farci raccontare questo progetto e il legame profondo tra arte e benessere.
Come nasce questa collaborazione con l'Ospedale San Carlo di Nancy?
Nasce in maniera estremamente spontanea da un rapporto di stima reciproca con il dott. Alberto Rosati, direttore amministrativo dell’
Ospedale San Carlo di Nancy ed amministratore delegato del
Santa Rita da Cascia Hospital, presso cui lavoro. Aveva apprezzato i miei quadri, appendendone uno nel suo studio. Lì è stato notato ed apprezzato dal Presidente Ettore Sansavini, abbiamo quindi iniziato questo progetto di allestimento presso le sale della struttura. Mi ha fatto molto piacere perché io sostengo che l'arte non deve rimanere chiusa solamente nei soliti ambienti, che siano gallerie o aree museali. Ho fatto altre esposizioni in hotel, bar, in situazioni che non hanno niente di classico.
Esporre in un luogo come un ospedale mi è sembrato un'occasione importante. Spesso si tratta di ambienti impersonali e distaccati, e portare del colore, e in particolare la tecnica dell’astrattismo, mi è sembrato un buon modo per contribuire a creare un ambiente empatico e di relazione con le persone.
Quale è invece lo stato d’animo con cui dipinge?
Io dipingo soltanto se sto bene. Potrebbe sembrare inusuale, poiché l’arte è spesso uno strumento per canalizzare il dolore, il tormento, il tragico. Io invece vivo l’arte con gioia, speranza, sentimenti positivi: per questo ho pensato potesse essere una bella esperienza provare a portare questo tipo di emozioni in un ambiente come quello ospedaliero, a maggior ragione in un luogo come l’Ospedale San Carlo di Nancy che si distingue per il suo approccio olistico e di attenzione al paziente in tutte le fasi della presa in carico. Spesso, nelle sale di attesa o di confronto, la mente vaga verso pensieri più scuri: se l'occhio invece viene colpito da immagini, da colori, da sensazioni positive, credo possa contribuire anche se in piccolo, al benessere e alla comprensione di chi osserva.
Come mai la scelta dell’astrattismo e dei quadri selezionati?
Trovo che l’astrattismo, soprattutto quello guidato dai colori primari come in questo caso, permetta di creare una relazione meno filtrata con chi osserva il quadro, poiché il messaggio è più emozionale che descrittivo: ognuno può riconoscersi o vedere ciò di cui ha bisogno, senza il filtro dell’autore. A guidare la mia selezione è stato anche un criterio estetico: ho scelto dei quadri che ben si combinassero con le sale, accentuandone colori e atmosfera, per creare un ambiente armonioso e accogliente.
All’interno della selezione presente al San Carlo di Nancy, vi è un quadro in particolare a cui è legata?
Anche se ovviamente sono affezionata a tutti i miei quadri, ve ne è uno in particolare, Lava Blu, con cui ho un legame speciale. Mi ricorda un confronto avuto con mia figlia 24enne, a cui sono molto legata e che spesso è la prima persona a vedere i miei quadri. In questo caso cercavo un suo parere, e lei si è sentita subito molto coinvolta da questo quadro. L’ha vissuto molto, mi ha dato dei consigli. È come se lo avessimo fatto insieme, a quattro mani: due mani e due teste.
Ha visto all’interno cose che io non avevo notato, ed è proprio questo che spero di ottenere con i miei quadri: che chi guarda il quadro lo interpreti con i suoi occhi, trasmettendo qualcosa che magari io non vedo, ma un'altra persona sì. Ed è una cosa bellissima, soprattutto quando è detto da una figlia.
Come nasce il suo rapporto con l’arte?
Anche qui, il ruolo dei legami familiari è stato fondamentale. Sia per le mie origini familiari, ma anche perché ho trovato nella pittura un conforto in un momento molto difficile per me e per mia figlia, ovvero la perdita del mio compagno e la malattia di mia madre, che soffriva di Alzheimer. Ho vissuto la depressione e il dolore, fino a che mia figlia mi ha spinto a provare a canalizzare cio che sentivo: ed ecco che dipingere mi ha aiutata a guarire, a riprendermi e trovare una strada espressiva. E mi ha legata ancora di più a mia figlia.
In un certo senso questa esposizione è un cerchio che si chiude quindi
Picasso diceva che l'arte scuote dall'anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni; io dipingo con colori primari assoluti perché riescono a fissare sulla tela le varie emozioni. Nella stesura il movimento della mia mano segue il colore come se mettesse e allo stesso modo togliesse, facendo rimanere il colore sempre ben definito. Racconto la rinascita, l’evoluzione: e spero che in questo possano trovare conforto anche gli altri.
Infine, ci tenevamo ad avere un commento anche dalla direzione:
Dott. Giuseppe Clemente - direttore operativo dell’Ospedale San Carlo di Nancy:
Abbiamo sempre creduto nel potere terapeutico dell’arte e siamo lieti che il nostro personale abbia scelto di mettere il proprio talento a disposizione di pazienti e visitatori dell’Ospedale San Carlo di Nancy. Questa iniziativa si unisce ad altre che nel concreto valorizzano la visione della presa in carico del paziente in maniera olistica. Un altro esempio è il pianoforte già presente nell’atrio della nostra Cappella, all’ingresso dell’Ospedale.
Dott. Alberto Rosati - direttore amministrativo dell’Ospedale San Carlo di Nancy:
L'era sanitaria che stiamo vivendo è caratterizzata da una rapida evoluzione tecologica e un perfezionamento nelle tecniche di cura delle malattie. Sono quantomai convinto che la prossima frontiera ospedaliera, che in alcune strutture sperimentali è già una realtà, sarà la maggiore espansione dell'eziopatogenesi sulle concause emotivie, affettive, psichiche e fisiche che contribuiscono a generare o aggravare le patologie. Parallelamente si espande il campo della cura, si pensi, ad esempio, agli studi sui placebo fatti in america e ripresi anche in italia. Allargando il campo di cura in tutte le dimensioni della vita si possono intercettare eventi che hanno condizionato abitudini e che poi hanno generato patologie. La cura diventa quindi anche cura del modo di pensare, di interpretare la realtà esterna, la nostra esistenza, cura del modo in cui conduciamo il nostro corpo e dell'interpretazione dei suoi messaggi ma anche scelta dei pensieri interni e delle informazioni esterne di cui nutrirci. In questo senso trovo che i quadri di Stefania siano una scelta sana perché accarezzano con calore umano la sfera psichica, emotiva ed affettiva.