Radiologo o chirurgo? La Radiologia Interventistica, per la quale l’Unione Europea già nel 2009 fissava regole e training adeguati, è la metodica che unisce più competenze: abilità nell’impiego degli strumenti diagnostici più sofisticati, buone doti manuali e solida esperienza in sala operatoria.
Presente da tempo, con ottimi riscontri, negli ospedali e poliambulatori GVM Care & Research di Rapallo (Iclas), Reggio Emilia (Salus Hospital), Roma (Istituto Clinico Cardiologico – ICC), Firenze (Maria Beatrice Hospital e Maria Teresa Hospital) e Lecce (Città di Lecce Hospital) è una vera e propria specialità medica derivata dalla Radiologia tradizionale. Comprende tutte le procedure, tra cui quelle mininvasive, eseguibili mediante la guida e il controllo delle normali indagini radiologiche: fluoroscopia, TAC, Risonanza Magnetica, ecografia.
L’applicazione clinica, che al suo esordio si limitava alla sola riduzione dei sintomi dolorosi delle malattie, o poco altro, viene oggi estesa a diverse aree terapeutiche grazie alla duttilità di mezzi di contrasto, ultrasuoni, cateteri, sonde.
In ambito cardiovascolare, oncologico e ortopedico, è la somma di approcci multidisciplinari alla patologia da trattare, frutto dell’intesa tra diverse figure professionali. Nello specifico, trova indicazione col posizionamento di endoprotesi destinate a salvaguardare o riparare i grossi vasi sanguigni, ad iniziare dall’aorta. I dispositivi, realizzati in materiali biocompatibili con caratteristiche innovative, non necessitano di punti di sutura e una volta collocati al posto giusto concorrono alla rapida dimissione del paziente.
Nei disturbi legati al metabolismo, considerato l’innalzamento dell’età media di uomini e donne, la Radiologia Interventistica gioca un ruolo determinante nel ristabilire la circolazione periferica. Il diabete di tipo 2 tende infatti a ridurre e compromettere definitivamente l’irrorazione degli arti inferiori, costringendo il chirurgo, nei casi molto gravi, all’amputazione del piede.
Risultati positivi si ottengono anche nell’affrontare le conseguenze di malattie che colpiscono vene e capillari, abbattendo i costi dell’assistenza.
Dal punto di vista della sperimentazione, gli specialisti stanno ora valutando gli effetti della tecnica tramite termoablazione, (“bruciatura”), sui noduli tiroidei e sulle arterie renali: così da sconfiggere, in quest’ultimo caso, una forma d’ipertensione arteriosa particolarmente resistente ai farmaci d’elezione, scongiurando il pericolo d’infarti del miocardio ed ictus. Termoablazione, terapia con radiofrequenza, embolizzazione (iniezione di sostanze chimiche inerti) sono dunque le nuove frontiere della Radiologia Interventistica a sostegno dei malati di cancro. Soprattutto se il tumore aggredisce organi interni molto delicati (fegato, reni, polmoni, pancreas) o difficilmente raggiungibili dal bisturi o che non rispondono alla radioterapia. L’attenzione della comunità scientifica si sta infine orientando verso lo studio applicativo nel carcinoma mammario o forme maligne in altre sedi. I dati resi disponibili nel periodo di follow up post operatorio, dimostrano come i soggetti sottoposti ai trattamenti possano aspirare ad una migliore qualità della vita, con minor rischio di nuovi ricoveri e complicanze.