Mangiare di notte può far male alla salute?

Mangiare di notte
Nelle ore notturne il nostro corpo solitamente è soggetto a un digiuno di almeno 10 ore, a seconda delle ore di sonno. Ci possono essere però situazioni in cui il normale ritmo sonno-veglia e, a volte di conseguenza, anche la cadenza dei pasti vengono alterati ad esempio anche per necessità lavorative, come nel caso di chi lavora su turni.
 
Quando si soffre di insonnia come può capitare spesso in questo periodo o se si lavora in orario notturno può succedere di mangiare di notte facendo piccoli spuntini o veri e propri pasti e si vanno così ad alterare i processi collegati ad alimentazione, digestione, produzione degli ormoni nei processi metabolici.
 
“Mantenere la puntualità dei pasti, laddove possibile, è importante per la prevenzione dell’obesità, del diabete e delle malattie cardiovascolari” ci spiega la Dottoressa Paola Genovese Medico specialista in Scienza dell’Alimentazione del Centro di Cura della Grave Obesità presso ICLAS di Rapallo (Genova). “Il fatto che il corpo non riesca a gestire correttamente i nutrienti immessi consumati fuori dagli orari abituali dipende dal cosiddetto ritmo circadiano, una sorta di orologio biologico sulla base del quale sono programmate le funzioni vitali delle cellule e quindi dell’intero organismo umano. La notte è il momento del riposo e il corpo frena. Inoltre, mangiare nelle ore notturne, compromette l’appetito per la colazione e il pranzo, andando a innestare un circolo vizioso di comportamenti che vanno contro il nostro stesso orologio biologico”.
 
Se  l’abitudine di mangiare di notte diventa disfunzionale, si può parlare di una vera e propria patologia. “Si tratta della sindrome chiamata Night Eating Syndrome (alimentazione incontrollata notturna) - ci spiega sempre la Dottoressa  - che ha origine psicologica e si lega a disturbi dell’alimentazione, del sonno e dell’umore. Quando se ne soffre si tende a mangiare eccessivamente e in modo compulsivo, anche come compensazione del fatto che non si riesce  a prendere sonno. Gli spuntini, infatti, non sono dovuti davvero a un senso di fame, ma più frequentemente all’umore. L’appetito tende poi a diminuire durante il giorno, per ripresentarsi solo nella fascia pomeridiana, andando contro il ritmo naturale del corpo. A soffrirne – conclude la Dottoressa – possono essere non solo persone che soffrono già di obesità anche se, come detto, c’è una stretta correlazione tra il mangiare di notte e il sovrappeso, ma possono essere anche persone che definiamo normopeso”.
 
Diverso il discorso per coloro che lavorano di notte. “A queste persone – chiarisce la Dottoressa – si consiglia ancora di più di cercare di consumare pasti equilibrati e mangiare comunque ad orari che siano il più possibile vicini a quelli per così dire “normali” per limitare gli apporti energetici tra mezzanotte e le 6 della mattina. È bene quindi non saltare i pasti nell’arco della giornata e concedersi durante la notte spuntini ad esempio, laddove possibile, a base yogurt magro o frutta secca. Ed è sempre fondamentale idratarsi spesso, anche durante la notte di lavoro. Al rientro dal turno è consigliato uno spuntino leggero e non un vero e proprio pasto, prima di addormentarsi, a base di carboidrati evitando invece bevande eccitanti, caffè, thè che possono interferire col successivo riposo”.
 
Per informazioni e prenotazioni contatta gli Specialisti del Centro di ICLAS.
 

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