Ospedale San Carlo di Nancy / 09 gennaio 2023

“Il mio canto in terapia intensiva”: la storia del tenore Andrea Sperrutti

“Il mio canto in terapia intensiva”: la storia del tenore Andrea Sperrutti
Andrea Sperrutti canta da più di 40 anni. Un percorso iniziato giovanissimo, quando a 19 anni inizia gli studi da tenore, per debuttare a Bari poco dopo, a 25 anni. Da lì in poi, una carriera in ascesa che l’ha portato nei più bei teatri d’Italia e del mondo: “Francia, Germania, Singapore, davvero dappertutto” ci racconta. È anche fondatore dell’associazione SOS Musica, che porta la musica e l’opera nelle scuole e non solo, tra le date più recenti quelle al Teatro Argentina e il Teatro India. Ad un certo punto però, Andrea ha cominciato a sentire che qualcosa non andava. “La voce era sempre la stessa, ma non mi sentivo più me stesso” ci racconta in questa intervista. Ed ecco allora l’incontro con il team dell'Ospedale San Carlo di Nancy di Roma, definito da lui “una famiglia a tutti gli effetti”.
 
Andrea, ci racconti come è arrivato al San Carlo e con quale diagnosi
Verso la fine del 2021 sentivo di non star bene: ero affaticato, non riuscivo a fare attività fisiche normalissime come al solito. Un mio grande amico mi ha suggerito di rivolgermi all'Ospedale San Carlo di Nancy. Dopo la visita polmonare, è emerso un problema alla mia valvola mitrale: Il flusso sanguigno invece di completare il suo percorso naturale tornava indietro per via di questo danno alla valvola.
 
Come si è sentito al momento della diagnosi?
Beh, inizialmente non mi era chiarissimo cosa stesse succedendo, ho avuto bisogno di qualche momento per realizzare che mi sarei dovuto operare. Ma in questi momenti un po’ incerti, ho trovato grandissima attenzione ed empatia nello staff dell'Ospedale San Carlo di Nancy. Posso dire che davvero mi sono sentito accolto e benvoluto, come se fossero degli amici di vecchia data. Non ho mai avuto paura, neanche il giorno dell’operazione. Ho persino spinto mia moglie e mio figlio ad andare in vacanza, perché mi sentivo in famiglia, nelle ottime e sapienti mani del prof. Giuseppe Speziale e del dott. Marco Moscarelli.
 
Ci racconti come si è approcciato a quel giorno
I dottori mi hanno confermato fin dall’inizio che si trattava di un intervento di routine ma si sa, è pur sempre un intervento al cuore. Nel dubbio, forse anche un po’ per scaramanzia, avevo pensato di scrivere una lettera per mia moglie, lasciando anche delle indicazioni se il peggio fosse dovuto accadere. Ma alla fine ho lasciato perdere, ed è stato giusto così. Il giorno prima dell’operazione ho fatto una coronarografia, il cui risultato non dava a preoccupare, e il giorno dopo sono stato operato. Ricordo con simpatia che l’anestesista, quando mi ha visto la prima volta senza mascherina, voleva radermi sia il pizzetto che i baffi: ovviamente mi sono rifiutato, e alla fine siamo arrivati al compromesso di lasciarmi i baffi. Sembrano battute da poco, ma in momenti delicati sono proprio queste attenzioni a fare la differenza, e a far fare un sorriso in più.
 
Come si è svolto il post-operatorio?

Sono rimasto in terapia intensiva diversi giorni. In quelle situazioni si perde la distinzione tra giorno e notte, gli orari che scandiscono le giornate diventano sempre meno evidenti. Ricordo infatti una notte che ero sveglio, alle due di notte, e stavo leggendo un libro…non un capolavoro diciamo, ma quello avevo. Il dottore che mi ha operato ha visto la luce accesa e si è avvicinato chiedendomi del libro, e quando gli dissi che quello che mi piaceva di più l’avevo scordato sul comodino nella precedente stanza non ha avuto esitazioni: è andato a prendermelo senza che nemmeno lo chiedessi. In quel limbo senza orari né routine, gesti come questo davvero riempiono le giornate.
 
Ricorda quale è stata la prima canzone che ha cantato dopo l’operazione?
In realtà ho cantato 4 giorni dopo l’operazione, quando ero ancora in terapia intensiva. Infermieri e dottori sapevano fossi un tenore e mi hanno chiesto di fargli sentire come cantavo, così ho eseguito un’aria di Andrea Chenier, è stato davvero un momento molto intenso. E anche una conferma che tutto funzionasse a dovere!
 
Nasce lì l’idea di cantare anche durante la messa di Natale?

Nasce secondo me da un sentimento di sincera amicizia. L’idea era inizialmente di farlo in occasione del festeggiamento di San Carlo appunto, poi venne rimandata e così ci siamo organizzati per Natale. Ho cantato il Panis Angelicus e l’Ave Maria e per me è stato un grandissimo onore, È stato un immenso piacere, un modo per ringraziare e dare indietro l’affetto e la cura che avevo ricevuto. È stato davvero come essere in famiglia.
 
Revisione medica a cura di: Prof. Giuseppe Speziale

condividi o salva l'articolo

Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

Prenotazioni e appuntamenti nel palmo della tua mano

La nuova app MyGVM ti permette di trovare il tuo medico preferito, prenotare visite, controllare l’esito degli esami direttamente dal tuo telefonino! Scaricala ora:
anni