La cardiologia interventistica strutturale è una branca della cardiologia interventistica che si occupa delle patologie valvolari e, in particolare, del loro trattamento mininvasivo con procedure percutanee, ovvero con tecniche che non richiedono incisioni chirurgiche della cute.
Il Dott. Roberto Nerla, responsabile di cardiologia strutturale e di ricerca clinica in
cardiologia interventistica strutturale presso Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA), ci illustra le nuove procedure per il
trattamento di patologie valvolari e i vantaggi della medicina panvascolare.
Quali vantaggi offre la cardiologia interventistica strutturale?
Negli ultimi anni, l’importanza clinica della cardiologia interventistica strutturale è aumentata di pari passo con l’incremento dell’età media della popolazione: alcune patologie valvolari, come la stenosi aortica o l’
insufficienza mitralica, stanno diventando sempre più frequenti e interessano una fascia di popolazione in cui - per motivi clinici o per l’età avanzata - ricorrere a una chirurgia tradizionale potrebbe comportare dei rischi e ritardare la capacità del paziente di riprendere le sue attività quotidiane.
Oggi, grazie anche a tecniche diagnostiche all’avanguardia come l’angioTAC o l’ecocardiogramma transesofageo, è possibile studiare ogni paziente con un approccio multidisciplinare e decidere il trattamento migliore, che spesso è quello interventistico basato su tecniche mininvasive.
I risultati raggiunti fino ad oggi sono promettenti: per esempio, nei pazienti con più di 75 anni, il trattamento della stenosi aortica con l’approccio terapeutico basato sulla tecnica TAVI ha mostrato un’efficacia superiore a quella della cardiochirurgia tradizionale.
In che cosa consiste la tecnica TAVI e quali vantaggi offre?
La sigla TAVI indica un trattamento di sostituzione valvolare aortica per via percutanea, cioè senza incisione chirurgica. Dopo anestesia locale o una blanda sedazione, si pratica al paziente una puntura a livello dell’inguine nell'arteria femorale (TAVI transfemorale), attraverso la quale il sistema di rilascio della valvola può risalire verso il cuore. La
nuova valvola, costruita in materiale biologico come pericardio di bovino o di suino, viene così guidata e posizionata sulla valvola nativa da sostituire e inizia da subito a svolgere la sua funzione in modo fisiologico.
Questa tecnica si può applicare alla quasi totalità dei pazienti (oltre il 95%); infatti, anche in caso di problemi a livello inguinale, che potrebbero impedire la puntura dell’arteria femorale, si possono utilizzare punti di accesso alternativi, come la arteria succlavia.
Che cos’è e come funziona la MitraClip?
La procedura Mitraclip consiste nella riparazione della valvola mitralica per via percutanea e prevede l’impianto di una pinzetta (o clip)
a livello della valvola mitralica. Si applica nel trattamento dell’insufficienza mitralica, sia nella forma primitiva sia in quella secondaria a malattia primitiva del ventricolo sinistro.
In questo caso si procede con una puntura della vena femorale (non l’arteria, come visto invece per la TAVI), che permette, attraverso il setto interatriale, di raggiungere la valvola mitralica con un catetere molto sofisticato e di orientare la pinzetta nel punto adatto. La clip deve infatti inglobare i due lembi della valvola mitralica per poter ridurre il rigurgito della valvola e garantire il miglioramento della funzionalità valvolare. Questa procedura ha dato buoni risultati anche in pazienti con patologie molto avanzate che non sarebbero comunque trattabili con le tecniche chirurgiche tradizionali.
Medicina panvascolare: un nuovo approccio alla patologia aterosclerotica
La medicina panvascolare è concepita per porre al centro della diagnosi e della terapia il paziente nella sua globalità, tenendo conto di tutto il sistema vascolare, non solo di uno specifico distretto. Questo approccio ha una grande efficacia dal punto di vista tecnico e clinico, perché lo stesso specialista può trattare distretti vascolari diversi nello stesso paziente e lo fa tenendo conto di tutta la sua storia vascolare e di eventuali interventi pregressi.
L’approccio della medicina panvascolare è particolarmente importante nel trattamento della patologia aterosclerotica, una condizione infiammatoria sistemica che interessa tutti i distretti vascolari, seppure con diverse manifestazioni cliniche: per motivi emodinamici (cioè dovuti alla velocità del flusso sanguigno) e di suscettibilità individuale, in molti casi ancora non chiari, si possono avere pazienti in cui la patologia può interessare uno, alcuni o tutti i distretti vascolari, ma compito dello specialista è quello di gestire la patologia per il suo carattere sistemico. La cardiologia interventistica, grazie alle tecniche avanzate di cui dispone per il trattamento delle coronaropatie, offre la possibilità di curare anche le patologie di tutti i distretti, comprese le vasculopatie periferiche, come quelle che interessano gli arti inferiori, o quelle aneurismatiche che possono coinvolgere l’aorta toracica e quella addominale. In questo ambito, Maria Cecilia Hospital è sempre stata un punto di riferimento a livello internazionale per la capacità di traslare le metodiche già sviluppate in ambito coronarico al trattamento delle forme più complesse di vasculopatia periferica.
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Dott. Nerla ospite a Teleromagna parla delle trattamento mininvasivo delle patologie valvolari