Salus Hospital / 31 agosto 2022

Prostata: ipertrofia o tumore? I segnali che salvano la vita

Prostata: ipertrofia o tumore? I segnali che salvano la vita
La prostata è una ghiandola situata appena al di sotto della vescica, davanti all'intestino retto. La sua funzione principale è quella di produrre il liquido prostatico, uno dei costituenti dello sperma, che contiene gli elementi necessari a nutrire e veicolare gli spermatozoi. La prostata svolge anche un ruolo nel controllare il flusso di urina: le fibre muscolari della prostata circondano all'uretra e sono sotto il controllo del sistema nervoso involontario, la contrazione di tali fibre causa un rallentamento o anche un arresto del flusso di urina.

In condizioni normali – spiega il prof. Sergio Leoni, specialista Urologo presso il Salus Hospital di Reggio Emilia – la prostata ha una forma ovale, della grandezza di una noce, ma con il passare degli anni o a causa di alcune patologie può ingrossarsi fino a dare disturbi soprattutto di tipo urinario, questo perché l’aumento di volume della prostata può provocare un’ostruzione del canale con conseguente cattivo funzionamento della vescica, che dovrà quindi esercitare uno sforzo maggiore per portare a termine la minzione.

E’ fondamentale distinguere il tumore prostatico, che è una neoplasia maligna, dall’ipertrofia prostatica benigna (IPB), un ingrossamento benigno della prostata che fa aumentare le dimensioni dell’organo.
IPB e tumore della prostata sono due malattie diverse e non correlate, che possono interessare anche insieme lo stesso organo. Il loro sviluppo è riscontrato comunemente nell’uomo sopra i 40 anni, la sintomatologia è quasi sempre legata all’IPB, che presenta campanelli di allarme come flusso urinario ridotto e intermittente, sensazione di mancato svuotamento della vescica, bruciore e un aumento del numero delle minzioni, soprattutto di notte. Il tumore prostatico invece, nelle sue fasi iniziali di sviluppo, è totalmente asintomatico e per questa ragione la diagnosi precoce risulta difficile.

Il tumore della prostata si manifesta quando alcune cellule all'interno della ghiandola prostatica si riproducono a una velocità superiore rispetto al normale, provocando così una forma tumorale. Se trascurato, le cellule che causano questa patologia possono diffondersi invadendo le parti distanti del corpo, in particolare ossa e linfonodi.

Secondo i dati AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), il tumore della prostata è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile e rappresenta circa il 20 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo. I principali fattori di rischio per il tumore della prostata sono età e familiarità: le possibilità di ammalarsi sono molto scarse prima dei 40 anni, ma aumentano sensibilmente sopra questa soglia d'età, e inoltre, il rischio di ammalarsi è pari al doppio per chi ha un parente consanguineo con la malattia rispetto a chi non ha nessun caso in famiglia.

L’ipertrofia prostatica benigna invece, è una patologia caratterizzata da un aumento di volume (ipertrofia), non canceroso, della ghiandola prostatica. È causato da una crescita anomala del numero delle cellule prostatiche che ne aumentano le dimensioni. E’ però da considerarsi benigna poiché interessa solo la zona centrale dell’organo, limitandosi a comprimerne i tessuti senza infiltrarsi al loro interno.

Quando e se compaiono disturbi, è utile eseguire un approfondimento. Per una diagnosi precisa, oltre all’esplorazione rettale, funzionale a determinare l’ingrossamento della ghiandola, è possibile una più precisa analisi del volume dell’organo tramite ecografia sovrapubica ed ecografia transrettale. In questo modo si valutano anche la presenza di residui di urina e l’incremento dello spessore delle pareti vescicali che possono creare complicazioni. L’esame di uroflussometria, che permette di misurare il flusso minzionale momento per momento e di riprodurlo in forma grafica, è l’esame necessario per comprendere se la patologia è tale da ostruire e incidere sulla modalità minzionale.

Cogliere la differenza tra i segnali di un ingrossamento della prostata e le avvisaglie di un ben più serio tumore alla prostata è fondamentale. Non esiste una prevenzione primaria specifica per l’ipertrofia prostatica, anche se sono note alcune utili regole comportamentali che si possono seguire facilmente nella vita di tutti i giorni, quali aumentare il consumo di frutta, verdura, cereali integrali e ridurre quello di carne rossa, soprattutto se grassa o troppo cotta e di cibi ricchi di grassi saturi.

Il trattamento dell’IPB si avvale di vari strumenti terapeutici, con lo scopo di migliorare la sintomatologia del paziente, la sua qualità di vita ed evitare le complicanze a lungo termine che vanno dalla ritenzione urinaria, alla calcolosi vescicale ed alla insufficienza renale cronica. Il primo approccio terapeutico è di solito di tipo farmacologico, una terapia a lungo termine che a seconda dei casi, può essere sufficiente a curare i sintomi del paziente, ma che comunque non cura la prostata, ovvero non riduce il volume prostatico ai valori di origine per cui, molto spesso, per riottenere una buona funzione vescicale è necessario ricorrere alla chirurgia.
 
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Revisione medica a cura di: Prof. Sergio Leoni

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