Salute del cuore: quanto influisce lo stile di vita

Salute del cuore: quanto influisce lo stile di vita
La salute del cuore dipende da tanti fattori genetici, alimentari, comportamentali, ambientali ecc. Oggi le terapie chirurgiche sempre più personalizzate e meno invasive stanno segnando netti miglioramenti nella cura dei pazienti.
Ma ci sono anche altri aspetti che possono incidere significativamente sulla salute cardiologica e riguardano lo stile di vita.

Risponde il dott. Luigi Martinelli, cardiochirurgo dell’ICLAS di Rapallo, Centro di Alta Specialità per la Cardiochirurgia.

Quanto è importante lo stile di vita per la salute del cuore?

Avere uno stile di vita naturale e sereno è molto importante per il cuore. L’ideale sarebbe riuscire a ricavarsi almeno un’ora al giorno da dedicare ad un’attività che ci fa stare bene e che scegliamo. Mantenersi attivi, curiosi, coltivare hobby e passioni è fondamentale anche per le persone anziane: cultura, arte, hobby, film, lettura…

E l’attività fisica?

L’attività fisica è fondamentale, ma nei pazienti anziani deve essere moderata e adeguata allo stato di salute e di allenamento.

Quali comportamenti adottare per fare prevenzione delle malattie cardiache?

Innanzi tutto dobbiamo distinguere le patologie congenite, che hanno una storia a parte. Per le altre patologie cardiache invece esistono dei fattori di rischio sui cui è possibile intervenire. Alcuni di questi fattori di rischio sono vere e proprie patologie come ipertensione, diabete, sindromi metaboliche.
In parte, anch’esse possono essere prevenute con uno stile di vita sano. Ma è altrettanto importante dare la giusta importanza ai cambiamenti che col tempo potrebbero trasformarsi in problemi più severi.

Ad esempio? Un aumento di peso, ipercolesterolemia, iperglicemia, valori ematici del fegato fuori range. Sono segnali che anticipano la patologia, ma è importante intercettarli e cambiare rotta non appena si presentano.
E poi, quando si parla di salute, bisogna sempre menzionare il fumo: evitare le sigarette riduce il rischio di tantissime patologie.

Quali sono i primi campanelli d’allarme di una patologia cardiaca?

I sintomi principali delle patologie cardiache sono fiato corto, frequenza cardiaca alterata, dolore al torace. Se sentiamo affanno, ad esempio, facendo le scale di casa anche con calma e senza pesi, allora siamo di fronte a un campanello d’allarme.

Un altro sintomo è una sorta di “sfarfallio” del cuore, con un aumento di frequenza dei battiti. O ancora, bisogna tenere sempre sotto controllo la pressione alta. Il dolore toracico, che si accompagna a un senso di oppressione sul petto, di solito è un sintomo grave che segnala una condizione su cui bisogna intervenire tempestivamente.

Quali sono i progressi nelle terapie cardiologiche, ad oggi?

Oggi adottiamo tecnologie sempre più avanzate e possiamo intervenire su condizioni che prima erano ritenute incurabili. I farmaci sono più efficaci e le terapie sono più personalizzabili.
Anche dal punto di vista della chirurgia e dell’interventistica, possiamo avvalerci di tecniche e strumenti meno invasivi. Uno degli aspetti più interessanti è l’avvento della cardiologia ibrida, che è un approccio culturale e operativo che unisce tecniche chirurgiche, endoscopiche e endovascolari per un trattamento sempre più personalizzato, su ciascun paziente.

Quali sono le tecniche innovative per trattare l’infarto coronarico?

Se identificato in modo tempestivo, si può intervenire in angioplastica per collocare degli stent che allargano il lume delle coronarie. In altri casi, si può posizionare anche il bypass, integrandolo con l’angioplastica, con un approccio molto più minuzioso che in passato, che può stabilizzare il paziente anche per tutta la vita.

E per le valvole cardiache?

Le valvole cardiache che vengono operate più spesso sono la mitralica e l’aortica.
Proprio per l’aortica, oggi ci sono tecniche innovative che permettono di eseguire un impianto valvolare senza intervento chirurgico, ma semplicemente con un approccio percutaneo attraverso l’arteria femorale (TAVI o impianto valvolare aortico transcatetere).

La valvola naturale, non più funzionante, non viene eliminata ma viene schiacciata sulle pareti e rimpiazzata dalla valvola artificiale. Questo intervento ci permette di intervenire anche in pazienti molto anziani, perfino novantenni, senza particolari ulteriori patologie pregresse. In linea di massima è indicata dai 75 anni in su ma le valutazioni possono cambiare da paziente a paziente.

Non si utilizza in pazienti più giovani perché al momento la durata del dispositivo che viene impiantato è di circa 10 anni. Per loro si preferisce un approccio chirurgico mininvasivo, che non richiede più tagli di grandi dimensioni e l’apertura dello sterno, ma un’incisione di pochi cm a lato del torace. Questo ha un impatto positivo anche dal punto di vista psicologico.
Per quanto riguarda l'insufficienza mitralica, è tra le patologie cardiologiche più diffuse negli over 70. Anche in questo caso, le tecniche a nostra disposizione hanno fatto importanti balzi avanti: è possibile oggi intervenire con approccio mininvasivo, con una piccola incisione intercostale di circa 5 cm. Si inserisce una sonda con microcamera, per intervenire direttamente sulla valvola riducendo al minimo l’invasività per il paziente.
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