GVM Point / 17 ottobre 2023

Tiroide ed “occhi grandi”, tornare come prima è possibile

Tiroide ed “occhi grandi”, tornare come prima è possibile

Chi ne soffre arriva a non riconoscere più se stesso quando vede la propria immagine riflessa allo specchio. E sebbene quello estetico sia il fattore meno rilevante della manifestazione della malattia, può essere così evidente da costituire un grande problema per chi ne è affetto.

Gli occhi sporgenti, le palpebre inesistenti, i lineamenti del viso quasi del tutto stravolti sono alcuni degli effetti più evidenti dell'orbitopatia tiroidea, altrimenti detta oftalmopatia di Basedow, una malattia infiammatoria connessa al malfunzionamento della tiroide.

Nella stragrande maggioranza dei casi è associata alla malattia di Basedow/Graves, ma può anche essere connessa alle tireopatie autoimmuni senza alterazioni della funzionalità tiroidea e all’ipotiroidismo nella tiroidite di Hashimoto.

L'orbitopatia è una infiammazione delle strutture intraorbitarie con aumento volumetrico dei muscoli extraorbitali e del tessuto connettivo e adiposo dell’orbita.
La malattia ha più stadi, in quella iniziale l'infiammazione è attiva e i sintomi compaiono rapidamente fino a raggiungere il picco massimo, in quella intermedia l'infiammazione si spegne gradualmente e nella fase tardiva c'è la stabilizzazione dei sintomi e dei segni sia fisici che funzionali.

I sintomi avvertiti sono secchezza e irritazione, lacrimazione, fotofobia, sensazione di avere un corpo estraneo nell'occhio, dolore nei movimenti oculari, fino a diplopia, riduzione del campo visivo e alterazione dei colori. I segni, invece, che man mano diventano evidenti vanno dall'edema e alla retrazione palpebrale fino all'esoftalmo e lesioni corneali. Tra questi il segno più comune è la retrazione palpebrale, responsabile dello sguardo sbarrato e della difficoltà a chiudere la palpebra.
I pazienti possono avvertire solo alcuni o tutti i sintomi, in alcuni casi quando sono interessati i muscoli extraoculari possono subentrare conseguenze più gravi come appunto lo sdoppiamento della vista o la neuropatia ottica distiroidea.

Uno solo dei sintomi descritti non è sufficiente per giungere alla diagnosi, certamente la presenza di più sintomi, quali la retrazione della palpebra, l'esoftalmo e la disfunzione del nero ottico, offre un'indicazione importante allo specialista che poi dovrà consigliare il percorso diagnostico più opportuno. La malattia può manifestarsi in stadi differenti a seconda dei segni presenti e sono lo stadio lieve, moderato o con compromissione della vista.

Per diagnosticarla saranno necessari esami biochimici mirati a verificare la funzionalità della tiroide e la eventuale presenza di autoimmunità della stessa ed esami radiologici con Tac o Risonanza Magnetica. Questa patologia colpisce più organi ed apparati, per questo sarà necessario un pool multidisciplinare di specialisti i quali, ognuno con la propria competenza, permetteranno di avere una visione unica della situazione così da intraprendere sin da subito la strada migliore per la risoluzione del problema.

La terapia prevede sia il trattamento della patologia a carico della tiroide che della orbitopatia e può essere sia farmacologica che chirurgica.
Questa malattia colpisce più le donne che gli uomini ma per tutti sarà fondamentale abolire immediatamente il fumo curandosi anche di evitare quello passivo. È ormai un assunto, infatti, che il fumo non solo aggravi lo stadio della malattia ma che sia responsabile anche di una ridotta efficacia della terapia farmacologica.
Smettere di fumare, dunque, non solo è in tutti i casi necessario per preservare la salute, ma è essenziale in chi soffre di oftalmopatia.

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