ll
tumore vescicale rappresenta circa il 3% di tutti i tumori (dati AIRC), la manifestazione più frequente è la presenza di ematuria, il fattore di rischio principale è il fumo di sigaretta e l’esposizione prolungata ad agenti oncogeni come alcuni coloranti, vernici e gomme.
Il
Dottor Mauro Mari, responsabile di urologia al
Maria Pia Hospital di Torino, ha ideato
una particolare tecnica chirurgica che permette la drastica riduzione di una possibile complicanza dopo rimozione della vescica malata, quando non è possibile ricostruirne una nuova.
In che cosa consiste la tecnica di derivazione urinaria MICT?
Quando avviene la rimozione della vescica è necessario
ripristinare un canale per l’espulsione delle urine. La
MICT rappresenta
una modifica della tradizionale tecnica di Bricker che consiste nell’utilizzo di un segmento di ileo (tratto di intestino) a cui vengono abboccati gli ureteri (i tubicini che trasportano le urine prodotte dai reni), che viene portato alla cute, a destra dell'ombelico, per creare un’uscita dell’urina”.
I vantaggi di questa procedura sono dati dalla assenza del rischio di stenosi, perché impedisce che l’unione tra l’ileo, segmento dell’intestino, e l’uretere, condotto che collega i reni alla vescica, non subisca un restringimento, infatti l'uretere sinistro non viene spostato a destra ma è l’intestino che va all'uretere. Ciò permette di
evitare la devascolarizzazione, ossia la chiusura dei vasi sanguigni che portano il sangue ai diversi organi e tessuti, dell'uretere stesso con successivo restringimento e danni al rene fino alla sua definitiva compromissione.
Dottore può raccontarci un caso particolare dove ha utilizzato la sua nuova tecnica?
Sì, ricordo il caso di
un giovane di 48 anni affetto da carcinoma vescicale infiltrante, ovvero invasivo dei tessuti adiacenti. Da circa un anno
soffriva di ematuria ricorrente, ossia presenza di sangue nelle urine, che lo ha portato diverse volte al Pronto Soccorso. Nel corso di uno di questi ricoveri dopo una cistoscopia, esame che permette di visualizzare l’interno della vescica, gli è stata diagnosticata la forma tumorale. In questo caso l’unico trattamento possibile era quello chirurgico.
Come si è svolto esattamente l’intervento?
Le condizioni generali del giovane, quando è arrivato da noi, non erano ottimali, infatti la vescica del paziente era occupata interamente da una massa neoplastica, di 20 cm, i reni erano bloccati e solo il sinistro scaricava le urine all'esterno grazie ad un tubicino (nefrostomia).I possibili trattamenti di un tumore della vescica sono: resezione transuretrale, l’asportazione della neoplasia, attraverso l’uretra, ultimo tratto delle vie urinarie; l’asportazione della vescica (cistectomia), eventualmente la chemio-radioterapia nelle forme neoplastiche che invadono i tessuti vicini, con ricostruzione della vescica quando possibile.
In questo caso
l'unica strada percorribile era quella chirurgica, non potendo eseguire una tecnica ricostruttiva,
abbiamo scelto di trattare il paziente tramite l'asportazione della vescica e dei linfonodi adiacenti con derivazione urinaria MICT, da me ideata modificando la tecnica di Bricker, che si realizza collegando gli ureteri, tubicini che collegano i due reni alla vescica, direttamente ad un’ansa intestinale.
Come si è conclusa la vicenda?
Il decorso post operatorio è stato regolare, e al 7° giorno il paziente è stato dimesso. L’esame istologico ha dato un
esito molto favorevole che non prevederà l’utilizzo di terapie adiuvanti.