Circa un italiano su 10 ha una patologia reumatica.
Spesso la diagnosi arriva in ritardo, un po’ perché alcune di queste patologie non sono ancora del tutto note, un po’ perché spesso la sintomatologia dolorosa o infiammatoria viene imputata a movimenti sbagliati, posizioni scomode, invecchiamento ecc.
In alcuni casi, il ritardo nella diagnosi può arrivare fino a 7 anni.
Eppure individuare il prima possibile una malattia reumatica permette di intervenire con maggiore efficacia. La visita reumatologica è il primo e fondamentale step per iniziare l’iter diagnostico e terapeutico.
Ne parla la dottoressa
Erika Meleddu, specialista in
Reumatologia presso il Primus Forlì Medical Center.
Quando richiedere una visita reumatologica?
Bisognerebbe andare dal reumatologo in caso di
dolore articolare per un tempo prolungato, specialmente se dura più di 6 settimane e non risponde ai farmaci antidolorifici.
Le articolazioni più coinvolte sono quelle delle
mani e dei polsi, ma le malattie reumatiche possono manifestarsi con dolori anche a livello di bacino, spalle o caviglie, anche contemporaneamente.
Inoltre, la
visita reumatologica è indicata quando il dolore si accompagna ad altri campanelli di allarme:
- rigidità delle articolazioni (in genere al mattino),
- gonfiore, ma anche sintomi sistemici come stanchezza,
- spossatezza o affanno.
Infatti le malattie reumatiche possono coinvolgere tutto il corpo e non solo l’articolazione dove si percepisce il dolore.
Come si svolge la visita reumatologica?
La prima fase è l’anamnesi.
Il reumatologo chiede al paziente di descrivere nel dettaglio il dolore: dove è localizzato, da quanto tempo dura, se migliora o peggiora in alcune situazioni e se si accompagna ad altri sintomi e/o manifestazioni come, ad esempio, alterazioni della pelle.
Il medico poi deve stabilire se il
dolore è meccanico (circoscritto e causato dal movimento dell’articolazione o dal sovraccarico)
o se è di natura infiammatoria e quindi è presente una patologia sistemica.
Inquadrare se il paziente ha familiarità per malattie reumatiche e quali farmaci assume abitualmente è un altro tassello importante.
Dopo l’anamnesi,
il reumatologo visita il paziente per capire quante e quali articolazioni sono dolenti, se è presente liquido infiammatorio, se la funzionalità e la forza dell’articolazione sono intatte o sono compromesse ecc.
Durante la visita vengono studiati anche altri organi come la cute, il cuore e i polmoni: ciò consente di individuare i segni di un’eventuale patologia sistemica.
A volte si ricorre all’ecografia articolare per cercare segni di infiammazione non visibili con il solo esame obiettivo.
In base al risultato della visita, il reumatologo prescrive gli accertamenti più appropriati per giungere a una diagnosi.
Perché è importante avere una diagnosi reumatologica?
La diagnosi è fondamentale: per scegliere la giusta terapia.
Le patologie reumatiche, se non trattate, possono portare danno e disabilità permanenti. I primi anni di malattia sono quelli più delicati, quelli su cui bisognerebbe intervenire al più presto. Allora avere una diagnosi tempestiva e precoce è fondamentale, prima che si instaurino delle complicanze irreversibili, per le articolazioni ma anche per cuore, polmoni e reni.
In assenza di diagnosi, molto spesso si ricorre a terapie sintomatiche per il controllo del dolore: per esempio, potrebbero andare bene in caso di artrosi, ma non per l’artrite, perché non curano la malattia di base. È come se, avendo la polmonite, prendessi il paracetamolo per abbassare la temperatura, ma non l’antibiotico per curare la patologia.
È importante quindi rivolgersi al reumatologo per poter avere una diagnosi precoce e iniziare il trattamento adeguato, ma anche eventualmente per escludere la presenza di patologie reumatiche e proseguire l’iter diagnostico con un altro specialista, se necessario.
Chi è più soggetto a sviluppare patologie reumatologiche?
Si tende a pensare che le malattie reumatiche colpiscano esclusivamente gli anziani. In realtà, esistono anche
patologie del bambino, di cui si occupa il reumatologo pediatrico, e patologie che colpiscono uomini e donne di qualunque età.
Ovviamente ogni patologia ha la sua prevalenza in determinate fasce di popolazione. Per esempio, l’artrite reumatoide
colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 50 anni, mentre la polimialgia reumatica riguarda più spesso gli uomini con più di 60 anni.
Tuttavia non ci sono patologie che colpiscono in modo esclusivo una sola categoria di persone.
Riguardo all’
osteoporosi (una condizione di fragilità ossea che le rende più suscettibili a fratture), per esempio, sappiamo che le
donne in menopausa sono più soggette. Ma questo vale anche per chi soffre di patologie come
artrite, connettivite, BPCO, con deficit motori gravi, o per i pazienti in trattamento con dosi elevate di cortisone.
In questi casi, la prevenzione è fondamentale anche senza sintomi, perché spesso l’osteoporosi si rende evidente solo quando si ha la prima frattura.