Santa Rita Hospital / 24 maggio 2018

Chirurgia del ginocchio: protesi con materiali adatti all'organismo

Chirurgia del ginocchio: protesi con materiali adatti all'organismo
Il dottor Giancarlo Naldoni, specialista in Ortopedia e Traumatologia di Santa Rita Hospital, spiega quando è necessario intervenire e quali sono i benefici del trattamento di protesizzazione del ginocchio. 

Dottor Naldoni, quali sono le patologie del ginocchio che richiedono un intervento protesico?
 
“Le patologie del ginocchio che richiedono una protesi sono molteplici e si potrebbero raggruppare nelle “Artrosi” di tipo primario o di tipo secondario. Nelle seconde ritroviamo una grande varietà di patologie che vanno dalle infiammatorie, alle post infezione, alle post traumatiche, ai dismorfismi, ai fattori meccanici, alle malattie metaboliche. Ovvero, se vogliamo semplificare, quando progressivamente l’articolazione tende a perdere la sua armoniosa congruenza e dà dolore e limitazione funzionale. La decisione chirurgica dovrà considerare il quadro clinico locale e generale, l’età del paziente, il quadro radiografico e l’effettiva possibilità di dare un miglioramento nella qualità della vita”.
 
In che modo lo specialista approccia l’intervento? Che tipo d’indagini strumentali e diagnostiche sono necessarie prima della sala operatoria?
 
“Considerando di poter dare al paziente un risultato migliore rispetto allo stato preoperatorio, conviene fare un attento studio radiografico degli arti inferiori e del ginocchio in particolare. A volte anche una TAC o una Risonanza Magnetica possono essere di aiuto”.
 
Quali le novità introdotte dalla moderna protesica?
 
“La chirurgia protesica è in continua evoluzione e i risultati lo testimoniano; gli studi si concentrano su forme sempre più vicine a quelle naturali nonché a materiali che devono risultare ben integrati nell’organismo ospite e possedere un’elasticità per assorbire i microtraumi molto simile a quella dell’osso”.
 
Il concetto di mininvasività è valido anche per la chirurgia protesica?
 
“Tra le evoluzioni della protesica non possiamo tralasciare le tecniche di approccio chirurgico, comprese quelle mininvasive. Il chirurgo deve ricercare strade che consentano di raggiungere l’articolazione, mantenendo una buona visuale dei reperi chirurgici, senza danneggiare i tessuti e limitando le perdite ematiche”.
 
I benefici dell’intervento: parliamo di una chirurgia sempre praticabile in tutti i pazienti?
 
“I benefici dell’intervento, in linea generale, sono ovvi considerando le indicazioni: si sostituisce un’articolazione non più congruente con una che può permettere un ben più valido movimento. Pertanto dovrebbe essere sempre un miglioramento dello stato preoperatorio. Tuttavia dobbiamo considerare la possibilità di alcune piccole percentuali di complicanze: del resto presenti in tutta la chirurgia protesica, ortopedica e non. Va altresì valutato con attenzione lo stato generale del soggetto in modo da non esporlo a rischi procedurali; alcuni pazienti, quindi, non possono essere operati. L’intervento dura in media poco più di un’ora e viene condotto in anestesia spinale”.
 
I tempi di recupero della chirurgia protesica del ginocchio?
 
“I tempi di recupero oggi sono brevi. S’inizia una mobilizzazione passiva ed attiva il giorno stesso dell’operazione e la deambulazione con l’aiuto delle stampelle nei primi due giorni post-intervento; per raggiungere, mediamente tra il 5° ed il 7° giorno, un’autonomia alla vita domiciliare: il paziente cammina con o senza il supporto dei bastoni ortopedici, può fare le scale ed occuparsi della cura personale quotidiana. Da quel momento in poi, a casa, facendo ginnastica e cercando di camminare sempre di più progredisce fino a riprendere, progressivamente, le normali attività a circa un mese dalle dimissioni”.

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