Maria Cecilia Hospital / 26 luglio 2018

Ablazione della Fibrillazione Atriale Persistente: l'innovativo studio del Dott. Iacopino

Ablazione della Fibrillazione Atriale Persistente: l'innovativo studio del Dott. Iacopino
Nei pazienti affetti da fibrillazione atriale il battito cardiaco risulta accelerato e irregolare poichè la patologia, coinvolgendo le camere superiori del muscolo cardiaco, si ripercuore sulla funzionalità dei ventricoli e sul flusso sanguigno e si manifesta con una contrazione rapida del cuore (dalla quale deriva anche il nome della patologia. In caso di fibrillazione atriale, la frequenza può variare tra 300 e 600 battiti al minuto.

Lo studio pubblicato recentemente dal Dott. Saverio Iacopino - coordinatore dell'Aritmologia Clinica ed Elettrofisiologia di GVM Care & Research- ha riguardato la cosiddetta fibrillazione atriale persistente che è solitamente suddivisa in 3 differenti forme, in funzione della durata dell’aritmia:
  • Fibrillazione Atriale superiore a 7 giorni, ma inferiore a 3 mesi (Early Persistent AF)
  • Fibrillazione Atriale che permane oltre i 7 giorni (Persistent AF)
  • Fibrillazione Atriale che continua anche oltre i 12 mesi (Long-Standing Persistent AF)
Tutti gli esperti del settore, con un generale consenso in relazione alle evidenze cliniche sviluppate nel più recente passato, affermano che la strategia dell’isolamento delle vene polmonari per via transcatetere sia la terapia di riferimento per il trattamento della fibrillazione atriale parossistica.

Nata come presidio per il trattamento della fibrillazione atriale parossistica, cioè nei casi in cui disturbo del ritmo è inferiore ai 7 giorni, la crioablazione viene oggi sempre più utilizzata anche per la fibrillazione atriale di tipo persistente.

Ad oggi le due forme di energia più utilizzate per l’ablazione transcatetere sono la radiofrequenza unipolare e la crioablazione che, come indicato nelle ultime linee guida della società europea di cardiologia (ESC) hanno dimostrato di avere uguale efficacia.

L’ablazione transcatetere a radiofrequenza prevede l’utilizzo del catetere per effettuare delle bruciature che determinano la necrosi cellulare tramite il passaggio di corrente che esce dall’elettrodo del catetere, mentre la crioablazione utilizza il freddo per creare la necrosi cellulare mantenendo inalterate le altre strutture del tessuto.

La metodica che utilizza la crioenergia semplifica l’intervento di ablazione transcatetere per il trattamento della fibrillazione atriale rendendolo più sicuro e tollerabile per il paziente e riducendo significativamente per il paziente le ospedalizzazioni, le ablazioni ripetute e le cardioversioni elettriche dopo l’intervento.
L’intervento di ablazione transcatetere con crioablazione consiste nell’introdurre per via venosa un palloncino all’interno delle vene polmonari che viene poi gonfiato e raffreddato a circa -40° per 3 minuti. Si produce così una sorta di ibernazione dell’area malata che viene isolata dal resto del cuore. I vantaggi di questa tecnica, rispetto a quella classica con radiofrequenza, sono una maggiore rapidità della procedura, pur mantenendo gli stessi standard di efficacia e sicurezza dell’approccio tradizionale.

I risultati a cui sono giunti i grandi studi clinici, trovano ad oggi pieno riscontro nella pratica clinica dei centri che trattano questo tipo di aritmia tramite metodica crioablativa.

La più grande casistica al momento disponibile su pazienti affetti da fibrillazione atriale peristente, deriva proprio dall’esperienza italiana, all’interno del ClinicalService® 1Shot To PVI project, di cui il dott. Saverio Iacopino è portavoce a livello nazionale ed internazionale.

Il 64%, dei 486 pazienti in fibrillazione atriale persistente o long-standing persistent e crioablati, resta libero da fibrillazione atriale ad un anno dalla procedura di crioablazione, indipendentemente dal tempo in cui il paziente era in Fibrillazione Atriale Persistente (Persistent AF o Long Standing Persistent AF).

Il 64% di assenza di fibrillazione atriale a seguito della procedura crioablativa, deriva dall’esperienza di ben 35 centri elettrofisiologici specialistici distribuiti sull’intero territorio nazionale; se si considera l’esperienza di un singolo centro molto esperto nella metodica crioablativa, l’assenza di fibrillazione atriale in seguito ad una singola procedura crioablativa raggiunge l’89% ad un anno dall’intervento.
In conclusione:
  • l’isolamento delle vene polmonari per il trattamento della fibrillazione atriale persistente è una strategia sicura ed efficace.
  • Il successo che si riesce ad ottenere a medio-lungo termine, calcolato come assenza di Fibrillazione Atriale a seguito di una procedura di crioablazione, dimostra che questa tecnica può essere applicata ai pazienti per interrompere la fibrillazione atriale peristente nella maggioranza dei casi.
  • L’esperienza del centro e la corretta selezione dei pazienti, sono i migliori predittori di successo.

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