L’
aneurisma cerebrale, o intracranico, è una
dilatazione della parete di una delle arterie cerebrali. Gli aneurismi intracranici conseguono ad una zona di congenita debolezza della parete arteriosa nel punto di origine dell'arteria stessa da una arteria maggiore, ma fattori acquisiti ne favoriscono l’accrescimento.
I fattori principali sono rappresentati da:
- ipertensione,
- fumo,
- dislipidemia (grassi nel sangue),
- diabete,
- consumo di droghe
- tutti i modi di vita che favoriscono l'insorgenza e l’evoluzione della arteriosclerosi (vita sedentaria, alimentazione non congrua, consumo di alcool ecc.).
Gli aneurismi cerebrali di solito hanno una
forma sacculare e si trovano più frequentemente
alla base del cervello, dove appunto le arterie che nutrono questo organo originano dalle arterie principali (arterie carotidi interne ed arterie vertebrali). Gli aneurismi, da un punto di vista clinico, possono comprimere le strutture nervose provocando deficit neurologici, ma più spesso
possono rompersi provocando una emorragia all’interno della scatola cranica, con esito gravemente invalidante o assai frequentemente mortale.
Gli aneurismi rotti vanno trattati per prevenire un nuovo e più grave sanguinamento. Oggi, gli aneurismi vengono frequentemente diagnosticati prima di rompersi, come riscontro occasionale in corso di accertamenti per altre cause (TC o risonanza magnetica eseguite eventualmente per una cefalea o per un trauma cranico anche lieve): anche questi aneurismi vanno trattati per prevenire la rottura.
Attualmente l’
approccio terapeutico agli aneurismi cerebrali può essere:
- microchirurgico: l’intervento di microchirurgia prevede l’apertura del cranio per l’inserimento di una clip, una grappetta, che ha lo scopo di riparare la parte di vaso danneggiato, evitando che possa subire una nuova rottura.
- endovascolare: meno invasivo del precedente, di solito prevede l’inserimento di un catetere dall’arteria femorale, nell’inguine, spinto fino all’arteria del cervello, dove rilascia delle spirali metalliche che riempiono la sacca aneurismatica. In altri casi viene inserito uno stent (piccolo tubo metallico auto espandibile) che serve a divergere il flusso ematico in modo che il sangue non penetri nel lume dell’aneurisma.
Il trattamento di ogni singolo aneurisma va discusso caso per caso e nella scelta della tecnica più indicata per il paziente vanno tenuti in considerazione diversi fattori, fra i quali: tipo di aneurisma, dimensioni e posizione. Sono importanti anche l’età e le condizioni generali del paziente. Per un paziente anziano e in condizioni cagionevoli è preferibile un trattamento endovascolare, che minimizza i rischi durante l’intervento, mentre per un paziente giovane e in buone condizioni è preferibile intervenire chirurgicamente, dato che tale trattamento da risultati più definitivi.