Artrosi degenerativa dell’anca: l’intervento di protesi e la qualità della vita

Artrosi degenerativa dell’anca: l’intervento di protesi e la qualità della vita
Il dolore articolare può essere la spia di una patologia tipica dell’età, quale l’artrosi degenerativa. Il primo sintomo doloroso può essere spontaneo oppure, causato da movimenti improvvisi o sforzi, traumi. 
Ne parla il dott. Fernando D’Imperio, specialista in Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma.

Dottore, perché i problemi articolari sono così frequenti andando avanti con l’età?

L’articolazione con il tempo perde funzionalità per motivi meccanici, soprattutto di affaticamento.
Le articolazioni permettono il movimento del corpo; hanno delle forme e dei carichi diversi. Gomito, polso e spalla ovviamente non sopportano gli stessi carichi che sopportano le articolazioni degli arti inferiori o della colonna.
Per questo motivo, i dolori e le infiammazioni articolari delle braccia possono essere sopportati più a lungo rispetto a quelli del ginocchio o dell’anca, che sono molto più sollecitati nel corso di tutta la vita.  L’artrosi legata all’età è idiopatica: ha cause naturali, come l’invecchiamento e la predisposizione del soggetto. Questa è la forma più comune della patologia, soprattutto nei pazienti anziani.

Cosa succede all’articolazione dell’anca con l’artrosi?

In un’anca sana la testa del femore è liscia e sferica e vi è uno spazio tra essa e l’acetabolo. La cartilagine è integra, il paziente non avverte dolori e l’escursione articolare funziona in tutti i piani dello spazio. 
A mano a mano che l’artrosi avanza, la cartilagine si consuma, diventa giallastra e rugosa, fino a scomparire del tutto e scoprire l’osso. 
Quando si arriva a questo punto di consunzione, l’articolazione è bloccata e il paziente avverte dolore, difficoltà di movimento e spesso inizia a claudicare.

Come si diagnostica l’artrosi?

Nel nostro ambulatorio specialistico per l’anca, i pazienti arrivano perché hanno dolore. La visita è la prima parte dell’iter ed è imprescindibile. Tac, risonanze, radiografie, ecografie sono strumenti diagnostici preziosi, che ci fanno vedere tutto, ma visitare bene il paziente resta indispensabile.
Dopo l’esame clinico c’è la seconda fase che è quella degli esami diagnostici e gli accertamenti, ricorrendo alle tecnologie appena citate.

Com’è cambiato oggi l’intervento di protesi d’anca?

Oggi le tecniche e i materiali impiegati hanno fatto grandi passi avanti. Il rischio di rigetto è quasi del tutto annullato ed esistono protesi ad hoc per i pazienti allergici ai ferro-metalli come il nichel. 
Nel 90% dei casi l’intervento si esegue in anestesia locale e il paziente può essere sedato per un maggiore comfort. L'intervento dura circa un’ora. Nella nostra struttura, il paziente riprende a muoversi già dal giorno dopo, ovviamente l’aiuto del fisioterapista e eventualmente di supporti ad hoc, in base all’età: carrello, girello, stampelle ecc. L’intervento di solito è risolutivo. 

Com’è la qualità della vita dopo l’intervento?

La prima cosa da fare è la riabilitazione con il terapista. Indicativamente, per un mese il paziente deambula con gli appoggi, che poi vengono tolti per ricominciare a camminare bene e autonomamente.
Poi torna a guidare l’auto, a muoversi autonomamente, a fare attività fisica commisurata. La qualità della vita torna normale in poco tempo. Per questo motivo, se prima si ricorreva alla protesi attorno agli 80 anni, oggi anche pazienti più giovani arrivano all’intervento per ricominciare a vivere la loro quotidianità il prima possibile.
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Revisione medica a cura di: Dott. Fernando D'Imperio

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