San Pier Damiano Hospital / 02 agosto 2021

Artrosi: quali trattamenti sono disponibili oggi?

Artrosi: quali trattamenti sono disponibili oggi?
L'artrosi è una patologia degenerativa caratterizzata dalla progressiva usura delle articolazioni. È una condizione molto diffusa e riguarda circa il 50% delle persone con più di 60 anni. Fra le più colpite ci sono le articolazioni del ginocchio, dell’anca e della spalla.

Per capire in che cosa consiste l’artrosi, come si riconosce e si cura, abbiamo fatto il punto con il Prof. Hassan Zmerly, co-responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia di San Pier Damiano Hospital di Faenza. Il Prof. Zmerly è un esperto di artrosi e ha al suo attivo oltre 15000 interventi chirurgici di artroscopia e di chirurgia protesica del ginocchio, dell'anca e della spalla.
 

Come si manifesta l’artrosi?

La comparsa dell’artrosi è dovuta prevalentemente a fenomeni degenerativi legati all’età e a traumi, specialmente tra gli sportivi. Più raramente, possono contribuire anche fattori costituzionali.
L’artrosi è una condizione progressiva che interessa tutte le strutture dell’articolazione: osso, cartilagine, menischi, legamenti, membrana sinoviale. La principale responsabile è però la cartilagine, un tessuto connettivo elastico che assorbe il carico, permette il movimento fluido delle articolazioni ed evita lo sfregamento tra le ossa. La gravità dell’artrosi dipende quindi dalla profondità e dall’estensione delle lesioni alla cartilagine: nello stadio più avanzato, essa è completamente usurata e le ossa arrivano a toccarsi tra di loro, come si può evidenziare con l’esame radiografico.

Come si cura l’artrosi lieve?

La cura dell’artrosi si basa inizialmente su trattamenti conservativi, che evitano il peggioramento della patologia attraverso cambiamenti dello stile di vita: perdere peso, limitare le sollecitazioni alle articolazioni, evitare gli sport con sovraccarico articolare sono tutte misure consigliate, a cui si possono aggiungere farmaci antinfiammatori, integratori, cicli di fisioterapia e rieducazione, calzature e plantari particolari in caso di deviazioni degli arti.
 
Nelle fasi più avanzate, si possono eseguire infiltrazioni di acido ialuronico, che agisce come lubrificante, oppure in alcuni casi infiltrazioni di cortisone per infiammazioni molto pronunciate.
Al momento attuale non esistono cure definitive, ma i trattamenti conservativi e le infiltrazioni concedono al paziente un intervallo di benessere, migliorano la qualità della vita, riducono la sintomatologia e rallentano il peggioramento.

Quando è indicato l’intervento chirurgico?

Se il trattamento conservativo non dà i risultati sperati, si passa all’approccio chirurgico. Nel caso del ginocchio, se l’artrosi è lieve e la risonanza ha evidenziato una lesione degenerativa del menisco, si può eseguire un intervento di pulizia articolare per rimuovere i frammenti instabili del menisco. In pazienti selezionati questo approccio dà risultati buoni e migliora i sintomi per anni.
 
Nei giovani e negli sportivi, per lesioni localizzate si può ricorrere a una tecnica usata da oltre vent’anni per la rigenerazione fibrocartilaginea. Grazie a forellini praticati nell’osso subcondrale, le componenti del midollo osseo fuoriescono nell’articolazione, formano un “supercoagulo” e apportano sostanze utili per formare un tessuto fibrocartilagineo che aiuta a migliorare i sintomi.
 
Per lesioni limitate si possono eseguire piccoli innesti osteocondrali: si preleva un frammento di cartilagine e osso da zone del ginocchio non soggette a carico e lo si trapianta nella lesione. La stessa tecnica si può eseguire con innesti di sintesi a base di collagene. L’evoluzione di questi interventi ha portato al trapianto autologo di cellule staminali mesenchimali, ovvero cellule in grado di differenziarsi in cartilagine e osso. Anche se al momento non c’è una comprovata evidenza scientifica di efficacia, i primi risultati sono promettenti: in pazienti selezionati, il trapianto di cellule mesenchimali ha mostrato un effetto lubrificante e antinfiammatorio, al quale potrebbe aggiungersi la rigenerazione dei tessuti lesionati.

Quando l’artrosi è grave come si interviene?

Nei pazienti con grave degenerazione dell’articolazione si procede con l’impianto di una protesi artificiale. Ogni anno si eseguono in Italia oltre 200000 interventi di protesi del ginocchio, dell’anca e della spalla, e la tecnologia della protesi si è evoluta moltissimo negli ultimi vent’anni, sia dal punto di vista del design sia dei materiali utilizzati, oggi più innovativi, resistenti, duraturi e anallergici.
L’approccio privilegiato è quello meno invasivo e si sostituiscono esclusivamente le parti lesionate. Solo in casi molto gravi e in presenza di altri fattori di rischio, come l’obesità, si ricorre a protesi più estese per garantire la loro tenuta e funzionalità. Se sono presenti deformità nelle strutture ossee, si possono stampare protesi 3D su misura.
Nella maggior parte dei casi l’intervento è risolutivo ed evita ricadute. Le possibili complicanze riguardano l’introduzione di un corpo estraneo (la protesi) nell’organismo: per prevenirle, sono fondamentali le prove allergiche e un’attenta valutazione di infezioni silenti pre-esistenti.
 

Per maggiori informazioni guarda l'intervista completa 

 

Intervista Dott. Zmerly co-responsabile dell’U.O. di Ortopedia San Pier Damiano Hospital di Faenza

 
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Revisione medica a cura di: Dott. Hassan Zmerly

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