Non è scontato associare un disturbo come il
bruxismo, contrazione involontaria che porta a serramento delle mascelle e digrignamento dei denti, all’
acufene, ovvero quei suoni molesti di natura estremamente variabile percepiti solo dalla persona che ne soffre. Ma se si approfondiscono le dinamiche del bruxismo, è in realtà facile comprendere la logica di questo legame.
Come funziona il bruxismo?
Può interessare sia bambini che adulti e avere origine da cause fisiche o psicologiche. Particolarmente frequente durante la notte, il
bruxismo è quindi non controllabile da parte del soggetto, che spesso si sveglia non riposato e con la muscolatura facciale dolente. Anche durante il giorno può insorgere questo disturbo, specialmente se le cause rientrano nella sfera emotiva o psichica. Il continuo sfregamento delle due arcate dentali indebolisce i denti, che nei casi più estremi arrivano a fratturarsi, altera l’equilibrio dei muscoli masticatori, può influire negativamente sulla postura e sulla condizione della schiena, provocare un’infiammazione delle articolazioni temporomandibolari e generare inoltre dolori e affaticamento in mandibola, orecchie, cervicale, occhi e testa.
Perché l’acufene?
Proprio la rigidità e il malfunzionamento dell’articolazione temporomandibolare sono il punto d’origine dell’
acufene: la conseguente ipertonicità dei muscoli nell’area interessata causa una particolare pressione sul tensore del timpano e su tutta la struttura uditiva. Da questa alterazione dell’equilibrio derivano i tipici rumori privi di una reale sorgente esterna, come click, fischi, ronzii, fruscii e molti altri ancora.
Come intervenire?
Una volta identificati i sintomi di
bruxismo, è necessario andare alla fonte del problema e determinare l’eventuale legame con
l’acufene: l’
odontoiatra può facilmente verificare la presenza di eventuali segni di usura nei denti e l’
otorinolaringoiatra può dare il proprio contributo, con un approccio multidisciplinare. È poi necessario individuare la strategia corretta da mettere in pratica e imparare a gestire il disturbo.
Tuttora il rimedio più efficace e immediato è l’utilizzo di un
bite specifico, soprattutto se progettato su misura per il paziente, che permette ai denti di limitare gli urti e agevola la corretta posizione della mandibola e il rilassamento dei muscoli. Ma in caso di bruxismo connesso a stress o ansia, non è da escludere l’apporto dato dalla psicoterapia e un intervento specifico sulle abitudini quotidiane.
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