Il lipofilling è ormai riconosciuto come un prezioso strumento di cui la Chirurgia Plastica dispone. Esso prevede il prelievo di tessuto adiposo con cannule di pochi millimetri di diametro e la processazione mediante lavaggio o centrifugazione. Recentemente però abbiamo assistito ad una sua evoluzione, il Nanofat grafting.
Ne abbiamo parlato con il
dott. Vincenzo Colabianchi, specialista in
Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica presso
Clinica Privata Villalba di
Bologna.
“Nanofat grafting è un filler naturale proveniente dal nostro corpo sottoforma di emulsione liquida ricca di cellule staminali, utilizzabile con le stesse modalità iniettive dei comuni filler ma con effetti di reale e propria rigenerazione tessutale. La semplice tecnica del lipofilling infatti risulta essere troppo grossolana e non adatta alla pelle del volto, tale metodica viene attualmente utilizzata per aumentare il volume di aree importanti come mammelle e glutei. L’emulsione che si ottiene con il Nanofat risulta invece essere così fluida da attraversare un ago ultrasottile, comunemente utilizzato nelle procedure di medicina estetica al volto”.
“La fluidità dell’emulsione permette iniezioni superficiali nel derma per il riempimento di rughe e cicatrici e di zone delicate come il contorno occhi e bocca. Il campo di applicazione è estremamente variabile, è possibile ottenere il ripristino dei volumi e il rimodellamento dei contorni del volto oltre che un’eccezionale rigenerazione dei tessuti. La metodica si è rivelata estremamente efficace nel trattamento di aree di solito difficili e delicate come il solco naso-giugale e la zona che circonda la bocca”.
“Il Nanofat è una tecnica sicura, indolore e minimamente invasiva che può essere realizzata ambulatorialmente con il minimo disagio da parte del paziente. A renderla una soluzione rivoluzionaria è il trattamento del grasso prelevato prima dell’impianto: questo viene purificato fino a ridurre al minimo la composizione adiposa e mantenendolo invece ricco di cellule staminali, cellule endoteliali, monociti, macrofagi, granulociti e linfociti. Grazie alla Nanofat il grasso in eccesso diventa un vero e proprio “concentrato” per la rigenerazione dei tessuti in quanto agisce non solo da riempitivo quanto da rivitalizzante biologico”.
“Inoltre, trattandosi di cellule provenienti dal proprio corpo, non ci sono rischi di complicanze da rigetto. Il prelievo di grasso autologo avviene in modo non traumatico, tramite sottilissime cannule di pochi millimetri di diametro, in anestesia locale. La sopravvivenza delle cellule impiantate è garantita dalla vascolarizzazione proveniente dai tessuti circostanti e perdura nel tempo”.
“Dopo la seduta può presentarsi una lieve ecchimosi accompagnata da un leggero gonfiore. Può durare come un livido normale, in base al tempo di riassorbimento che ognuno ha generalmente. A livello di eventuali complicanze, possono risultare delle superfici leggermente irregolari o formarsi degli addensamenti che si possono rimuovere attraverso vari sistemi sia fisici che chimici sciogliendo il grasso che ha creato l’irregolarità sottostante”.
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